Omicidio Dore, per Rocca difesa chiede assoluzione: “Non è un assassino”

Due ore e mezzo di arringa per minare la credibilità del supertestimone, demolire il movente, elencare le falle dell’accusa contro Francesco Rocca, il dentista di Gavoi alla sbarra in Corte D’Assise a Nuoro come mandante dell’omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto nell’abitazione della coppia nel 2008.

A parlare in aula, l’avvocato difensore Angelo Manconi che ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito. “Stefano Lai (il supertestimone, ndr) e il padre si sono prestati a fare la spia – ha argomentato il legale – che nella cultura sarda significa essere messi ai margini della società, perché Stefano è coinvolto nell’omicidio e bisogna salvarlo da una condanna”. Era stato Stefano a confidare agli inquirenti di aver raccolto la confessione dell’amico Pierpaolo Contu, condannato come esecutore materiale del delitto, secondo il quale l’omicidio gli era stato commissionato da Rocca. Secondo l’accusa, che ieri ha chiesto l’ergastolo per il dentista, l’uomo avrebbe ordinato l’assassinio della moglie perché voleva rifarsi una vita con l’amante e una separazione gli sarebbe costata cara
economicamente.

“Chi ha ucciso la povera Dina – ha sottolineato l’avvocato Manconi – non aveva un mandato omicidiario, chi era lì quella sera o era un pazzo oppure era lì per compiere un sequestro di persona. Chi vuole uccidere non va sulla scena del delitto senza un’arma e non sta dentro una casa di paese per quasi mezz’ora nel tentativo di avvolgere con lo scotch la donna per poi metterla dentro il bagaglio”. Sul movente dell’omicidio, ricostruito in parte dagli sms inviati da Rocca all’amante Anna Guiso (“Dina ha fatto la fine che doveva fare“), il difensore è stato chiaro: “Sì è vero, Rocca ha detto quelle frasi, ma chiunque può capire che un uomo che ha appena perso la moglie
per un delitto è una persona debole e in quel momento cerca di conquistare l’amante. Sono frasi che non hanno alcuna giustificazione ma Rocca non è un’assassino. In questo processo – ha concluso il legale – non è stata provata la sua colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio, per questo chiedo che Francesco Rocca venga assolto”.

Il processo riprenderà domani con l’arringa di Mario Lai, altro difensore dell’imputato, nel pomeriggio sono previste le repliche, poi la corte si ritirerà in camera di consiglio: la sentenza è attesa prima di Pasqua.

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