Visita clandestina a Monte d’Accoddi. L’archeologo: “Sbagliato e pericoloso”

Uno dei siti archeologici più misteriosi e unici dell’isola è stato oggi al centro di una polemica per una “visita clandestina” organizzata da un centro sociale: l’appuntamento, promosso pubblicamente sul social network facebook, era in programma per domenica pomeriggio a Monte d’Accoddi, altare prenuragico vicino a Sassari, fuori dagli orari regolari di visita. Era stato organizzato con l’intento di protestare contro la chiusura del sito nel giorno domenicale e la generale scarsa attenzione della classe politica verso i beni culturali isolani: gli ideatori della manifestazione, il centro CSOA Pangea di Porto Torres,  avvisavano: “Visto che il sito è accessibile solo dal lunedì al sabato ci sarà da scavalcare il cancello di ingresso, pertanto vi consigliamo un abbigliamento comodo”.

Un’incursione illegale in piena regola e per di più pubblicizzata apertamente su internet proprio come “escursione clandestina”, ma le tante voci contrarie hanno portato gli organizzatori a un passo indietro: “La nostra iniziativa nasce dall’intenzione di andare a denunciare la mala gestione del patrimonio archeologico e monumentale di tutto il territorio sardo in generale, considerando le famose eccezioni che confermano, e di quello turritano nello specifico, assumendoci la responsabilità di forzare la legalità dove fosse necessario, per questioni logistiche o di comunicazione, convinti che davanti al degrado incommensurabile del Patrimonio sardo tutto lo sdegno sarebbe sufficiente per motivare qualunque forme di “presa di posizione illegal-legittima”.

Sulla nota, pubblicata sul profilo Facebook del CSOA Pangea, si legge ancora: “Invitiamo ad anticipare le sveglie alla mattina e proponiamo comunque la visita e le argomentazioni che si possono trovare e che vanno, per senso di responsabilità, cercate: sapere se esiste una discussione in proposito con l’Unesco; sapere quali forme vengono applicate dalla gestione del sito rispetto alla valorizzazione dello stesso; conoscere le condizioni di lavoro del personale.
Gli argomenti che insieme potremmo affrontare, insomma, non mancano, neppure rispetto ad uno dei pochi siti che abbiamo saputo gestiti con continuità. Anzi, avremo la possibilità di approfondire qualsiasi argomentazione o perplessità con il personale che lavora sul sito e questo è un importantissimo valore aggiunto”.

Sulla vicenda era intervenuto Marcello Madau, archeologo sassarese: “Mi spiace che un gruppo di giovani culturalmente vivace e impegnato come il CSOA Pangea – ha scritto in un post (qui la nota integrale) – affermi di voler realizzare un evento in un sito archeologico tutelato e vincolato come Monte d’Accoddi, in orari diversi da quelli consentiti affermando che verranno scavalcati i cancelli. Dal punto di vista giuridico, la violazione delle norme è evidente, e particolarmente delicata dal versante sociale: si tratta di norme prodotte per tutelare un bene archeologico; e gli orari sono quelli normali delle aree e del lavoro in esse attivo. Confido però che sia possibile non intervenire giuridicamente ma evitare preventivamente le modalità previste: credo anche istituzionalmente sia la Soprintendenza Archeologica che il Comune di Sassari, che ha in gestione il sito, dovrebbero dire qualcosa. Non fui d’accordo nell’idea, qualche anno messa in pratica da un altro gruppo, di andare in un nuraghe sequestrato dal petrolchimico: il disaccordo andò ben oltre al fatto giuridico, insistendo sull’assenza di valutazione preventiva delle condizioni di sicurezza, per la struttura stessa e per le persone. E certamente nel disaccordo, che è mio costume manifestare con franchezza, non minore alle persone che si stimano per tante ragioni, non sottovalutavo il senso sociale di denuncia del gesto. In questo caso la situazione è ben diversa, e vi è un errore grave, perché il passare dal sistema dei beni pubblici a quello dei beni comuni non si fa ridicolizzando le conquiste pubbliche che pur sempre sono rappresentate dalla tutela di un’area archeologica e dalla sua custodia, a cura non solo dello Stato ma anche del Comune, che su questo sito – al di là delle valutazioni sulla sua conduzione – costruiscono in ogni caso tutela e lavoro. Francamente mi pare un’azione privata senza alcuna caratteristica di ‘comune’, e – assieme ad altre – continui a promuovere l’idea sbagliata (e pericolosa) che i luoghi pubblici possano esse gestiti da squadre private al di fuori delle leggi (fatto ben diverso dalla gestione comune di un bene pubblico). Che sia possibile senza vigilanza, procedura sociale necessaria per proteggere i monumenti, andare sugli stessi, soprattutto se la vigilanza è esistente e con profili professionali adeguati. Scrivo queste righe con amarezza perché rivolte a gruppi che hanno manifestato in altre occasioni positive iniziative sociali. Vi è una grande battaglia sociale in corso per far crescere la dimensione di bene comune del nostro patrimonio, ma credo che questa iniziativa non vada in analoga direzione, che non qualifichi positivamente la vicenda spesso meritoria del CSOA Pangea. Spero in un ripensamento”.

Poche ore dopo i ragazzi del centro sociale ci hanno ripensato: escursione confermata, ma dentro gli orari di visita regolari.

Francesca Mulas

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share