“Padre ‘orco’? Ci siamo inventati tutto”. Fine di un incubo per un 46enne sardo

“Quello che io e mio fratello avevamo detto su mio padre erano invenzioni dettate da mia madre che lo voleva allontanare”: è una ritrattazione a distanza di anni quella di due ragazzi di 21 e 24 anni, Michele e Gabriele, figli di un 46enne sardo, condannato in via definitiva a nove anni e due mesi di carcere per abusi sessuali proprio sui due figli. Si tratta di una vicenda consumatasi tra la Sardegna, terra d’origine della famiglia, e Brescia, dove padre, madre e i due figli si erano trasferiti, dove hanno abitato per anni e dove sono state depositate le prime denunce nei confronti del genitore.

Fatti avvenuti “nell’ambito di una separazione coniugale ed in particolare segnati da un’accesa conflittualità tra genitori ed un’aspra battaglia per l’affidamento dei figli” scrivono i giudici del tribunale di Oristano che hanno condannato il padre 46enne, oggi rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sassari. Michele e Gabriele all’epoca dei fatti avevano 9 e 12 anni.

”Le indagini mediche non potevano dare certezza sull’abuso” hanno scritto tre periti nominati nel tempo dai tribunali di Brescia e Oristano. Nel primo processo gli imputati erano sette; il padre dei due giovani e sei parenti paterni. Questi ultimi assolti per non aver commesso il fatto.

”Agli atti ci sono solo le dichiarazioni di due bambini e nessun’altra prova contro mio padre. Nessuno ci ha mai chiesto di raccontare la nostra verità” racconta oggi il figlio più grande, Gabriele che, come il fratello, ha alle spalle diversi anni passati in alcune comunità del Bresciano. Proprio uscendo da una comunità nel 2009 lasciò agli educatori un memoriale della sua vita dove spiegò che le accuse mosse nei confronti del padre erano state invenzioni.

“Per togliere di mezzo papà, mia madre ha cominciato ad imbottirci di menzogne, cose che non erano reali, cose che mio padre non ha mai fatto e non farebbe mai”: è uno dei passaggi delle 42 pagine di memoriale. In quell’anno era in corso il processo in Appello del genitore, ma nessun educatore portò all’attenzione il diario di Gabriele che ora è stato invece allegato alla richiesta di revisione del processo presentata alla corte d’Appello di Roma dal legale del padre condannato, l’avvocato Massimiliano Battagliola. “La clamorosa ritrattazione a distanza di anni equivale ad una nuova prova e anche il memoriale che abbiamo ritrovato è un elemento assolutamente nuovo” spiega l’avvocato bresciano, che mercoledì incontrerà nel carcere di Sassari l’uomo condannato per abusi sui figli e che ora spera di poter riscrivere la sua storia giudiziaria.

 

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