Golf e cemento sul litorale di Torregrande? Gli ambientalisti dicono no

Un complesso turistico da 134mila metri quadri, un campo da golf a 18 buche e 100mila metri cubi di nuove volumetrie per la realizzazione di due alberghi e 77 unità immobiliari. In tutto, 31 milioni di euro di investimenti. Sono i numeri del progetto della Ivi Petrolifera per il litorale di Torregrande, una sorta di Forte Village della costa ovest che divide Oristano. Avvallato dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Guido Tendas (Pd) con la modifica al Piano urbanistico dell’ottobre scorso, il nuovo complesso turistico incontra invece l’opposizione di un comitato composto da partiti (tra gli altri ProgRes e M5S), associazioni (Gruppo d’intervento giuridico, Wwf) e singoli cittadini che ieri si è riunito per fare il punto della situazione. E i problemi, tra la privatizzazione della pineta di Torregrande e bombe ecologiche dimenticate ma pronte a esplodere, sembrano esserci tutti.

Ospite a sorpresa dell’affollato incontro il sindaco Tendas, che “difende l’operato dell’amministrazione, ma promette nuove verifiche da parte degli uffici comunali sulle modifiche apportate allo strumento urbanistico”. Intanto, l’avvocato del comitato Alberto Appeddu annuncia il ricorso al Tar

“A far discutere è innanzitutto la variante del Puc, approvata nonostante la mancanza della Valutazione ambientale strategica, necessaria per legge”, spiega Stefano Deliperi del Gruppo d’intervento giuridico. Con quella variante la Ivi Petrolifera ha ottenuto lo spostamento delle volumetrie, un pezzo della pineta comunale e una sessantina di ettari dal Consorzio di Bonifica ceduti in concessione. In cambio, la società verserà un milione e 200 mila euro alle casse comunali da pagare in dieci anni e costruirà un nuovo depuratore per Torregrande.

Da qui il ricorso al Ministero dell’Ambiente, che a inizio febbraio ha dato ragione all’associazione ecologista e alle circa 80 osservazioni redatte dalla cittadinanza contro il procedimento licenziato dal consiglio comunale. “Occorre dunque che il Comune prenda atto dell’illegittimità del procedimento e provveda al suo annullamento in via di autotutela”, conclude Deliperi.

Insomma, ci vuole la Vas, anche perché bisogna capire se il progetto della Ivi Petrolifera sia compatibile con il vincolo paesaggistico che insiste su tutto il litorale di Torregrande e quelli di conservazione integrale per la fascia dei 300 metri dalla battigia marina. La variante al Puc non è comunque l’unica concessione fatta dalle amministrazioni comunali di Oristano alla Ivi Petrolifera: già il commissario prefettizio Antonio Ghiani subentrato al posto di Angela Nonnis (ex sindaco di Oristano, predecessore di Tendas prima di essere nominata assessore regionale ai Lavori Pubblici da Ugo Cappellacci)  aveva dato il via libera ai piani della società grossista nel mercato dei gasoli agricoli e per il riscaldamento.

“Per l’attribuzione di un’area in cui il Puc prevede la costruzione di villette residenziali, il Comune avrebbe dovuto indire una gara d’appalto pubblica”, precisa l’ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica del Comune di Oristano Piero Spiga, passato dagli impegni istituzionali alle fila del comitato. E aggiunge: “Il nostro non è un no a prescindere, siamo per un turismo sostenibile, nel rispetto delle regole e dell’ambiente”.

Ma i problemi comunque non finiscono qui. Grande preoccupazione desta infatti l’inquinamento dell’area dell’ex Sipsa (società acquisita per incorporazione dalla Ivi Petrolifera), che dovrebbe ospitare la maggior parte delle nuove volumetrie. In passato, l’area ha infatti ospitato una raffineria prima e un bruciatore per rifiuti speciali provenienti da mezza Italia poi. Oggi la società assicura di aver già iniziato i lavori di bonifica, che prevede di completare nell’arco di due anni. “Ma finora gli interventi sono stati minimi”, attacca Andrea Atzori del Meet Up 5 Stelle di Oristano.

“Certo, è curioso che a fare indagini su quantità e qualità dell’inquinamento sia stato proprio l’inquinatore, che ha quantificato l’area interessata da bonifiche in appena 5 ettari”, denuncia l’ex assessore Spiga. E aggiunge:“Per vederci chiaro il comune avrebbe dovuto sporgere denuncia e obbligare la società a risanare l’area. Basti pensare che è stato proprio un geologo incaricato dall’Ivi petrolifera a dire che il rischio d’inquinamento della falda acquifera è più che concreto”, rivela Spiga. “E l’Arpas dove è stata per dieci anni?”, si domanda Atzori.

Piero Loi

(immagine da https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com

 

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