Referendum, Renzi a Cagliari: “Chi vota No fermerà il cambiamento”

Cinquanta minuti di discorso intervallati da una decina di applausi: sono i numeri di Matteo Renzi a Cagliari, primo incontro pubblico della due giorni sarda.

Cinquanta minuti di discorso intervallati da una decina di applausi: sono i numeri di Matteo Renzi a Cagliari, primo incontro pubblico della due giorni che il premier-segretario del Pd trascorrerà nel’Isola. Obiettivo: sfruttare le quasi tre settimane di campagna referendaria che restano e vedono il Sì indietro di quattro punti, almeno stando ai sondaggi.

Dopo un avvio di convention dedicato al quadro complessivo sull’Italia (“Il nostro Pil va meglio rispetto a quello della Francia”, dice il capo del Governo”), Renzi dedica i secondi venticinque minuti del suo intervento a parlare della riforma costituzionale. Inanellando una serie di attacchi al fronte del No.

“Era il 1982 – prosegue il premier – quando l’allora presidente del Consiglio, Giovanni Spadolini, provò a riformare la Costituzione. E vi risparmio la cronistoria di coloro che ci hanno provato negli Sessanta e Settanta. Fatto sta che noi la riforma l’abbiamo fatta e adesso si tratta di approvarla in via definitiva. Io voterò Sì per i miei figli: se la revisione della Costituzione adesso non passa, ci vorranno altri vent’anni perché ricapiti un’altra occasione”.

Renzi riassume i punti della chiamata alle urne, scritti nella scheda del 4 dicembre: “Riduzione dei parlamentari, cancellazione del bicamerralismo e soppressione del Cnel (Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro). Sono obiettivi che proviamo a raggiungere da decenni, come si fa a votare No ha dell’incredibile“. Il premier cita anche “il referendum propositivo, una novità che introduciamo per la prima volta nella Costituzione: a noi sta a cuore che i cittadini siano i protagonisti della politica e abbiano più potere”.

Un passaggio è dedicato pure alle regioni speciali, “tema che vi interessa e sappiate che l’autonomia della Sardegna non è in discussione“. Quindi la modifica dell’articolo 70 sulla formazione delle leggi: “Ci accusano – continua Renzi – di aver fatto un testo lunghissimo. E ci credo: il Senato avrà funzioni diverse, sarà la Camera delle Regioni con competenze specifiche che andavano elencate e precisate”.

Dopo il ripasso sui contenuti del referendum, lo sguardo al fronte del No: “C’è di tutto. Salvini e Monti, Berlusconi e Magistratura democratica, Vendola e La Russa, D’Alema e Grillo. Vi siete chiesti cosa hanno in Comune? Solo la voglia di andare contro. Per questo nei prossimi diciotto giorni dobbiamo informare i parenti e gli amici e fare campagna elettorale. Mettiamoci insieme per costruire il futuro. Io lavorerò sino all’ultimo giorno utile e lo sto facendo col sorriso sulle labbra, è un’esperienza bellissima”.

Renzi parla anche di “costante clima di intimidazione, sui social, verso chi vota No. Io faccio politica per cambiare l’Italia, non per vivacchiare né per essere un governicchio tecnico. Chi vota No – conclude il premier – non vuole il cambiamento. E si deve assumere la responsabilità”.

Alle 19,23 Renzi saluta: “In bocca al lupo, Italia; in bocca al lupo a tutti”. Il premier esce velocemente da una porta laterale del palco. Da lì verso il Forte Village per la cena con il presidente cinese Xi Jinping. Domani alle 9, invece, la firma del Patto per Cagliari, nel palazzo Regio, con il sindaco Massimo Zedda. Poi le tappe a Sassari (qui il programma).

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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