Le visite al Brotzu, pazienti tutti uguali. Ma quelli arabi più uguali degli altri

Ci risiamo. Il cliché, stavolta in salsa sanitaria, si è ripetuto svelando quella solita sudditanza sarda che sembra atavica forma mentis, approccio alla vita. Davanti al potente di turno, ci si prostra. Sino a falsare la realtà.

I fatti: ieri 9 luglio al Brotzu di Cagliari un ramo della famiglia reale di Abu Dhabi ha fatto il suo ingresso per un triplo check-up. Non cittadini qualunque. Non zia Peppina da Ortueri, magari con 500 euro di pensionale al mese. No. Stiamo parlando di un casato che ha il secondo patrimonio più grande del mondo, stimato in 15 miliardi di dollari. Ecco allora che la direzione dell’ospedale non è riuscita a contenere il complesso di inferiorità. Da qui una serie di concessioni.

Intanto: per restituire il favore di aver scelto proprio Brotzu (diversamente non si spiega), è stata organizzata un’accoglienza che spiccia casa alle prodezze del Prof. Dott. Guido Tersilli (alias Alberto Sordi, nella foto un fotogramma del film). Ieri a Cagliari un medico e un’infermiera sono stati schierati all’ingresso dell’ambulatorio scelto per le visite, al piano terra dell’ospedale. I due hanno ingaggiato un duello alla cortesia: mani dietro la schiena, un po’ militari un po’ servi. Per non parlare della brillantezza del pavimento che va sommata a tre piante piazzate ad hoc per far sembrare bello l’ospedale di Ca-glia-ri. Evviva la sanità sarda, invidia del mondo.

Comunque: si fossero limitati a questo, sarebbe stato un peccato veniale. Roba di cui non andare fieri, ma non riprovevole. Invece nella più grande struttura sanitaria dell’Isola hanno deciso di superarsi. Per fare spazio agli arabi, i pazienti sardi sono stati spediti altrove. Annullate tutte le visite, ugualmente a pagamento, previste in quello stesso ambulatorio, anche se La Nuova Sardegna ha provato invano a smentirci. Per gli autoctoni è stato messo a disposizione un locale di ripiego. E pazienza se non era attrezzato a dovere. Noi, del resto, siamo zero in confronto alla famiglia reale. La finanziaria della nostra Regione vale la metà del loro patrimonio. E per di più noi siamo un milione e seicentomila; loro qualche centinaio di persone. Non c’è partita, siamo perdenti, in confronto.

Viene da farsi un paio di domande. Ma se la direzione del Brotzu crede che gli ingressi degli ambulatori vadano abbelliti perché non investe qualche soldino? Secondo: il neocommissario dell’azienda ospedaliera, Paolo Cannas, ha rimarcato che l’uso privato dell’ambulatorio ha permesso al Brotzu di incassare per le visite una “tariffa maggiorata del 50 per cento”. Saranno, si e no, qualche centinaio di euro. Veramente due soldi. Non solo: lo stesso Cannas ha poi detto al quotidiano L’Unione Sarda (che, per inciso, ha copiato la nostra notizia senza citarci): “È denaro entrato nella disponibilità dell’azienda ospedaliera”. La scoperta dell’acqua calda…

Speriamo che al Brotzu ci sia uno psicologo bravo che spieghi due cose al commissario: il concetto di uguaglianza e il dovere di garantire assistenza a prescindere dal censo. Peraltro: da ieri l’ospedale di Cagliari non è un posto migliore perché l’ha scelto la famiglia reale di Abu Dhabi. Il Brotzu è (anche) un’eccellenza perché ci sono medici, infermieri, operatorio socio-sanitari e amministrativi che si fanno un mazzo così ogni giorno. E i diritti li rispettano molto di più di quanto i sovrani degli Emirati fanno in casa propria col resto della popolazione.

Caro commissario, non creda alle favole. E la faccia finita. Si rimbocchi le maniche e se ha a cuore la sanità, quella accoglienza da star la organizzi a sorpresa a quanti restano in fila al pronto soccorso anche sette ore, giusto per citare un esempio. Poi ci faccia sapere come hanno reagito i pazienti. Bianchi, neri o gialli. Di certo uguali ai reali di Abu Dhabi.

Alessandra Carta

 

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