Il Food Sharing contro gli sprechi alimentari, su Facebook l’iniziativa di una giovane cagliaritana

Forse il termine food sharing a molti non dice niente ma certe situazioni sono fin troppo familiari. Quante volte si parte in vacanza lasciando un frigo pieno di alimenti che al rientro saranno scaduti? Quante volte capita di acquistare un prodotto che non risponde alle aspettative dei nostri gusti? Tante, troppe. Ogni giorno buttiamo nella spazzatura cibo ancora commestibile, confezioni non terminate, roba buona insomma. Per la precisione, stando alle statistiche ufficiali, sono cinque milioni di tonnellate all’anno solo in Italia. La cifra è allarmante e in tempi di crisi economica stride fortemente con la necessità di risparmio e attenzione che tutti dovremmo mettere nel nostro quotidiano.

Contro questa tendenza spaventosa ecco una soluzione semplice semplice: condividere il cibo che non vogliamo più con chi potrebbe utilizzarlo. Si chiama Foodsharing, appena due giorni fa è nato nell’isola il primo gruppo virtuale che mette le persone in rete per evitare gli sprechi. A dar vita all’iniziativa è Julia Arena, ventitre anni, cagliaritana con esperienza in Germania, terra molto attenta a consumi, sprechi ed all’impatto ambientale. “È un progetto che mi piacerebbe diffondere il più possibile – spiega Julia – perché lo spreco alimentare è uno dei più grandi crimini dei nostri tempi“. La giovane, che dopo una laurea in lingue lavora come traduttrice, interprete e tutor linguistica, ne è convinta. “Al momento ho preso un anno sabbatico per concentrarmi sulla scrittura e su progetti interessanti come il food sharing. L’anno prossimo andrò in Inghilterra o tornerò in Germania per il master”.

In pratica come funziona? “Dopo l’iscrizione al gruppo Foodsharing Cagliari su Facebook si può utilizzare la bacheca per offrire il cibo che non sappiamo come utilizzare e non vogliamo sprecare. In soli due giorni si sono iscritte quattrocento persone che hanno utilizzato lo spazio per scambiare alimenti vari come té, uova, biscotti e surgelati”.
Questa buona pratica garantisce un notevole risparmio ma soprattutto è un passo importante per quanto riguarda la presa di coscienza dei bisogni collettivi, della necessità di essere solidali con chi ne ha bisogno anche con piccoli gesti. “Produci frutta e verdura nel tuo orto e ti rendi conto che hai più di quello che puoi consumare? Parti lasciando un frigo pieno di cibo che al tuo rientro dovrai buttare? Posta foto, descrizione e indirizzo dei prodotti disponibili e qualcuno nel gruppo risponderà al tuo annuncio – invita la Arena – Proviamo nel nostro piccolo a fare la differenza”.

Appare chiaro che se un’idea semplice come questa prendesse piede al punto di diventare una consuetudine, così come lo sono stati l’introduzione della raccolta differenziata dei rifiuti e altri accorgimenti per proteggere l’ambiente, si otterrebbe un risultato importante. In termini economici ci sarebbe un risparmio evidente, una maggiore solidarietà, la capacità di valutare più attentamente i consumi e i reali bisogni, una diminuzione notevole della spazzatura. Se si pensa non solo alle nostre abitazioni private ma anche al coinvolgimento di locali, pub, ristoranti, supermercati la potenzialità dell’iniziativa assume proporzioni imponenti. Attualmente le norme igienico-sanitarie in vigore in Italia non consentono agli esercizi commerciali di regalare il cibo avanzato ma si può comunque iniziare con i privati e dare il buon esempio nel quotidiano, in attesa che possa diventare una buona pratica condivisa anche da ristoratori e commercianti.

Giacomo Pisano

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