Sanità, tutti i piani della Giunta Solinas: “Commissari in arrivo e nuovi ospedali”

Ci saranno nuovi ospedali in Sardegna. Lo prevede la riforma della sanità approvata dalla Giunta di Christian Solinas. Impossibile per ora sapere la loro localizzazione, anche perché la bozza di riordino dedica a questo tema poche righe, all’articolo 39. Nel testo, infatti, è scritto che “la Giunta, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, predispone un piano di investimenti straordinari per il rinnovo e la sostituzione delle strutture ospedaliere esistenti, mediante la realizzazione di nuovi presidi di moderna concezione architettonica e funzionale, in grado di realizzare una migliore efficienza ed efficacia delle prestazioni sanitarie”. Si tratta di una conferma alla volontà espressa dal presidente che, in diversi occasioni, ha parlato di nuovi ospedali a Cagliari, ad Alghero e nel Sulcis.

Punti di contatto. Nella bozza di riforma firmata dell’Esecutivo si parla anche di “riportare la sanità nei territori”, un obiettivo che pure il centrosinistra si era prefissato, ma la coalizione guidata da Francesco Pigliaru – e con Luigi Arru titolare della Sanità – non riuscì ad andare oltre la riorganizzazione della rete ospedaliera, approvata in tempi biblici per via dei malumori interni allo schieramento. È invece salva, almeno per ora, la distribuzione dei reparti e dei posti letto decisa nella scorsa legislatura. Rispetto a quel modello, l’attuale maggioranza in Regione non cambia nemmeno  l’imposrtazione relativa ai  distretti sanitari e sulle case della salute per “rendere il sistema sanitario maggiormente aderente ai bisogni della popolazione”, è scritto ancora nella bozza del centrodestra.

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Cosa cambia. Il disegno di legge attuale abolisce invece la Asl unica, istituisce un’Azienda regionale (Ares) e prevede il ritorno alle otto Asl (col centrosinistra sono state ‘derubricata’ ad Assl). Dovranno nascere ufficialmente entro il primo gennaio del 2021, Avranno la gestione diretta dei servizi e una propria autonomia organizzativa, tecnica e patrimoniale. Come nel passato, la riforma prevede l’istituzione della Asl 1 a Sassari; la numero 2 in Gallura; la 3 a Nuoro; la 4 in Ogliastra; la 5 a Oristano; la 6 nel Medio Campidano; la 7 nel Sulcis; la 8 a Cagliari (quest’ultima con copmpetenze anche sul territorio della Città metropolitana). Invariate le due Aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari, mentre ecco introdotta l’Azienda di rilievo nazionale ed alta specializzazione (Arnas) che sarà il nuovo nome del Brotzu. Verranno mantenuti pure l’Areus (Azienda regionale per l’emergenza e urgenza), l‘Istituto zooprofilattico della Sardegna (Izs) e l’Arpas (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sardegna).

Gestione della transizione. Protagonisti di questa riforma saranno i commissari straordinari: sia nelle Asl che per l’Areus, la loro nomina spetterà alla Giunta. Avranno il compito di gestire il passaggio dal vecchio al nuovo sistema. Il manager che governerà la Asl di Cagliari dovrà anche guidare l’Ats sino al 31 dicembre del 2020 e provvedere alla sua liquidazione preparando il terreno per la futura istituzione dell’Ares. Tutti i commissari rimarranno in carica sino alla fine di quest’anno e avranno una retribuzione di 85mila euro, con la sola differenza di quello della Asl caghliaritano che percepirà un compenso di 120mila euro.

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La macro azienda. Non ci sarà più la Asl unica (Ats), ma verrà mantenuta una cabina unica di regia per gestire gli aspetti economici della sanità, tema non secondario visto che i costi sono tutti a carico della Regione per una spesa di 3,5 miliardi all’anno e che genera costantemente disavanzo. L’Ares sarà il nuovo ‘cervello’ della sanità e svolgerà diverse funzioni come occuparsi di appalti e acquisti, ma anche governare le procedure di selezione del personale. L’Ares, così come le Asl, sarà guidata da un direttore generale, sempre nominato dalla Giunta: avrà un contratto che va da un minimo di tre anni a un massimo di cinque. Il personale sarà formato dai dipendenti dell’Ats e, se non sarà possibile reperire figure professionali all’interno del sistema sanitario sardo, ci saranno nuove assunzioni attraverso concorsi.

I distretti. Le ramificazioni delle Asl nei territori saranno i distretti sociosanitari, integrati con la rete ospedaliera e quella dell’emergenza e urgenza e verranno divisi in Dipartimenti di prevenzione e salute mentale. I distretti socio sanitari garantiranno “l’integrazione tra assistenza sanitaria e assistenza sociale tenendo conto della realtà di ogni territorio, anche prendendo in carica i bisogni sanitari dei cittadini e individuando i livelli appropriati di erogazione dei servizi”. Sempre dislocate nei territori le case della salute che dovranno occuparsi dell’assistenza extra ospedaliera integrata con il servizio sociale. Gli ospedali di comunità, invece, sono quelle strutture che garantiranno le cure ai pazienti cronici, ovvero le persone che non possono essere assistite a domicilio. Sarà la Giunta a individuare quali saranno le strutture con questa funzione.

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Areus. L’azienda regionale di emergenza e urgenza è un’eredità della scorsa legislatura e ha il compito di garantire, gestire e rendere omogeneo il soccorso in tutta l’Isola. L’Areus si occupa anche del coordinamento di tutte quelle patologie tempo dipendenti, dunque non solo primo soccorso per infarti o ictus, ma anche il prelievo e il trapianto di organi e tessuti. È prevista infine l’attivazione del 112, il Numero unico di emergenza (Nue) e del 116117, per la prenotazione delle cure non urgenti e con valenza sociale. “Il Nue permetterà di gestire tutti i casi attraverso una sola centrale in grado di smistare e regolare al meglio destinazioni e interventi”.

Matteo Sau

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