Da ingegnere mancato a manager di successo, la storia di Luca Pistidda da Sassari a Dubai: “Bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione”

L’invito è a rischiare in prima persona; come ha fatto lui tredici anni fa quando, poco più che maggiorenne, è andato in Germania; la prima tappa di un tragitto che poi lo ha condotto in Inghilterra, in Polonia e a Dubai, dove si trova in questo periodo. Luca Pistidda, ha fatto della sua (seconda) passione, quella per la gastronomia, un lavoro. Oggi, dopo anni di gavetta e di rinunce, soprattutto alla laurea in Ingegneria, il 32enne sassarese è general manager di “Tiramisù Café”, azienda che vuole diventare leader in Medioriente con una catena di caffetterie e di gelaterie d’impronta italiana. «Contribuisco alla crescita della compagnia occupandomi della ricerca e della formazione del personale ma anche di altri aspetti che vanno dal controllo dei costi alla qualità dei prodotti, sino alle scelte di marketing e societarie».

Carico di responsabilità che lo inorgoglisce, mitigando l’amarezza per aver dovuto riporre nel cassetto delle aspirazioni la laurea, complici una situazione familiare difficile e sacrifici non compresi. « Lasciai occupazione e affetti mentre ero in Polonia per inseguire questo sogno. Feci un esame d’ammissione per Ingegneria Edile-Archittetura a numero chiuso a La Sapienza di Roma. Per mantenermi agli studi lavoravo di notte in una gelateria, tornavo a casa alle 7 e andavo in facoltà. Alle 21 di nuovo dietro al bancone. Rispetto all’estero ero sottopagato e sottovalutato; lavoravo in nero, senza ferie, mai un premio, l’affitto della mia stanza singola era altissimo e non regolare. Mi sentivo abbandonato dal sistema. Non avevo un medico di famiglia, per i documenti passava tutto dalla questura di Sassari, ero un extracomunitario; non mi sono mai sentito così emarginato da tutto. Non riuscivo a seguire la frequenza obbligatoria alle lezioni, i professori non accettavano che combinassi il lavoro agli studi».

Un misto di rabbia e d’impotenza, l’opposto di quanto sperimentato all’estero: «In Germania, a Lipsia, appena diplomato, trovai posto come artigiano gelatiere; i turni – ricorda – erano massacranti ma lo stipendio buono, inoltre erano compresi vitto e alloggio». Realizzazione raggiunta anche a Londra dove, a 21 anni, Luca Pistidda si trova a ricoprire il ruolo di manager per il lancio di un locale italiano con gelateria, ristorante e cocktail bar.

Dopo qualche anno di spola tra Inghilterra e Germania sempre nel settore della gastronomia, Luca Pistidda decide di rischiare ancora una volta: «Nel 2006 ho investito i miei risparmi in Polonia aprendo 2 Bar-Gelaterie Italiani a Katowice con alcuni soci; importavo anche il caffè sardo “La tazza d’oro”, sono stati gli anni più belli della mia vita. Arrivata la crisi e le diverse idee dei miei soci, ho venduto. Subito dopo ho ricoperto la carica di amministratore delegato per una catena di Gelaterie e Ristoranti, stavolta a Varsavia, durante gli Europei di calcio del 2012».

Chiusa la parentesi in Polonia, il 32 enne sassarese, forte anche di un master in Management e director strategy conseguito alla facoltà di Economia dell’università di Katowice, decide di accettare l’ennesima scommessa: stavolta a Dubai.

Dall’Emirato guarda ciò che ha lasciato senza troppa nostalgia, soprattutto dal punto di vista lavorativo: «Non ho rimpianti per avere lasciato la Sardegna e il sistema italiano in sé; mi mancano i compagni di scuola e di giochi. Mi manca il Natale in famiglia, il mare, la Pasquetta e il Ferragosto trascorsi in spiaggia con gli amici». L’Italia ma, più in generale l’Europa, è in declino e l’Oriente è ormai la nuova meta per i lavoratori; quelli sardi, poi, hanno talenti particolari: «Impariamo rapidamente i mestieri – sottolinea con puntiglio Luca- personalmente ho insegnato a tanti a fare gelato, cucina o caffetteria e tutti sono diventati bravi. All’estero, inoltre, siamo uniti più che mai, abbiamo un gran cuore, anche se, a volte, forse siamo persino troppo generosi».

La lontananza dall’isola non ne affievolisce il ricordo e, tantomeno, il bisogno di tenere sempre e comunque un legame: «Mi tengo informato grazie a internet e alla tv, quando posso compro i prodotti sardi». Da buon sassarese segue costantemente e con partecipazione le avventure delle società sportive cittadine, Dinamo nel basket e Torres nel calcio. Prodezze che, per un attimo, restituiscono colori vivi alla realtà sbiadita della nostra terra: «La Sardegna – dice Luca – è vista come un pezzo di paradiso, peccato che manchi il lavoro».

Ai giovani rivolge un appello affinché si mettano in discussione e vincano i timori: « Purtroppo chi ha forti legami familiari rinuncia spesso a occasioni di lavoro al di fuori dell’isola, rimanendo in un futuro incerto e precario. Ormai con internet e’ facile mantenere i contatti con i propri cari. Bisogna avere più coraggio e partire per mostrare al mondo il proprio potenziale».

Giovanni Runchina

 

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