Marcia della pace a Carbonia, fervono i preparativi per mercoledì 30

Fervono gli ultimi preparativi di una macchina che non ha rallentato nemmeno nei giorni di Natale, per organizzare la 29/a Marcia della Pace promossa dalla Diocesi di Ales-Terralba e dalla delegazione Caritas Sardegna che si svolgerà a Carbonia il 30 dicembre (con partenza alle 15). Al comitato organizzatore, composto da oltre 40 fra associazioni di categoria, confederazioni e organizzazioni sindacali e il mondo del volontariato sardo stanno giungendo ancora adesioni di gruppi spontanei che mercoledì prossimo sfileranno dalla Grande Miniera di Serbariu fino a piazza Roma a Carbonia.

Ospite-testimone della Marcia sarà monsignor Giancarlo Maria Bregantini, vescovo metropolita di Campobasso già vescovo di Locri e minacciato di morte della ‘ndrangheta per la sua attività a sostegno della legalità nel territorio calabro ad alto tasso di criminalità organizzata, che terrà il discorso conclusivo dopo le testimonianze dei lavoratori, dell’Alleanza contro le povertà, del volontariato, della Caritas e dei giovani. Ed i giovani saranno protagonisti della mattinata di mercoledì quando parteciperanno a tre workshop in cui saranno dibattuti i temi guida della marcia di quest’anno che sono Lavoro, Povertà e Ambiente, condizioni che impediscono, così come relazionato dagli organizzatori, il compimento della pace in Sardegna. Lo slogan della Marcia ricalca il tema del messaggio di Papa Francesco per la 49/a Giornata mondiale della Pace “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”, del 1 gennaio 2016, messaggio reso pubblico nei giorni scorsi e inviato a tutti i potenti della terra in cui l’incipit è quello che il Santo Padre chiama “Globalizzazione dell’indifferenza”, un atteggiamento, quello dell’indifferenza, pericoloso e che mette a rischio la pace nel mondo. “La scelta di Carbonia non è casuale – ha dichiarato don Angelo Pittau promotore fin dal 1987 della Marcia della Pace di fine anno – perché la città mineraria prima significava “lavoro e benessere” per tantissima gente, oggi, invece, è l’emblema del “non lavoro”, della disoccupazione, della devastazione del territorio, della povertà”.

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