Gli utili in Svizzera, i passivi nel Sulcis. Evasione da 120 milioni contestata alla Glencore

Un’evasione fiscale da oltre 120 milioni di euro perpetrata da una “società operante nel settore della metallurgia, leader in Italia nella produzione di piombo e zinco”, è stata scoperta dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma. La società, “con stabilimenti produttivi nel bacino del Sulcis-Iglesiente” appartienea un gruppo internazionale la cui holding ha sede in Svizzera”. Così la nota della Guardia di Finanza. Che non indica nomi. Ma traccia l’identikit della Glencore, la società che controlla la Portovesme Srl. Nei mesi scorsi la multinazionale si era mostrata interessata all’eventuale acquisto dell’ex Alcoa, ormai chiusa dallo scorso novembre.

Negli ultimi anni, secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle,  ha creato un passivo apparente. In sostanza, acquistava materie prime dalla società-madre svizzera a un prezzo eccessivamente elevato, tale da non consentire la maturazione di un risultato economico positivo che rispecchiasse le reali funzioni svolte e i rischi assunti in Italia e in Sardegna.

A incuriosire la Finanza è stato il fatto che la società, sin dalle sue origini non aveva mai dichiarato utili ma solo ingenti perdite fiscali, situazione ritenuta anomala in ragione dell’importante ruolo assunto a livello internazionale e degli utili registrati, invece, dal gruppo elvetico di appartenenza. In base ad uno studio di benchmark, sono stati pertanto rideterminati i prezzi degli acquisti di materie prime effettuati dalla società svizzera, risultati di gran lunga superiori a quelli di libero mercato.

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