Ristorazione, Solinas blocca confronto. Ora è in forse pure la mini-ordinanza

Christian Solinas sembra sparito dai radar. Malgrado la solenne promessa fatta ieri nel corso della videoconferenza cominciata alle 21 e conclusa a mezzanotte, il presidente della Regione non ha ancora deciso il da farsi su bar e ristoranti. E intanto sono passati otto giorni da quando aveva cominciato la danza dello stop&go per quindici giorni, diventato poi ‘tutto aperto’ non appena il Governo di Giuseppe Conte ha imposto il coprifuoco alle 18. A questo punto è in forse anche la mini-ordinanza su aerei, didattica e riempimento di autobus e pullman.

La sensazione è che il capo della Giunta sarda abbia finito le cartucce. Solinas, ormai, le ha sparate tutte (e male)attraverso le molte versioni cambiate. Si aggiunga il fatto che al presidente della Regione può riuscire la mossa di intortare i suoi alleati leghisti o il suo entourage sardista. Ma a Roma c’è un ministro tostissimo che si chiama Francesco Boccia e a Solinas gli sta facendo vedere i sorci verdi. Boccia, titolare degli Affari regionali, ha infatti fermato sul nascere le ambizioni del governatore sardo che ha creduto di poter cambiare strategia impunemente. Indossando i panni del salvatore della patria che tutto riapriva.

Oggi Solinas si è intrattenuto a lungo coi diversi esponenti del centrodestra, a Villa Devoto. L’obiettivo era trovare una via d’uscita per provare a salvare la faccia davanti ai sardi, rimpoverati il 22 ottobre per aver “abbassato la guardia sul Covid“. Contestualmente erano stati annunciati “provvedimenti restrittivi“. Poi la manica larga. E adesso il silenzio tombale, come se i cittadini non contassero nulla e non fosse doveroso, visto l’orda di promessa fatte in questi giorni, di informarli sulle decisioni prese (o non prese).

Ieri, nel corso della videconferenza, è venuta fuori l’ipotesi di mollare del tutto ordinanza, che sarebbe illegittima per ammissione dello stesso Solinas, e puntare su una legge regionale. Ma pure quella soluzione si è rivelata inutile col passare delle ore. Primo perché la norma dovrebbe andare contro il decreto legge che dà copertura al Dpcm da dergoare. In seconda battuta, per fare un provvedimento legislativo a tempo di record servirebbe la stampella del centrosinistra, dal momento che le procedure d’urgenza prevista dall’articolo 102 del Regolamento consiliare richiedono il parere unanime dell’intera Assemblea.

Ma nessun partito di opposizione, tra Progressisti, Pd, LeU e M5s, è disposto a fare combutta su quella che politicamente sarebbe una farsa. Si dovrebbe fingere di poter cambiare una norma sovraordinata ben sapendo che verrebbe immediatamente impugnata da Palazzo Chigi, davanti alla Corte Costituzionale. I quattro partiti, peraltro, non hanno alcuna intenzione di esporre bar, gelaterie e ristoranti al rischio di beccarsi multe, se solo seguissero le indicazioni di Solinas sulla modifica agli orari di chiusura. Una strategia che il capo della Giunta ha pensato di mettere in campo per esclusivi scopi elettorali, mentre gli operatori dovrebbe pagare di tasca propria le sanzioni.

Nella videoconferenza di ieri il capo della Giunta ha promesso che entro oggi avrebbe reso pubbliche le decisioni da prendere. Invece da Villa Devoto non è arrivato alcuna segnale. Nemmeno una chiamata. Neppure un tentativo di contatto, almeno per onorare i buoni rapporti di vicinato con le opposizioni che in questi giorni ci sono sempre state, quando il presidente della Regione ha chiesto aiuto. Invece Solinas, ancora una volta, ha pensato di trattare con dei pivellini, mollandoli senza spiegazioni. Così è andata sino alle 22. Se poi il governatore decide di inventarsi qualcosa più tardi, solo lui lo sa.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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