Angela Guarino, dal liceo a Quartu al lavoro a Bruxelles nella Commissione Europea: “L’Unione è un’opportunità per tutti”

Angela Guarino, dipendente dell’Agenzia Regionale per il Lavoro, è in distacco alla Commissione Europea nella Direzione Generale Occupazione, Affari Sociali e Inclusione – Unità E3 Fondo Sociale Europea – Italia Svezia Danimarca.

Trentacinque anni, nata a Napoli ma cresciuta a Selargius, laurea in Sociologia a Urbino, ha la biografia di una tenace inseguitrice di sogni sin dal liceo: «Ho frequentato il classico “Brotzu” a Quartu Sant’Elena. Quando mi sono iscritta, aveva aperto da due anni, ed era considerata una scuola di periferia. Nonostante i problemi logistici è stata una grande palestra di vita e di apprendimento. Ricordo soprattutto le persone che mettevano il cuore in quello che facevano, che credevano nella nostra formazione. Tra queste il preside di allora, Poledrini, che entrava in aula per salutarci o per complimentarsi per le migliori versioni di latino e greco, ci faceva sentire importanti. La professoressa Sgaraglino, docente di Lettere del ginnasio, è stata con noi solo un anno; la sua figura e i suoi insegnamenti sono stati essenziali, ci ripeteva spesso di essere curiosi perché la curiosità è l’unico tesoro che mai nessuno ci avrebbe potuto portare via».

Determinazione che Angela ha dimostrato pure nella scelta dell’università: «Volevo studiare Sociologia, a Cagliari non c’era e mi trasferii a Urbino. I miei genitori non avevano molte possibilità e mia sorella studiava già Siena così, mentre preparavo la maturità, avevo già iniziato a lavorare part time in un negozio di abbigliamento; facevo i mercatini del bastione ogni domenica. Mi hanno aiutato tutti e ce l’ho fatta».

In quest’intervista racconta la sua esperienza a Bruxelles.

Come hai scelto la tua nuova realtà all’estero?

Sono tornata in Sardegna che avevo 24 anni. Risposi al bando della Regione Sardegna dedicato a giovani donne che non avessero più di 25 anni, laureate, che parlassero almeno una lingua straniera e che avessero già avuto esperienze all’estero. Qualcuno commentava che alla Regione si entra solo se conosci qualcuno, ma noi siamo state prese perché rispondevamo ai requisiti; grazie a quella selezione partimmo per 6 mesi alla Camera di Commercio italiana a Lisbona. In seguito ho lavorato per due anni all’Agenzia Regionale per il Lavoro; poi sono andata in aspettativa senza assegni, dopo aver superato un concorso per il dottorato di Ricerca che mi ha portato in alcune università europee: Cardiff, Granada e Pisa. Alla fine del Dottorato in Politiche per lo Sviluppo sostenibile e cooperazione internazionale sono tornata all’Agenzia, dove mi occupavo di progetti europei. Ho voluto mettermi nuovamente in gioco e fare un’esperienza presso la Commissione Europea. Ho superato le selezioni dedicate ai dipendenti di tutte le amministrazioni pubbliche dei paesi membri; il distacco è accordato in un’ottica di scambio reciproco e io ho ricevuto il supporto della mia amministrazione di appartenenza.

Da quanto tempo sei a Bruxelles e che cosa fai?

Dal 1° gennaio del 2010; il mio primo distacco è stato al Comitato delle Regioni. E’ l’organo consultivo in cui siedono i rappresentanti regionali e locali dell’Unione, compreso il Presidente della Regione Sardegna. In particolare ho lavorato nella piattaforma di monitoraggio della Strategia Europa 2020. Dopo quasi due anni, ho presentato una nuova candidatura e ora sono in distacco presso la Commissione Europea.

Qual è, attualmente, il tuo ruolo all’interno dell’istituzione europea?

