VIDEO. I settant’anni di Radio Sardegna, la prima ad annunciare al mondo la fine della guerra

Sabato 22 e domenica 23 giugno il Comune di Bortigali, nell’ambito delle celebrazioni di Primavera del Marghine 2013, festeggia il 70° anniversario della nascita di Radio Sardegna, avvenuta ufficiosamente nel Settembre 1943, ed ufficialmente il 2 Ottobre 1943, in seguito all’armistizio dell’8 Settembre che consegnava la fine delle ostilità italiane nei confronti degli alleati.

Verrà intitolata una piazza a Radio Sardegna e, a partire dalle 10 – alla presenza della principessa Maria Elettra Marconi, figlia di Guglielmo Marconi, con i relatori il giornalista Romano Cannas, e lo storico Manlio Brigaglia. Seguirà una tavola rotonda dal titolo “Dalla Radio alla Rete” alla quale parteciperanno Luigi Crisponi, Silvano Tagliagambe, Paolo Maninchedda e Franco Siddi.

Prima del convegno verranno proiettate delle video interviste a cura di Sardinia Post agli anziani del paese, testimoni del tempo della nascita della Radio.

In serata, alle 19, apertura della Mostra della Radio con il Concerto dei Bertas, con la presenza del giornalista ed etnomusicologo Giacomo Serreli.

I festeggiamenti di primavera del Marghine proseguiranno nella giornata di Domenica 23 a partire dalle 9.00 promosse dall’Aspen della Camera di commercio di Nuoro.

“Cusservet Deus su re e gloria a s’istendardu”, “Qui Radio Sardegna, libera voce dell’Italia fedele al suo re”. Così iniziarono le trasmissioni di Radio Sardegna nel 1943. L’8 settembre il generale Pietro Badoglio aveva annunciato la resa incondizionata per risparmiare ulteriori vittime e disgrazie ad un popolo già molto provato dalla guerra. Da quel momento in poi, la Sardegna, per la sua particolare posizione geografica, si ritrovò isolata. E dovette certo sembrare strano agli abitanti di Bortigali quel’improvviso interessamento dei militari al loro territorio.

Nel paese (che all’epoca contava poco più di 2700 abitanti) nei suoi dintorni, tra Borore e Lei, c’erano tutti: Genio, Marina, Aeronautica, Esercito e Milizia. Occupavano case, bar, camere, appartamenti dei nobili, vigne, orti con accampamenti e tende. C’erano italiani e tedeschi, ma vivevano in pace. Avevano scelto le campagne a ridosso del paese, fino ad Ottana, per stare in un posto sicuro, dopo il terribile bombardamento di Cagliari. Un posto nascosto, ma sopratutto centrale rispetto all’Isola. Dove – ora come allora – si intersecavano, seppure non asfaltate, le principali arterie di comunicazione da Nord a Sud, da Est ad Ovest.

La Sardegna stessa era stata pensata come meta per lo sbarco degli alleati, al posto della Sicilia. Un’ipotesi all’inizio, un depistaggio strategico dopo. Venne chiamata “Operazione carne tritata” e consisteva nel disorientare il fronte italo-tedesco. Fu questa operazione a creare i presupposti per la nascita di “Radio Sardegna”.

Venne prelevato dai sobborghi di Londra un senzatetto scozzese morto di polmonite, il quale fu fatto ritrovare a Sud della Spagna con addosso l’uniforme degli alleati e dei documenti che svelavano l’imminente sbarco in Sardegna. I franchisti – e i tedeschi immediatamente avvisati dalle truppe spagnole – caddero nell’inganno.

In fretta e furia la Sardegna, periferia del mondo, doveva essere attrezzata, dunque, dello strumento di comunicazione più all’avanguardia del tempo: una radio R6 1942. Indispensabile per poter trasmettere tutte le informazioni sull’andamento della guerra. E fu così che il Marghine per un breve periodo si trovò al centro del mondo. Ma dopo l’armistizio tutto finì all’improvviso.

I tedeschi sfollarono col patto di non belligeranza concordato in segreto con il Generale Basso, che per salvare vite umane d’innocenti agì in modo contrario alle direttive dei superiori. E improvvisamente i militari italiani in terra di Sardegna si scoprirono improvvisamente liberi. E al sicuro.

Nacque così Radio Sardegna. Per parlare, da una terra di pace, ai militari e ai civili ancora attanagliati dalla morsa della guerra. Dalla R6 1942 cominciarono a essere lanciati messaggi di auguri, notizie, musica. Ma anche messaggi in codice.

Il palinsesto venne ufficializzato dal quotidiano l’Isola, il 2 Ottobre 1943, con queste motivazioni: «Radio Sardegna si propone, mediante i propri notiziari, di integrare l’opera della stampa quotidiana dell’Isola. Libera da qualsiasi influenza straniera, Radio Sardegna, autentica voce d’Italia, si ispira fedelmente alle direttive e ai principi che guidano l’opera del governo della Maestà del Re. Radio Sardegna, proponendosi anche uno scopo di assistenza morale, farà giungere in continente la propria voce trasmettendo regolarmente notizie di militari e civili in stanza in Sardegna alle rispettive famiglie. Infine Radio Sardegna intende contribuire, nei limiti del suo campo d’azione, alla valorizzazione delle possibilità dell’Isola in ogni campo (industriale, commerciale, economico) tenendo di mira, fin da ora, la meta di tutti gli italiani: la ricostruzione delle fortune e dei destini della Patria.»

Erano tempi difficili. La guerra sarebbe stata ancora lunga. Ma proprio Radio Sardegna – trasferita a Cagliari verso la fine del gennaio 1944 – ebbe il compito di dare – prima di tutti in Europa – la notizia della fine delle ostilità. Le trasmissioni vennero interrotte bruscamente il pomeriggio del 7 maggio del ’45. Una voce concitata annunciò: “La guerra è finita… la guerra è finita! A voi che ci ascoltate, la guerra è finita!”. Venti minuti dopo, Radio Londra confermò quella notizia.

In quei tragici avvenimenti Radio Sardegna porta dunque due primati. Quelli che da lì in poi consegnarono le premesse per la diffusione della radio-comunicazione a livello nazionale. Nel tempo nuovo della pace.

Davide Fara

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