C’è un pezzo di Sardegna nel trasferimento della Costa Concordia dall’isola del Giglio verso il porto di Genova. L’Università di Cagliari sta misurando, con tecniche innovative cosiddette di campionamento passivo (cioè utilizzando speciali apparecchiature), le eventuali dispersioni di sostanze chimiche rilasciate in mare dal relitto della nave. Il progetto, coordinato dal professor Marco Schintu del Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Clinica e Molecolare, rientra nell’ambito delle attività di monitoraggio legate al naufragio e al recupero della Costa Concordia condotte dal 2012 in collaborazione con Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Gli strumenti utilizzati per i rilevamenti sono stati posizionati sia a poppa della Concordia che nella barca a vela dell’Osservatorio Cetacei che precede il convoglio e saranno ritirati prima dell’ingresso della nave nel porto di Genova. È la prima volta che queste tecniche di monitoraggio vengono utilizzate per misurare la concentrazione di sostanze pericolose rilasciate in mare da una nave lungo la rotta.
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