Scafisti sempre più baby e nel Sulcis aumentano gli sbarchi di ragazzini

Affrontano il viaggio della speranza da soli, senza nessun accompagnatore o familiare, sono giovani o giovanissimi, non hanno nulla da perdere, non hanno paura di finire in carcere, sanno che proprio per la loro età rimarranno poco in cella una volta arrivati in Italia e arrestati. Anche quando rispondo alla polizia sembrano indolenti e senza timori. È l’identikit dei nuovi scafisti, giovani migranti, anche di 14-15 anni,  provenienti dall’Africa subsahariana (Senegal, Gambia, Guinea), che decidono di mettersi al timone di gommoni e imbarcazioni di fortuna con a bordo centinaia di profughi, rischiando la propria vita e quella degli altri.

Le proposte di trafficanti di uomini

Le organizzazioni sembrano aver cambiato strategia: meno rischi per i propri uomini e un guadagno ancora maggiori, proprio per questa ragione cercano i baby scafisti. Una volta raggiunto il porto di partenza in Libia, i ragazzini vengono avvicinati dagli appartenenti alle organizzazioni criminali che si occupano di pianificare la traversata. Ma spesso sono loro stessi a cercare i trafficanti per essere ‘ingaggiati’. Quasi mai hanno i soldi per pagare il “passaggio”, quindi si accordano per guidare le imbarcazioni in cambio del viaggio e di qualche euro da tenere in tasca una volta arrivati in Italia. Altre volte ottengono uno sconto sul prezzo, occupandosi solamente di tenere la rotta con il navigatore satellitare. “Sono senza denaro e spesso senza famiglia anche in patria – spiega il dirigente della squadra mobile di Cagliari, Alfredo Fabbrocini – ed è su questi elementi che le organizzazioni fanno leva per ottenere la loro collaborazione in cambio del viaggio verso l’Europa. A volte i minorenni aiutano i più grandi che stanno al timone, tenendo la rotta. Ma abbiamo avuto casi in cui erano i più giovani a gestire tutto il viaggio in mare”. Diversamente i maggiorenni oltre ad ottenere il passaggio gratuito per le coste europee, ricevono somme di denaro da inviare ai familiari.

Gli scafisti arrestati

Sabato notte la squadra mobile di Cagliari e il Nucleo operativo aeronavale della Guardia di finanza hanno arrestato 13 presunti scafisti, tra cui sette minorenni, che hanno condotto le sette imbarcazioni soccorse dalla Guardia costiera Nazionale con a bordo 931 migranti sbarcati in Sardegna. Tra i minorenni, uno era al timone dell’imbarcazione in cui sono morti tre profughi. A luglio sempre la Mobile di Cagliari aveva arrestato altri cinque presunti scafisti, egiziani, individuati tra i 291 profughi sbarcati nel capoluogo sardo dalla nave militare olandese Van Amstel. Tre erano minorenni e uno di loro era considerato il capo: un personaggio senza scrupoli che aveva anche tormentato e vessato i migranti insieme agli altri scafisti durante la traversata. Nei due casi ad inchiodare i presunti scafisti sono state le testimonianze degli altri profughi. Sabato notte uno dei migranti, un giovane, ha collaborato con gli investigatori non solo con la sua testimonianza. Ha anche fatto opera di persuasione nei confronti di altri profughi. Conoscendo inglese e francese e numerosi idiomi africani è riuscito a convincerli a parlare, a raccontare la loro storia e indicare gli scafisti.

I minorenni algerini che arrivano nel Sulcis 

E sta aumentando anche il numero di algerini minorenni che sbarcano nelle coste del Sulcis. Lo stanno riscontrando polizia e carabinieri che, ad ogni sbarco rintracciano i migranti si incamminano per strada verso le città dopo aver abbandonato i barchini. Sono ragazzini che non sfuggono dalla guerra, sono vestiti bene, in buone condizioni di salute – anche perché il viaggio della speranza dura molte ore in meno e i rischi sono inferiori, e hanno quasi tutti un telefono cellulare di ultima generazione. In tasca hanno anche denaro, non grosse cifre, ma i soldi sufficienti per spostarsi, oppure per acquistare un biglietto – non prima di aver recuperato qualche documento falso – per lasciare la Sardegna. Chi non ha denaro mette a segno piccoli furti come denunciato dal sindacato di polizia Siap. “Il problema che sta iniziando a destare preoccupazione è l’aumento esponenziale degli sbarchi di soggetti provenienti dall’Algeria – ha spiegato il segretario provinciale del sindacato Mauro Aresu – si sta aprendo un ponticello migratorio che non va assolutamente sottovalutato. La circostanza che arrivando direttamente in Sardegna, male che vada ci si trova in un hotel dal quale si può facilmente andar via, probabilmente sta creando una sorta di attrazione sui gruppi di persone appartenenti ad un paese non in guerra e vi è il forte e concreto pericolo che in mezzo ad essi possa annidarsi non solo qualche soggetto dallo scippo facile, come sta accadendo a Cagliari, ma anche personaggi ben più pericolosi”. Le forze dell’ordine stanno tenendo costantemente sotto osservazione il fenomeno.

Manuel Scordo

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