A Sassari baby migranti sole nel palazzo fatiscente e senza porte

La misura della promiscuità è data da una proporzione numerica: su un centinaio di migranti trenta sono minori soli – e senza tutore –, di cui tre ragazze di 17 anni. Tra loro una sola donna adulta. Vivono a Sassari, nel Centro di accoglienza straordinaria di via Planargia, quartiere Monte Rosello: una palazzina visitata il 18 febbraio dalla delegazione della Campagna LasciateCIEntrare. Il report, stilato dai quattro attivisti, segue di pochi giorni quello su altri Cas del nord Sardegna in cui i richiedenti asilo di fatto sono “chiusi a chiave” (leggi qui). Ed è stato quindi impossibile parlare con loro e visitare le stanze in cui dormono e mangiano.

Diverso il caso del palazzo di via Planargia, un centro gestito dalla SDP Servizi Soc. Coop. Sociale a r.l.: i volontari hanno parlato con i migranti – e con i gestori -, hanno posto liberamente domande e sono stati accompagnati. Di fatto, scrivono nella dettagliata relazione la struttura è: “un vecchio palazzo fatiscente, che nonostante il degrado ha ricevuto l’agibilità in seguito a controllo dei vigili urbani”. Il palazzo è stato costruito negli anni Sessanta e la cooperativa l’ha acquistato. Tutte le porte degli ex appartamenti sono state tolte per creare delle stanze. Al piano terra le sale in comune: la zona mensa, e un ambulatorio in cui – due volte a settimana – i migranti possono essere visitati da un medico.

La promiscuità adulti/minori, la violazione dei diritti 

Il report ha prodotto subito una conseguenza: le tre ragazze nigeriane di 17 anni sono state infatti  trasferite in un altro centro idoneo. Secondo le normative europee e nazionali, recepite anche da una delibera regionale, i minori soli non accompagnati devono essere ospitati in strutture dedicate e non convivere con i migranti adulti. Per loro esistono dei percorsi di accoglienza diversificati. Eppure in Sardegna è una situazione che si ripete spesso, aggravata dal fatto – scrivono gli attivisti – che non c’è “un Garante per i Diritti dei minori”. Sullo scenario isolano scrivono: “La promiscuità è una prassi tollerata e accettata come se fosse cosa normale. Siamo di fronte ad una violazione costante e colpevole in tutta la Sardegna rispetto ai diritti dei minori, che necessitano di essere accolti in luoghi sicuri e protetti”. La privacy nel palazzo di Sassari non esiste, né nelle camere, né nei bagni: “Le porte delle stanze sono mal ridotte, in legno. Nessuna possiede serrature o chiavi”. E ancora: “I bagni non sono dotati di porte e sono organizzati in un ambiente unico dove ci sono sia le docce sia i water, senza alcun tipo di divisione”. In particolare la stanza delle minorenni è (anzi era) al primo piano. Così si legge: “La porta è aperta. Anche qui non vi sono chiavi”. A una delle migranti chiedono delle docce, questa la risposta: “È un teatro, tutti possono guardare. Anche quando vado alla toilette”. Si troova, infatti, di fronte, in mezzo a camere sempre con altri uomini adulti. Per gli attivisti della campagna LasciatCIEntrare: “Una violenza costante, inaccettabile”. E ancora sulle porte: “Riuscite a chiudere?”. “No, ma qui entra solo chi bussa”. Ma, riferiscono ancora: “Peccato che dopo pochi minuti entra spalancando la porta uno degli ospiti”.  Non solo promiscuità, ma scarsa sicurezza. Gli spazi sono talmente aperti e senza restrizioni che gli ospiti per timore dei furti portano con sé i loro oggetti. Non ci sono gli armadi e non è più offerto, come conferma il gestore del centro: “il servizio di custodia degli effetti personali degli ospiti, a causa di problemi occorsi in precedenza”.

Il cibo scarso, lo sballo da bevanda energetica

Il cibo, preparato da una ditta di catering, è considerato non sufficiente. Alcuni mostrano la razione della colazione: “In un bicchiere di plastica servono un po’ di latte e 5 biscotti per la colazione”. Per il pranzo: “Il pasto è servito in un piccolo piatto di plastica, con due cucchiaiate il riso è finito, le verdure sono un optional, la carne (di pollo) è disponibile soltanto il sabato e la domenica”. A ciò si aggiunge il consumo di bevande energetiche, così si legge nella relazione: “Una delle ragazze minorenni, B. è palesemente stordita da qualcos’altro, notiamo una lattina di Malto, una delle bevande energizzanti che vengono utilizzate per stordirsi, per dimenticare”.

Palazzo pericolante e sovraffollato

Muffa alle pareti, sfili elettrici scoperti, balconi pericolanti, odore di urina e feci nei bagni. All’ingresso, al loro arrivo, tutti intenti nelle pulizie. Anche alcuni migranti che indossano la divisa da inservienti. Il gestore spiega di averli con contratto part-time a tempo determinato. Lo spazio vitale a disposizione di ogni persona è di due metri quadrati, ci sono i termosifoni ma non tutti funzionano. Ma soprattutto le condizioni di sicurezza dell’intero palazzo appaiono precarie agli attivisti: “Il pavimento oscilla. Questo è un palazzo vecchio. Sarà sicuro?”, chiede loro un ospite.

Documenti assenti, in sei mesi nessuno ha formulato la richiesta d’asilo

Anche sul fronte delle procedure da avviare per la richiesta d’asilo sono evidenti le negligenze rilevate. Tutti i migranti “si lamentano di non possedere alcun documento, fatta eccezione per una carta di residenza della struttura, che non ha alcun valore giuridico, ovviamente”. Nessuno di loro, nonostante l’arrivo risalga a circa sei mesi fa, ha formalizzato a richiesta d’asilo. Di fatto: “Sono quindi privati di qualsiasi diritto e sono preoccupati anche quando escono dal centro”, non sanno che dire nel caso in cui venissero fermati. Non hanno nemmeno preparato l’intervista in Commissione, uno dei primi passi da affrontare. E non hanno nemmeno la Carta sanitaria. Il gestore riferisce che tutte le pratiche ammnistrative sull’emissione della carta d’identità e tessera sono rinviate per esser sicuri dei dati da inserire. La mediazione culturale – prevista dal bando d’accoglienza – non è garantita; esiste solo qualche traduzione sporadica, ma di certo non è la stessa cosa.

 La campagna LasciateCIEentrare

Nata nel 2011 la campagna LasciateCIEntrare è attiva in tutta Italia, l’intento iniziale era contrare una circolare del ministero dell’Interno che vietava l’accesso ai giornalisti nei centri per migranti. È sostenuta, tra le altre, dalle associazioni A Buon Diritto, Carta di Roma, Cgil Nazionale, Cittadinanzattiva, Fnsi e Odg, Antigone. Da allora decine di persone (giornalisti, politici, volontari e membri di associazioni) hanno visitato strutture governative e straordinarie, hotspost e centri di identificazione ed espulsione. A ottobre dello scorso anno il report completo sulle strutture attive in Sardegna (leggi qui). E nel 2015 anche SardiniaPost aveva partecipato alla campagna con la visita dentro il Cara di Elmas, ora chiuso (leggi qui il reportage).

Monia Melis

Foto dal report LasciateCIEentrare

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