Regionali, Milia e il suo movimento: “Nessuna lista, ma sogno un nuovo Ulivo dove il centro conti”

di Andrea Tramonte

C’è un convitato di pietra nella sfida tutta interna al campo progressista tra Alessandra Todde e Renato Soru. Si tratta del sindaco di Quartu, Graziano Milia. Il suo nome è rimasto sullo sfondo, mai ufficialmente in campo ma in realtà sempre considerato ‘papabile’: sia da chi ne avrebbe sostenuto la candidatura (con in sondaggi che lo davano in vantaggio negli indici di gradimento rispetto ai competitor di destra e sinistra), sia da chi la osteggiava e ha continuato a farlo. Quando i Progressisti rivendicavano la necessità di affrontare le primarie, o quantomeno una consultazione tra gli elettori per pesare l’effettivo gradimento dei possibili candidati del ‘campo largo’, il suo nome è stato indicato insieme a quelli di Soru e Todde. E del resto alcuni movimenti di Milia potevano lasciar intendere una certa volontà di preparare il terreno: nei mesi scorsi ha girato l’Isola per presentare il suo libro (Non mi giro dall’altra parte. Conversazioni libere in una Sardegna da ripensare e rigenerare) e ora ha annunciato la nascita di un nuovo movimento politico, Rinascita Sardegna, che verrà presentato ufficialmente giovedì 7 dicembre al Caesar’s hotel a Cagliari. Per ora una associazione culturale – a cui si può aderire avendo anche altre tessere di partito – e poi chissà. Il primo punto del documento – che rimane aperto e suscettibile di integrazioni e arricchimenti nel corso del tempo – recita così: “Rinascita Sardegna è un luogo aperto e libero nel quale il Popolo Sardo, nel suo essere Nazione, può riconoscersi oltre tutte le diversità politiche, culturali e sociali che lo attraversano, rifuggendo da qualsiasi tentazione di chiusura e autosufficienza”. Il ‘claim’ della locandina invece dice: “Non è mai troppo tardi per un nuovo inizio”. 

Lei ha escluso di volersi candidare alle Regionali, però l’uscita del libro prima e la nascita del movimento poi potrebbero far pensare a quello. Specie se consideriamo che siamo a pochi mesi dalle elezioni.

Io non ho escluso niente, ho solo detto che non ho mai avuto l’ambizione di candidarmi a presidente della Regione. Il libro e l’iniziativa della nascita del movimento risiedono nell’ambizione di parlare di contenuti per la Sardegna. Tutto qui. 

La situazione del campo largo del centrosinistra sembra compromessa, con lo scontro tra Renato Soru e Alessandra Todde ormai difficilmente sanabile. 

Onestamente non mi occupo di queste cose. Le guardo da fuori. Mi sembra una situazione molto complessa e difficile da recuperare. Così come mi sembra molto difficile la situazione del centrodestra, con l’attesa messianica dei tre leader nazionali che decidano chi sarà il candidato. È anche normale, ci sta tutto. Ma non credo che la Sardegna avesse bisogno di questo. 

L’associazione culturale che presenterete il 7 dicembre è il preludio alla nascita di un soggetto politico più strutturato?

Cosa diventerà questa associazione non lo so. Potrà diventare un movimento, una soggettività più spinta. Quando e come dipende da come andrà la discussione. Sono sicuro che sarà uno strumento che farà tesoro della nostra esperienza con Rinascita Quartu per portare contenuti al dibattito pubblico. A noi interessano le cose da fare, le necessità della Sardegna. I problemi da affrontare e provare a risolvere. Pensiamo che la Sardegna viva un momento di gravissima difficoltà. Abbiamo un piede nel baratro. I numeri rischiano di condannarci, con uno spopolamento più veloce rispetto alle previsioni. Corriamo il rischio di dipendere totalmente dall’esterno. Bisogna avere piena consapevolezza dei rischi che stiamo correndo. Ora vediamo coalizioni che uniscono il proprio campo per sconfiggere l’avversario. Non c’è bisogno di questo.

Ha dichiarato che per il momento non presenterete liste e candidati.

