Centrosinistra, la questione morale

Venerdì 5 luglio, giornata importante se non decisiva per il centrosinistra sardo. I partiti della coalizione si incontrano nuovamente per definire le regole per le primarie attraverso le quali il prossimo 29 settembre sarà scelto il candidato governatore alle elezioni regionali del 2014.

Molte le questioni aperte: dall’opportunità di prevedere un secondo turno per il ballottaggio tra i due più votati (o invece designare direttamente chi “arriva primo”), al “codice etico“, cioè la definizione dei pre-requisiti per l’ammissione delle candidature. Nell’ultima direzione regionale il Partito democratico ha deciso di attenersi alle regole dello statuto nazionale del partito e di dare mandato al segretario regionale Silvio Lai di proporne l’applicazione anche nella selezione dei candidati alla guida del governo dell’Isola. In questo caso sarebbero incandidabili – oltre ai condannati con sentenza definitiva – solo i rinviati a giudizio per reati molto gravi, quali l’associazione mafiosa.

Ma non tutti sono d’accordo. A lanciare la proposta di un nuovo e più rigido codice etico è stato per primo Enrico Piras, segretario dell’Unione popolare cristiana, una delle forze minori della coalizione. La novità è che l’ipotesi è stata presa in considerazione da Sinistra ecologia e libertà. Il cui coordinatore provinciale di Cagliari Francesco Agus (che è anche il rappresentante di Sel al tavolo del centrosinistra) nei giorni scorsi ha scritto una lettera sulle primarie al segretario del partito democratico Silvio Lai. A conclusione della lettera, Agus afferma di “ritenere fondamentale” esprimersi “in merito all’approvazione di una “carta di coalizione” che indichi in modo chiaro gli obiettivi” e di un “rigoroso codice etico“.

Sel in sostanza pone due questioni:  vuole che il candidato governatore aderisca preventivamente a un programma che lo vincoli e chiede regole per la selezione delle candidature più rigorose di quelle previste dallo statuto nazionale del Pd. Questo significa che la possibilità di candidarsi alle Primarie per due tra i più autorevoli esponenti del Pd sardo – il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau e l’ex governatore Renato Soru – è ancora in discussione.

Non è solo un problema etico, fanno notare i fautori del maggior rigore. Si annuncia una campagna elettorale durissima, senza esclusione di colpi, con la possibilità che i candidati “forti” siano quattro, se non cinque: quello del centrodestra (o quelli del centrodestra se, per esempio, un altro ex governatore, Mauro Pili deciderà di scendere in campo da solo), quello del Movimento Cinque stelle, quello dell’area ambientalista-sovranista (Michela Murgia?), oltre a quello del centrosinistra.

Il quesito a cui il centrosinistra deve dare una risposta è se dei rinviati a giudizi per reati quali l’abuso d’ufficio (Ganau) o l’evasione fiscale (Soru) siano nelle condizione di poter competere con speranze di vittoria avendo sulle spalle un simile fardello giudiziario. A maggior ragione dopo la vicenda del ministro Josefa Idem, costretta alle dimissioni per un’evasione dell’Imu di poche centinaia di euro.

Ecco due brevi scheda che sintetizzano (sulla base di quanto in questi mesi è stato pubblicato dagli organi d’informazione e mai smentito) le situazioni politico-giudiziarie di Gianfranco Ganau e di Renato Soru e alcune delle contestazioni che potrebbero essere loro rivolte dai loro avversari.

LEGGI LA SCHEDA SU GIANFRANCO GANAU

LEGGI LA SCHEDA SU RENATO SORU

 

 

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