Centro permanenza migranti a Macomer, Spanu: “Allarmismo infondato”

“Si sta diffondendo un ingiustificato allarmismo sul Centro di permanenza per i rimpatri a Macomer. Le affermazioni che enfatizzano i rischi per la sicurezza per la comunità non corrispondono a verità”. Lo afferma l’assessore regionale degli Affari Generali Filippo Spanu. “Abbiamo il dovere di informare correttamente i cittadini e per questo sono pronto a parlare e confrontarmi con la comunità di Macomer – osserva Spanu – come sta già facendo l’amministrazione comunale. Dobbiamo avere la condivisione del territorio e far capire a tutti i sardi che il Cpr è utile per l’intera regione come forte strumento di dissuasione per limitare i flussi in arrivo dall’Algeria”.

Spanu ricorda che “sul Centro di Permanenza per i rimpatri il Ministero dell’Interno, l’ultima volta lunedì scorso a Cagliari attraverso il Capo Dipartimento delle Libertà Civili e l’Immigrazione Gerarda Pantalone, ha offerto garanzie su diversi punti: sarà una struttura di detenzione amministrativa, pur nel rispetto del valore profondo della dignità delle persone, e pertanto gli ospiti non potranno girare liberamente all’esterno. E’ certo che sarà destinata in via prioritaria a coloro che arrivano in Sardegna dall’Algeria con gli sbarchi diretti. Sono giunte inoltre precise garanzie sul coinvolgimento degli operatori locali nelle attività di assistenza e servizio e sulla sicurezza con il rafforzamento di contingenti polizia nei territori di sbarco e del Cpr. Non ci sarà poi alcuna sovrapposizione con altre forme di accoglienza legate al modello dei centri di accoglienza straordinaria”. “Vorrei sottolineare – conclude Spanu – che, su esplicita richiesta del presidente Pigliaru, il Governo è impegnato in una costante interlocuzione con le autorità algerine per contrastare il preoccupante movimento migratorio dal paese del Maghreb verso la Sardegna e che la Giunta ha dato la sua disponibilità a dare impulso a progetti di cooperazione con l’Algeria nel solco di iniziative già avviate in Tunisia e Senegal per contribuire a creare nei paesi da cui i migranti partono migliori condizioni di sviluppo”.

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