Sono distaccata presso la Direzione Generale Occupazione, affari sociali e inclusione nell’unità che riguarda la gestione del Fondo Sociale Europeo in Italia. In pratica ci occupiamo dei programmi operativi delle regioni italiane. Io, ovviamente, in rispetto delle norme sul conflitto d’interesse, non curo aspetti riguardanti la Sardegna. Mi occupo anche della Strategia Europa 2020 e del Semestre Europeo; in pratica monitoriamo le risposte dell’Italia alle Raccomandazioni specifiche, così come l’attuazione del Piano Nazionale di Riforma e partecipiamo alla stesura delle nuove raccomandazioni.

Hai nostalgia o rimpianti per aver lasciato l’isola? Che cosa ti manca della Sardegna?

La nostalgia di una terra così bella non può non esserci, del sole, dell’odore del mare, dei sapori e degli affetti. Ci torno appena posso, continuo a informarmi su quanto accade e alle volte sono presa da un amore-odio vedendo quanto poco si riesce a fare per questa nostra terra devastata dalla disoccupazione e dall’incuria. Tuttavia sono felice di essere qui a Bruxelles dove c’è un ambiente di lavoro molto stimolante. C’è tanto rispetto tra i colleghi e tutto è molto chiaro e trasparente, si ha davvero la sensazione di essere al centro dell’Europa. La vita è più semplice, qui non ho macchina e i mezzi pubblici funzionano bene; ho l’abbonamento al car sharing, al bike sharing e quando mi servono, li uso. S’incontrano persone di tutte le nazionalità e l’offerta culturale è ampia. E’ bello tornare arricchiti, si vedono le cose in maniera diversa, si relativizzano.

In che modo la Sardegna e l’Italia sono presenti nel tuo lavoro?

L’Italia lo è quotidianamente essendo il paese di cui mi occupo, la Sardegna ne fa comunque parte anche se come dicevo prima per una questione di conflitto d’interessi, non posso occuparmene in prima persona. Continuo a collaborare con l’università di Pisa, dove faccio parte del Laboratorio di Studi Rurali Sismondi, fondato da un gruppo di giovani ricercatori e professori; tutte le estati insegno nella scuola estiva di Sviluppo Rurale che si organizza a Sillico, un borgo di meno di 100 abitanti della Garfagnana in Toscana.

Quali sono i pregi e i difetti dell’azione sarda e italiana verso Bruxelles? Che cosa si può fare per migliorare?

E’ fuorviante leggere sui giornali che Bruxelles ha deciso o imposto qualcosa; l’Unione Europea è composta di stati sovrani che s’incontrano a Bruxelles per decidere soluzioni e discutere proposte. L’Italia, in quest’ultimo anno, ha recuperato credibilità e spero che continui a mantenerla. Il presidente della Regione Sardegna è membro del Comitato delle Regioni, e al suo interno è presidente della Commissione ENVE; da lì può, insieme agli altri rappresentanti delle Regioni e autorità locali, intervenire nel processo decisionale europeo, ultimamente mi è sembrato molto attivo. La rappresentanza della Regione probabilmente potrebbe avere un ruolo più incisivo ma penso non verso Bruxelles, credo che sarebbe molto più utile verso la Sardegna stessa. Recentemente ho conosciuto il nuovo Direttore del Servizio, Roberto Doneddu, ritengo che ci siano tutti i buoni presupposti per un rafforzamento dell’azione del servizio che sino ad oggi credo sia stato un po’ sottovalutato.

Che consigli daresti ai giovani sardi alla luce della tua esperienza?

Di essere curiosi, di avere sogni e lottare perché si avverino e di non compiangersi mai della propria situazione, del contesto in cui si è nati, delle possibili sfortune. Nonostante tutto viviamo in un’epoca in cui possiamo approfittare di tante libertà, di tante occasioni. L’esperienza fuori dal territorio regionale non è un’emigrazione ma un viaggio indispensabile per la propria crescita personale e professionale.

Giovanni Runchina

 

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