Davide Masili, stewart per Emirates: «Quest’esperienza mi ha spalancato le porte del mondo, i giovani accettino le sfide e cerchino nuovi stimoli»

Tra le nuvole ci sta solo quando lavora, diversamente ha i piedi ben piantati a terra: «Sono andato via un anno fa, quasi per caso, dopo che su consiglio di amici ho fatto la selezione per Emirates; sapevo che sarei andato a lavorare all’estero perché la situazione in Sardegna ma, più in generale, in Italia e in Europa è abbastanza difficile. Ho superato le prove e ho accettato la sfida».

Trent’anni, di Villanovatulo «il paese di millecento abitanti più bello del mondo» come fu ribattezzato scherzosamente da una fortunata trasmissione radiofonica in onda qualche anno fa sull’emittente cagliaritana Radiopress, Davide Masili, è assistente di volo per la Emirates Airline. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali vive, negli intervalli tra un volo e l’altro, a Dubai; con l’Oriente ha familiarizzato durante l’università: «Grazie alla borsa di studio Erasmus – racconta – ho potuto frequentare un semestre alla Beykent University di Istanbul, dove ho avuto come insegnante l’attuale ministro degli esteri turco, Ahmed Davutoglu».

Fresco di rinnovo della licenza di volo, Davide descrive il suo lavoro fa con puntiglioso entusiasmo: «Il compito primario di noi stewart è garantire la sicurezza dei passeggeri sotto tutti gli aspetti ma, oltre a questo, svolgiamo pubbliche relazioni e diamo anche consigli turistici. A livello personale posso dire che sto in un contesto cosmopolita, a contatto con colleghi di oltre 160 nazionalità; credo che poche compagnie abbiano un tale livello di multiculturalismo. Quest’esperienza – aggiunge – mi ha aperto letteralmente le porte del mondo, permettendomi di vedere posti che prima ammiravo in tv o nelle foto dei giornali; in un anno ho visitato tantissimi luoghi diversi che, diversamente, avrei visto forse in dieci vite». Concetto che rafforza scomodando addirittura Sant’Agostino: «Il mondo è come un libro e, chi non viaggia, ne conosce solo una pagina- ebbene io lo sto sfogliando ogni giorno».

Tra le pagine su cui ritorna spesso c’è quella della nostalgia perché, ammette «la Sardegna è come un magnete, puoi trovarti anche a migliaia di chilometri di distanza ma il suo richiamo sarà sempre forte». Famiglia, mare, cibo, amici, sapori, profumi, sono le cose di cui avverte maggiormente la mancanza.

Di Dubai, la sua patria provvisoria, dà una descrizione sintetica e chiara che va quasi interamente per fotogrammi: «L’aspetto che ti colpisce maggiormente è la grandiosità perché tutto è pensato in grande e creato per colpire i turisti e gli stranieri: il grattacielo più alto del mondo, il centro commerciale più grande, la pista da sci al coperto, le isole artificiali a forma di palma, l’aria condizionata fin nelle fermate dell’autobus, lusso ovunque. Tutto fantastico però, a volte, manca la semplicità come un buon caffè bevuto in un bar all’aperto o due chiacchiere con gli amici. Complessivamente – aggiunge – la qualità della vita è molto buona; i tassi di disoccupazione sono vicini allo zero, la criminalità quasi inesistente, la società dinamica e sempre in espansione. L’economia è in crescita anche perché s’incoraggiano gli investimenti. Infine la burocrazia è semplice e la fiscalità vantaggiosa».

Salta a piè pari, invece, il capitolo dei rimpianti: «Sto facendo un’esperienza unica, umanamente e professionalmente parlando e, tutto ciò che ho, è il frutto dei miei studi e delle mie capacità. Insomma, non debbo nulla ad alcuno. Ho lasciato un posto nel quale la situazione lavorativa è disastrosa, tanti miei amici sono disperati perché non riescono a trovare un posto e, quando sono fortunati, devono sottostare a condizioni poco dignitose».

Eppure le potenzialità non mancano, ciò che latita è la capacità di saperle sfruttare per generare ricchezza condivisa e diffusa. Tasto dolente che riguarda da vicino anche il settore turistico, indicato spesso solo a parole come miniera per l’isola. «La Sardegna – spiega – è conosciuta poco o niente nel mondo e, anche quando uno la scopre e vorrebbe visitarla, è disincentivato dai prezzi troppo alti e dai problemi logistici legati ai trasporti».

Nodo, quest’ultimo, sul quale si sofferma con comprensibile attenzione; per scioglierlo, a suo dire, serve essenzialmente una cosa: investire. Verbo che, in tempi di crisi endemica, suona più come un auspicio. «Bisogna migliorare porti e aeroporti e non limitarsi a fare arrivare solo le compagnie low cost. Come Emirates voliamo ogni giorno su isole più piccole della Sardegna quali Malta e Cipro che sono molto conosciute anche perché ci portiamo i turisti direttamente dall’Australia, dal Giappone e da altri luoghi altrettanto lontani».

Ai suoi coetanei e non solo consiglia di investire su due cose: il viaggio e lo studio delle lingue straniere, inglese in primis. «Bisogna partire e fare esperienze di studio e lavoro all’estero, confrontandosi con altre culture e, al contempo, facendo conoscere la nostra. Cercare nuovi stimoli e nuove sfide è fondamentale e se un giorno uno decidesse di tornare a casa lo farebbe – conclude Davide Masili –portandosi dietro un bagaglio culturale e di conoscenze più ricco».

Giovanni Runchina

 

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