Eureca! L’anteprima e il backstage: la periferia di Cagliari attraverso l’obiettivo di Winship e Georgiu

Chi passa in questi giorni per le strade di Is Mirrionis e San Michele noterà qualcosa di insolito. Una fotografa inglese, Vanessa Winship, armata di un grande banco ottico, e il suo compagno George Georgiu con al collo una reflex girano il quartiere alla ricerca di immagini, scorci, storie. Altri 60 giovani sono impegnati a raccontare gli stessi luoghi con foto, filmati e documenti sonori.

Si tratta dei protagonisti di Eureca! progetto di residenze d’artista e arte pubblica che ha preso il via in città mercoledì 26 marzo e si concluderà il 5 maggio. I fotografi Vanessa Winship e George Georgiu sono impegnati nel racconto per immagini dei quartieri, mentre i 60 giovani sono impegnati in tre workshop.

Ha preso il via anche un’altra fase del progetto: i contest sul social network Instagram, dedicati agli appassionati di immagini digitali. Per tre settimane si potrà partecipare al concorso pubblicando, con le etichette #eurecagliari e #cagliari2019, immagini di vita quotidiana dei due quartieri.
Prima #eurecaselfie (11-17 aprile) dedicato all’autoscatto nelle strade e piazze di Is Mirrionis e San Michele, poi #eurecastreet (18-24 aprile) e #eurecavintage (25-1 maggio), si conclude con #eurecalife (2-5 maggio). Le foto più interessanti e curiose saranno pubblicate sui social network dedicati e mostrate in una proiezione pubblica durante l’evento di chiusura del progetto.

Una lezione aperta con i fotografi George Georgiu e Vanessa Winship nell’Aula Magna “Motzo”, Facoltà di Studi Umanistici in via Trentino, Cagliari ha concluso il primo step del lavoro.

Samuele Pellecchia dell’Agenzia Prospekt, organizzatrice del progetto ne sintetizza le linee guida. «Si tratta di un percorso innovativo e coraggioso che mette a confronto tre livelli di fotografia: la visione di due professionisti di valore, una visione intermedia dei partecipanti ai Workshop e una fotografia diffusa come quella che affolla i social network realizzata con i fotocellulari. Un confronto fra tre livelli di percezione che dovrà produrre un racconto con tanti punti di vista all’interno di un’unica visione corale.»

Poi la parola passa ai due fotografi che hanno mostrato e commentato alcuni loro precedenti lavori sul Mar Nero, in Georgia, a Londra e negli Stati Uniti. Le loro modalità di racconto dei luoghi divergono nettamente. Il bianco e nero di Vanessa Winship traccia un diario di viaggio a tratti intenso, forte e desolato, altre volte intimo e delicato. Il colore di George Georgiu, sempre sfumato e dai tagli di luce mai contrastati restituisce un’immagine dei luoghi sempre attenta ed è la cornice per il racconto dei grandi cambiamenti politici e sociali in atto in tutto il mondo.

I due fotografi, raccontano le loro prime impressioni di lavoro nei due quartieri cagliaritani. «Facciamo fatica — dice Vanessa — a fotografare in certe ore della giornata perché le strade si svuotano. Ad esempio, pur essendo massiccia la presenza di studenti non ci sono, per loro, luoghi di aggregazione come locali e bar. Dopo le tredici tutti si rinchiudono in casa e questa abitudine, per noi nuova, è una difficoltà».

«Siamo stati accolti — dice George Georgiu — con una certa diffidenza. Si tratta di quartieri difficili e le persone sono molto riservate. Tendono, come in molte periferie del mondo ad isolarsi. Ma a differenza delle periferie di Londra, dove la gente non conosce nemmeno gli inquilini del proprio condominio, qui si nota un grande senso di “comunità”».

George ha proiettato in anteprima alcune immagini del suo lavoro (per quelle di Vanessa, che lavora con la pellicola, bisognerà attendere): «Ora che siamo una presenza quotidiana la gente comincia ad accettarci. Ho concentrato il mio lavoro su luoghi come il mercato e la chiesa, dove la discesa di una folla di persone dalla scalinata mi ha permesso di rappresentare la metafora un quartiere dove è evidente la convivenza, a volte difficile, di vari strati sociali. Poi il cimitero e l’ospedale che per me è l’immagine simbolica di un quartiere “ferito”. Infine i fiori e le piante che sono più belli ed abbondanti proprio nei luoghi più poveri e meno attraenti. Un bisogno comune e sentito di abbellire e dare dignità ai propri spazi abitativi degradati».

In attesa della presentazione delle immagini e dell’atteso confronto fra i tre livelli di visione pubblichiamo alcune foto del backstage. Non si può che accogliere con favore questo progetto eureca! che cerca di costruire una narrazione per immagini con sguardo esterno e nuovo di due fotografi stranieri da una parte, e il punto di vista, tutto interno, dei cittadini dall’altra.

Un progetto di arte pubblica che mira alla partecipazione dei Cagliaritani per una città che oggi, con la candidatura a Capitale Europea della Cultura, vuole svelarsi davanti al panorama culturale internazionale.

 Enrico Pinna

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