Cagliari, la denuncia di due disabili sotto sfratto: “Rischiamo di finire in strada”

Due disabili cagliaritane rischiano di finire sulla strada se non si troverà con urgenza una soluzione: le donne, 45 anni, una disabilità grave sulle spalle, hanno ricevuto la notifica di sfratto dal proprietario dell’immobile dove vivono e ora non hanno nessun posto dove andare.

O meglio, qualcosa ci sarebbe: Federica, depressa cronica, aspetta una casa del Comune di Cagliari tra gli alloggi Erp; Amedea, epilettica, attende tra quelli regionali di Area. Peccato che le case non arrivino: intoppi burocratici, come ci hanno raccontato le due coinquiline accomunate, oltre che dall’affitto, da un triste destino di malattia e sofferenza.

“Dall’età di 29 anni sono stata costretta a vivere lontano da casa per una grave epilessia che i miei familiari non potevano gestire – precisa Amedea. Sono stata in una casa famiglia per quattro anni, fino al 2004, poi mi hanno dimesso. Il problema è che mi hanno fatto andar via senza pensare che non avevo un posto dove stare, così ho dovuto prendere una stanza in affitto”.

È a questo punto della storia che Amedea incontra Federica: insieme dividono un appartamento in via Trincea dei Razzi, nel quartiere di San Michele: “Paghiamo l’affitto ma la casa è fatiscente e senza riscaldamento. Sono già intervenuti i vigili e hanno constatato che i muri stanno cadendo a pezzi, è successo anche in questi giorni”. Il proprietario ha così deciso di ristrutturare l’immobile, ecco perché la notifica di sfratto alle due inquiline. “Ora non sappiamo dove andare – dice Federica – è una situazione assurda perché io sono già da dieci anni nelle graduatorie del comune per un alloggio”.

Nella lista approvata lo scorso giugno la donna risulta decima con un punteggio di otto punti: le spetta una delle case dell’Erp, l’Edilizia Residenziale Pubblica di Cagliari, tra gli alloggi definiti “privi degli standard abitativi secondo la L.R. 13/1989”, ovvero più piccoli di 45 metri quadri, chiamati anche ‘case-parcheggio’. “Qualche mese fa mi hanno proposto una casa in via Timavo, una sistemazione pericolosa e fatiscente, assicurandomi che mi avrebbero trovato qualcosa di più idoneo, e sono ancora in attesa. Nel frattempo mi sto pure curando per un tumore, sono stata operata qualche giorno fa. La mia invalidità è totale, trovo vergognoso che mi costringano a pagare un affitto quando mi spetterebbe una sistemazione comunale. Ho ricevuto tante promesse, ora non mi fido più di nessuno”.

Anche Amedea, oltre all’epilessia, ha parecchi problemi di salute: “Ormai le crisi arrivano ogni due giorni e i barbiturici non mi fanno più effetto. Inoltre da tempo mi è stato diagnosticato un gozzo multinodulare con massa fibrocistica diffusa tra collo e seno, prima prendevo un assegno di accompagnamento ma da oltre un anno i medici dell’Inps hanno deciso che non ne avevo più bisogno, mi sono dovuta rivolgere a un avvocato per chiedere i danni sulla persona. Anche io come Federica sono in lista per un alloggio, ma sembra che gli uffici non comunichino tra di loro e la casa non arriva, ora la prospettiva è quella di finire in mezzo a una strada”.

Una questione di dignità, dicono in coro le due donne: “Non ci è permesso avere la casa che ci spetta di diritto, una sistemazione adatta ai nostri problemi di salute e che rispetti la nostra dignità: il Comune ha tanti alloggi popolari vuoti e allo stesso tempo sta investendo molti soldi per restauri e lavori, com’è possibile che non si trovi una soluzione per noi?”

Francesca Mulas

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