Ristorazione, Solinas non riapre nulla: alla fine sarà mini-ordinanza su aerei

La montagna sta per partorire il topolino. Christian Solinas si appresta a firmare solo una mini-ordinanza che non conterrà alcun provvedimento su bar e ristoranti, a differenza di quanto promesso da giorni. Nel nuovo dispositivo del governatore – annunciato una settimana fa, sempre rinviato e la cui data resta comunque incerta -, saranno normati solo gli arrivi e al massimo la didattica a distanza alle Superiori (a meno che pure su questo non il capo della Giunta sarda cambi idea). Tutto il resto degli annunci dovrà essere archiviato nel capitolo della fuffa politica.

Ma andiamo con ordine. Dopo aver illuso il settore della ristorazione, ieri sera Solinas non ha potuto più nascondere che le mirabolanti riaperture erano melina (anche un po’ maldestra). Decisivo è stato l’intervento del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, che ha detto tre cose. Primo: il Dpcm non concede ai governatori alcuna possibilità di rendere meno restruittive. Secondo: gli stessi presidenti erano informati sull’assenza di margini di manovra perché il tema è stato discusso in conferenza Stato-Regioni. Terzo: nel caso in cui venissero emanate ordinanze contrarie allo stesso Dpcm, scatterà imediatamente l’impugnazione.

A quel punto Solinas è diventato il re nudo. E alle 21,20, dopo quattro ore di videoconferenza, non ha potuto far altro che battere mestamente la ritirata. Il gioco (sporco) del governatore è stato capito da tutti i capigruppo, di opposizione e di maggioranza. Il presidente della Regione ha solo creato illusioni nel mondo della ristorazione, promettendo di correggere le restrizioni senza avere il potere per farlo. Addirittura a metà sera il capo della Giunta sarda aveva rilanciato l’opzione del doppio orario, con una chiusura per bar e gelaterie posticipata alle 20 e quella per i ristoranti alle 23. Di fatto solo un’altra inutile mossa.

In Sardegna, così come in ogni altra regione, resta tutto com’è: i locali pubblici devono continuare a chiudere alle 18, secondo le disposizioni previste nel Dpcm. E sarà così sino al 24 novembre, poi si vedrà. Ma lo deciderà Roma in prima battuta. Visto il generalizzato diffuso aumento dei contagi in tutto il Paese, è prevebile che le misure saranno  uguali e inderogabili in tutta Italia.

Tornando ai giorni scorsi, si era capito nel fine settimane – tra il 24 e il 25 ottobre – che la strategia di Solinas non fosse perfettamente limpida. Infatti: il 21 il capo della Giunta incolpa i sardi per aver abbassato la guardia e causato l’aumento dei contagi (leggi qui). Tanto che il giorno dopo si dice pronto a chiudere la Sardegna attraverso uno ‘stop&go‘, ovvero un lockdown breve e fissato in quindici giorni (qui la cronaca). In realtà il problema erano gli ospedali già pieni e senza posti letto, con le ambulanze in fila nel parcheggio del Santissima Trinità di Cagliari, l’ospedale Covid più grande della Sardegna, e gli equipaggi del 118 costretti a bivaccare di notte. Ma la politica su questo tace.

Tempo due giorni – e siamo a venerdì 24 ottobre – ecco la prima capriola. Il presidente fa sapere che lo stop&go sarebbe stato l’ultima spiaggia, ma riferisce comunque di essere al lavoro per mettere a punto restrizioni che “con certezza” ci sarebbero state. “Interventi mirati per ridurre la circolazione del virus”, aveva scritto in una nota l’Ufficio stampa del governatore.

Si arriva così a sabato 25: l’ordinanza promessa ancora non c’è. Ma arriva la seconda capriola, stavolta con avvitamento. Da Roma, infatti, viene diffusa la bozza del Dpcm. Tra le misure previste, il coprifuoco alle 18. A quel punto Solinas cambia totalmente idea e si prodiga in un carpiato da record: il governatore sardo decide che deve aprire la Sardegna. Visto che Conte, Pd e Cinque Stelle la vogliono chiudere, lui diventa il ‘buono’ di manica larga, l’uomo delle concessioni.

Come Solinas pensi che nessuno si accorga dei suoi valzer politici, resta un mistero. Fatto sta che sino a ieri sera il presidente ha continuato ad atteggiarsi a salvatore della patria. Poi la doccia fredda firmata Boccia. Alla fine la super ordinanza diventerà un mini documento, con poca roba e tutta più restrittiva rispetto a Roma. Nel provvedimento dovrebber restare la riduzione dei voli e delle tratte via mare, la didattica a distanza al cento per cento per i ragazzi delle Superiori e la riduzione della capacità di trasporto sui mezzi pubblici riducendo il tasso di riempimento dall’80 al 20 per cento. E tutto mentre ieri, 28 ottobre, la Sardegna ha fatto registrare il record di contagi: 362.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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