Se pensiamo in maniera ambiziosa per il futuro, certo l’idea può esserci. Però bisogna vedere se siamo in campo, quali energie e risorse umane avremo a disposizione. E poi capiremo. È un percorso che cammina. Quando dico che non presenteremo liste e candidati dico: oggi è così, ma domani magari si potrebbe creare una situazione che lo renderà necessario.

Da quello che ha sostenuto in questi mesi, il suo schema di gioco sarebbe quello di andare oltre i poli e trovare convergenze sui temi anche con chi sembrerebbe più distante politicamente. 

Da una parte abbiamo una coalizione sostanzialmente di sinistra perché manca il centro, il campo largo che largo non è appunto perché manca la gamba di centro. Sono molto legato idealmente all’esperienza dell’Ulivo, che teneva insieme culture politiche diverse. Dall’altra parte la situazione è simile: se non ci fosse Forza Italia avremmo solo la destra-destra di Meloni e Salvini. In Sardegna le componenti di centro – che è un campo ricco, con una sua storia – non sanno cosa fare. Dedicarsi solo alla composizione delle compagini politiche non sta dando i risultati sperati. L’ideale era che tutto si componesse partendo da una visione del futuro. Da amministratore vedo questo con molta preoccupazione. Ho detto più di una volta – scherzosamente ma non troppo – che è da anni che non mi occupo di politica e penso ad amministrare la mia città. Negli ultimi mesi sono stato portato a rioccuparmi di politica e devo dire che ho trovato una situazione che stenta a identificare quello di cui abbiamo bisogno. 

Lei rivendica il metodo del Piano di rinascita, quando le forze politiche trovarono una sostanziale unità di intenti al di là delle reciproche differenze. 

In quegli anni tutti si sono ritrovati e hanno lavorato insieme per far uscire la Sardegna da una condizione di arretratezza pesantissima. Quel percorso, con i dibattiti tra forze politiche e la mobilitazione collettiva, ha fatto sì che la Sardegna uscisse da una condizione difficile. La sfida è questa. Negli ultimi 25 anni abbiamo apprezzato gli effetti positivi della globalizzazione ma sottovalutato gli aspetti negativi. Non possiamo continuare ad andare avanti come se nulla fosse. C’è una situazione molto difficile, ci sono sfide enormi ma anche grosse opportunità. Ci deve essere un impegno reciproco sulle grandi questioni, quelle determinanti per il nostro futuro. Pur mantenendo le distinzioni politiche, le diverse soggettività.

A proposito di Piano di rinascita, Renato Soru nei suoi ultimi interventi ne ha parlato come esempio virtuoso da cui prendere spunto.

Ha iniziato a farlo da poco. Evidentemente ha letto il mio libro con attenzione e mi fa piacere che gli sia piaciuto. 

Nel corso delle presentazioni non ha mai attaccato Christian Solinas o la sua Giunta. Perché?

Non mi interessa attaccare le persone. La politica vive con la necessità costante del nemico. Credo che sia sbagliato. È un qualcosa che abbiamo ereditato dal secolo scorso col mondo diviso in blocchi. Ora non c’è più il nemico che giustifichi tutto nel bene e nel male. Ci sono gli avversari. Ci sono diversi profili e modi di fare politica. Non ci sono nemici e non mi interessa considerare gli avversari come tali.Il nemico è l’indebolimento della Sardegna, che rischia di diventare una regione assistita. Questo è quello che dovremmo combattere tutti insieme. 

Però qual è il suo giudizio del lavoro dell’attuale maggioranza?

Non c’è bisogno che esprima un parere. Basta guardare i dati. Tre miliardi non spesi, centro di programmazione senza guida per mesi, sanità allo sbando. Non è un giudizio, sono fatti concreti che parlano da soli.

In una recente intervista a Radio X ha detto che avrebbe sentito Alessandra Todde nei giorni successivi. Lo ha fatto?

Abbiamo parlato, è stata molto cordiale. Ho avuto l’impressione che abbia consapevolezza delle difficoltà della Sardegna. E questo è positivo. Poi vedremo le proposte che usciranno fuori.

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