Manuale d’istruzioni per i pazienti: non guardate le piante, ma il rubinetto dell’ossigeno

Piante, fiori e specchi, con luci soffuse dopo il tramonto. L’atmosfera da clinica privata – spesse volte – regala la sensazione di trovarsi in un albergo di buon livello, di lusso a volte. Effetto relax sui pazienti. Ma non è lì che bisogna guardare. E neppure sugli ascensori tirati a lucido, sebbene facciano una bella impressione. Ecco la guida per scoprire se una casa di cura sia a norma (o meno).

LA DEGENZA. Intanto, le camere: preparatevi a contare i passi. Perché  sono obbligatori nove metri quadrati a paziente. I letti, in ogni caso, non possono essere mai più di quattro. Le misure cambiano nelle stanze riservate ai disabili: il passaggio delle carrozzine va garantito con un minimo di dodici metri quadrati. Fatto sta che nella cosiddetta trave testaletto non possono mancare né il punto luce né il campanello (con segnale sonoro e luminoso) per chiamare medici e infermieri. Idem il rubinetto dell’ossigeno, più un secondo punto di erogazione vuoto. Non solo: ogni paziente ha diritto a comodino, un armadietto, un tavolo e una sedia, e deve poter dormire in un letto mobile, reclinabile in almeno tre posizioni diverse. Le pareti devono avere un rivestimento impermeabile e lavabile fino a due metri d’altezza.

SOTTO I FERRI. Se in sala operatoria entrate quando siete ancora vigili, buttate l’occhio sull‘impianto di condizionamento. Qualora vediate uno split, pregate intensamente: perché quello è un ricettacolo di germi e batteri, rischiosissimo per i pazienti e vietato dalla legge. Dove lavora un chirurgo, sono ammessi solo piccoli bocchettoni regolati da una centralina  esterna. A proposito: a voler essere precisi, la temperatura va mantenuta costante tra i 20 e i 24 gradi. L’umidità, invece, deve oscillare il 40 e il 60 per cento. Senza alcuna differenza tra estate e inverno.

AI PIANI. In un reparto che si rispetti non può mancare un locale per le visite e le medicazioni. Poi: il dottore che è in turno la notte, deve avere un suo studio, ma uno spazio personale va previsto anche per la caposala. Altra cosa è la stanza collettiva dei medici. Ancora: i pazienti devono poter contare su un locale di soggiorno. Non è finita: in ogni piano di degenza non può mancare una sala d’attesa né un deposito per le attrezzature. Infine: sebbene i pasti non vengano preparati nei reparti, una cucina è ugualmente obbligatoria.

A. C. 

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