La rete ospedaliera è legge: sì alla riforma con strappo in maggioranza

La riforma della rete ospedaliera è legge: il voto finale è arrivato alle con 30 “sì”, 20 “no” e due astenuti a chiudere ventisette mesi di confronto seguiti al via libera dato dalla Giunta al ddl di luglio 2015. La riorganizzazione della sanità è contenuta nel “Documento 16/XV/A” che adesso andrà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Sardegna. La principale novità è la classificazione degli ospedali, in base alle categorie previste dal decreto ministeriale 70 e a ciascuna delle quali corrispondono posti letto e reparti.

L’hub sarà il massimo livello sanitario. In Sardegna saranno due: a Cagliari il presidio unico del Brotzu, che accorpa il Microcitemico (stabilimento di riferimento regionale per le patologie pediatriche) e il Businco (stabilimento di riferimento regionale per le patologie oncologie); a Sassari il Santissima Annunziata e le Cliniche universitarie, a cui sono state riconosciute “attività di didattica e ricerca”. Un gradino sotto ci sono Dea di secondo livello: questa categoria è stata singolarmente riconosciuta agli ospedali degli hub: Brotzu, Santissima Annunziata e Cliniche universitarie.

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La Sardegna ha derogato il decreto 70 sul San Francesco di Nuoro, al quale è stato riconosciuto un Dea di primo livello rinforzato con l’assegnazione di una Breast unit (centro di senologia), una Stroke unit (centro ictus) e il potenziamento dell’oncologia. Col grado Dea di primo livello più attività intregrata di didattica e ricerca è stato inquadrato il Policlinico di Monserrato. Verranno invece classificati come Dea di primo livello ‘semplice’ il Giovanni Paolo II di Olbia, il San Martino di Oristano, il Nostra Signora di Bonaria a San Gavino e il Santissima Trinità di Cagliari. Dal 2018 sarà Dea di primo livello anche l’ospedale civile di Alghero.

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La categoria di Dea di primo livello ‘semplice’ verrà attribuita pure al futuro presidio unico del Sulcis, dove al Sirai di Carbonia sarà riconosciuta la classificazione sulle emergenze/urgenze, mentre al Cto di Iglesias sulle attività programmate come la chirurgia e il reparto materno-infantile. E pure sul Sulcis è stata applicata una deroga, così come sul Nostra Signora della Mercede a Lanusei destinato a diventare Dea di primo livello per i servizi del 118. Ciò avverrà contestualmente all’avvio dell’azienda sanitaria di riferimento, l’Areus, il cui direttore generale verrà nominato nella prossima seduta di Giunta, venerdì 27. Il Paolo Dettori di Tempio – altra deroga – sarà invece stabimento di base con funzioni Dea di primo livello.

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Come stabilimenti riabilitativi la riforma regionale riconoscerà il Marino di Alghero, il Santissima Maria Annunziata di Guspini e il Zonchello di Nuoro. Anche il Marino di Cagliari avrà questa classificazione, ma nella riforma è stata inserita, in deroga, pure la sua possibile conversione in chiave turistica, come albergo. Il Segni di Ozieri sarà ugualmente una struttura riabilitativa, ma col grado “rinforzato” e funzioni di Dea per le attività programmate di chirurgia. Si trata ugualmente di una revisione del decreto 70.

Cinque gli ospedali di zona disagiata: Mastino di Bosa, San Giuseppe di Isili, San Marcellino di Muravera, San Camillo di Sorgono e Paolo Merlo di La Maddalena. Il Delogu di Ghilarza verrà invece classificato come stabilitmento Cet (centro emergenza territoriale).

Gli ospedali di comunità, che ospiteranno i pazienti dopo il ricovero in ospedale e prima di tornare a casa, verranno aperti a Ozieri, Ittiri, Thiesi, Tempio, La Maddalena, Nuoro, Sorgono, Ghilarza, Bosa e Iglesias.

Infine il San Giovanni di Dio a Cagliari sarà sì un’appendìce sanitaria del Policlinico di Monserrato, dove sono stati trasferiti quasi tutti i reparti del vecchio ospedale civile del capoluogo. Ma non è detto che in futuro, in deroga al decreton 70, continuerà ad ospitare gli ambulatori: attraverso la riforma avrà assegnata anche la destinazione urbanistica di struttura museale.

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Politicamente la riforma segna un punto di rottura nella maggioranza col Campo progressista che si sfila dalla coalizione, spaccandosi a sua volta al proprio interno: il consigliere ex Sel, Francesco Agus, si è astenuto, mentre Anna Maria Busia (Cd) ha votato contro. Il centrosinistra ha invece recuperato il “sì” di Paolo Zedda, sempre più distante dai RossoMori col quale venne eletto nel 2014. Il gruppo Mdp/Art1 ha detto sì alla riforma, ma con distinguo interni: critici su alcuni punti Daniele Cocco e Luca Pizzuto, mentre il “pieno sostegno” è arrivato da Eugenio Lai. Rientrata invece la frizione aperta ieri dal Partito dei Sardi che aveva fatto slittare a oggi il voto finale per il mancato ritiro da parte del Governo del ricorso contro l’Agenzia sarda delle entrate.

Uno strappo si registra anche nel minoranza di centrodestra: al “no” in blocco si è sottratto Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) che con la maggioranza ha collaborato perché il Delogu di Ghilarza ottenesse la classificazione di Cet e sulla riforma si è astenuto. Insieme all’opposizione voto contrario dall’altro esponente dei RossoMori in Aula, Emilio Usula.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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