“Sull’ambiente come sui vitalizi la politica è sempre in ritardo”

Stefano Deliperi, presidente del Grig (Gruppo di intervento giuridico) prende posizione sul caso delle pensioni d’oro: “Sono un privilegio da cancellare subito”

Trecento e 17 vitalizi sulle spalle dei sardi, in soldoni 17,78 milioni che se ne vanno ogni anno. Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di intervento giuridico (Grig), parte da un parallelismo per lanciare una sfida: «Come sull’ambiente, tema che noi affrontiamo nel totale menefreghismo della classe dirigente sarda, anche sulle pensioni d’oro la politica dimostra di essere sempre in ritardo». Deliperi dice: «Se consiglieri regionali e parlamentari sono davvero interessati a pareggiare i conti con la società civile, come vanno ripetendo in questi giorni, firmino la rinuncia ai vitalizi. Bastano cinque minuti del loro tempo».

Presidente, come l’ha presa questa storia delle rendite politiche?

«Come la gran parte dei sardi: i cosiddetti onorevoli hanno superato il limite. Ma il vero dramma è che non se ne rendono conto. Sono chiusi nei Palazzi, distanti dalla realtà. Quello che un tempo era considerato appunto un onore, cioè occupare uno scranno nelle massime istituzioni, si è trasformato in una difesa a oltranza dei privilegi».

Lei conosce bene il metodo della politica per via delle sue battaglie ambientaliste.

«Il copione si è ripetuto identico. Non c’è programma elettorale o intervento a un’assemblea pubblica, dove i rappresentanti delle istituzioni non richiamino valori come la salvaguardia del paesaggio o la necessità di fare sistema per garantire maggiori tutele. Sui vitalizi stiamo assistendo alle migliori dichiarazioni d’intenti. Ma senza neanche scavare tanto dentro quelle parole, si tratta di affermazioni inutili e fuori tempo massimo. Per non parlare degli irritanti distinguo, maldestri tentativi di salvarsi in corner, di tirarsi fuori dalla mischia. Finora non ce n’è stato uno che abbia concretamente fatto qualcosa».

Cosa propone?

«Un atto facilissimo: ciascun ex consigliere regionale, o i loro eredi per le pensioni di reversibilità, si presentino negli uffici di via Roma e firmino una rinuncia volontaria al vitalizio. Così sono superati tutti gli ostacoli di natura giuridica».

Ostacoli sollevati sotto la forma dei diritti acquisiti.

«La difesa a oltranza delle pensioni d’oro, questo continuo sentire vorrei ma non posso, è il peggior spettacolo che si possa regalare ai sardi davvero affamati. Mi riferisco per esempio alle considerazioni fatte sul tema dagli ex consiglieri Barranu e Pubusa, entrambi beneficiari di un vitalizio, entrambi arroccati su posizioni che mal si conciliano con la reale possibilità di fare un passo indietro».

L’ex governatore Cappellacci ha scritto su Twitter che le baby pensioni gli fanno ribrezzo.

«Detto da lui, vuol dire che si sono raggiunti livelli di oscenità straordinari. Mi appello anche all’eterno Felicetto Contu, il quale ha dimostrato di non sapere nemmeno quanto prende. Ha dichiarato un vitalizio da 3mila euro, invece il suo supera i 4mila. Probabilmente si tratta di una goccia nella sua professione da notaio. Benissimo. Da decano uscente dell’Aula, dia il buon esempio e sottoscriva la prima rinuncia alla pensione d’oro».

Lei non crede nei diritti acquisiti?

«Non è che io non ci credo. È che il principio costituzionale della ragionevolezza, richiamata dalla sentenza 446 della Corte Costituzionale, ci impone esattamente di tagliare le rendite. La riforma Fornero ha cambiato le regole del sistema pensionistico obbligatorio per tutti i cittadini, imponendo norme più restrittive. Non vedo per quale ragione i politici debbano essere una minoranza privilegiata. Non è un buon motivo il fatto che le leggi le scrivano e le approvino facciano loro stessi».

Grig allargherà il proprio impegno al caso dei vitalizi?

«Siamo pronti a dare il nostro contributo, se necessario. Ma non nascondo di essere pessimista sui risultati: lo dimostra il nuovo bando di gara per la diga di Monte Nieddu-Is Canargius, tra Sarroch, Villa San Pietro e Pula. I lavori riprenderanno, e vuol dire un’altra vagonata di milioni che si sommerà a quelli già sprecati. Per non parlare dell’enorme quantità di bosco che dovrà essere sacrificata. Si aggiunga il contenzioso esistente, pari a 60 milioni, aperto dagli spagnoli dall’associazione temporanea d’impresa che aveva vinto il precedente appalto. La politica farà come se nulla fosse, ancora una volta».

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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