Omicidi Orune e Nule, il teste: “Cellulari imputati muti il giorno del delitto”

I cellulari dei cugini Paolo Enrico Pinna e Alberto Cubeddu la mattina dell’8 maggio 2015 (quando a Orune è stato ucciso lo studente Gianluca Monni, ndr) agganciavano le celle telefoniche dei loro rispettivi paesi, Nule e Ozieri. I loro cellulari sono rimasti a casa. Hanno cominciato a rigenerare traffico nel primo pomeriggio”. Così, nell’aula della Corte d’Assise di Nuoro, il maresciallo del Nucleo investigativo Graziano Marras, che ha condotto una parte delle indagini sull’omicidio di Gianluca Monni e del 29enne di Nule Stefano Masala, avvenuti tra il 7 e l’8 maggio 2015. Chiamato come teste dal pm Andrea Vacca, il suo racconto rafforza la tesi dell’accusa: l’imputato Alberto Cubeddu, 21 anni di Ozieri – oggi assente in aula – e il suo presunto complice, il cugino Paolo Enrico Pinna – già condannato a 20 anni – avrebbero preparato il delitto nei minimi dettagli, lasciando di proposito i telefonini a casa per non essere rintracciati dalle celle nel perimetro di Orune.

Due omicidi commessi, secondo la Procura, per lavare l’onta di Paolo Enrico Pinna, disarmato e picchiato a Orune, durante la festa di Cortes Apertas del 13 dicembre 2014, per aver importunato la ragazza di Gianluca Monni. Oltre al maresciallo Marras, ha desposto anche l’ingegner Francesco Poletti, esperto informatico: entrambi i testi hanno illustrato i contenuti delle intercettazioni telefoniche che puntano ad incastrare Cubeddu. Nei giorni precedenti l’omicidio, risultano una serie di messaggi su whatsApp in cui Pinna chiede al cugino di aggiustare la moto, utile poi allo stesso Pinna per fare rientro a Nule la mattina dell’8 maggio, dopo il delitto. Il militare ha anche cercato di dimostrare la complicità tra i due. Il 4 gennaio 2016, giorno del 18esimo compleanno di Paolo Enrico Pinna, quest’ultimo gli invia una foto del funerale di Monni su whatsApp. “Ma sono cose da mandare?”, si schermisce Cubeddu. Pinna prosegue: “Chi è quella con quel coso in mano, è la ragazza?”. “No è la mamma”, risponde Cubeddu. Il processo è stato aggiornato al 5 ottobre con altri testi del pm.

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