Referendum, Demuro: “La riforma avvantaggia la Sardegna. Leggetela”

Proseguono su Sardinia Post gli approfondimenti dedicati al referendum costituzionale: in questa intervista Gianmario Demuro spiega le ragioni del Sì.

“In Sardegna l’impostazione data alla campagna referendaria dal comitato del No non rispetta quanto previsto dalla nuova Costituzione”. Gianmario Demuro usa toni netti sul voto del 4 dicembre, quando gli italiani sono chiamati alle urne per ratificare o bocciare la riforma approvata dal Parlamento il 12 aprile scorso. Un via libera che lo stesso assessore regionale sostenne già dalla mattina successiva, con una una nota stampa in cui delineava come esito “il rafforzamento della specialità statutaria isolana“. Da allora Demuro, costituzionalista prestato alla politica, titolare delle Riforme e del Personale nella giunta Pigliaru, non ha cambiato idea. E ora ufficializza e spiega le ragioni del suo Sì.

Che non sorprende, assessore, perché lei il 12 aprile 2016 tra i big sardi è stato il primo a benedire la riforma Renzi-Boschi.

Ho seguito la riforma sin dall’inizio, sia come studioso che per il ruolo istituzionale ricoperto. La stessa Conferenza delle Regioni si è pronunciata sul testo. In due diversi momenti: all’avvio dell’iter parlamentare e alla fine del percorso.

La campagna referendaria sarda si sta giocando quasi esclusivamente nel perimetro dello Statuto: autonomisti, sovranisti, indipendentisti, pezzi di Pd, quasi tutta Sel e Possibile puntano il dito contro il rischio della specialità falcidiata, nel caso in cui dovesse vincere il Sì. Questo per per via della clausola di supremazia speciale riconosciuta allo Stato sulle Regioni attraverso il nuovo articolo 117.

Io credo che sia un falso problema. Lo Statuto sardo attualmente in vigore già prevede che il limite generale alle competenze legislative della Regione sia, ovviamente, l’esercizio delle stesse in armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica e con il rispetto degli obblighi internazionali e degli interessi nazionali.

Ma la riforma del Titolo V, ovvero la legge 3 del 2001, ha espunto l’interesse nazionale come limite, riconoscendo poteri più ampi alle Regioni.

Bisogna tener conto che, dopo l’approvazione del Titolo V, il limite dell’interesse nazionale è stato immediatamente reintrodotto per via giurisprudenziale dalla Corte costituzionale, con la sentenza Mezzanotte attraverso l’individuazione delle materie trasversali e la chiamata in sussidiarietà da parte dello Stato.

Riconoscerà però che rispetto alla legge 3 si torna indietro. A meno che lei non consideri infondate le ragioni del comitato sardo #BallaCaNo.

Io ho profondo rispetto per le posizioni di tutti. Ma ritengo che la riforma dica cose diverse.

Perché?

Intanto la clausola di supremazia non ha effetti sulla nostra specialità. Manteniamo infatti le competenze e le garanzie già previste nel nostro Statuto.

La clausola di supremazia non ha effetti sino alla riscrittura dello Statuto, d’intesa con lo Stato. Lei crede che a Roma saranno così magnanimi da concedere alla Sardegna quanto negato alle altre Regioni a statuto ordinario, per le quali la clausola scatta immediatamente?

Io sono sicuro che la nostra Regione, se del caso, saprà osare. E trasformare l’occasione per mettere nero su bianco una nuova idea di Sardegna. Ci credo davvero e non da oggi. Di più: sulle materie non riservate alla competenza esclusiva dello Stato, sarà doveroso acquisire maggiori spazi di autonomia, per esempio sulla difesa del patrimonio ambientale. Ci sarà la possibilità di riallocare materie in una forma del tutto nuova e vantaggiosa.

Sempre per il comitato #BallaCaNo, con la riforma Renzi-Boschi non solo viene meno la potestà legislativa concorrente, ma lo Stato recupera terreno pure nel campo della competenza esclusiva riconosciuta alle Regioni. Il nuovo limite ordinamentale le sembra un dettaglio?

Chiariamo subito che il nuovo limite ordinamentale riguarda solo le Regioni ordinarie. E rispetto a queste ultime salvaguarda l’unità economica e giuridica del Paese. Ovvero un principio di unità dell’ordinamento. L’attuale articolo 117 entra comunque nel merito delle scelte compiute dalle Regioni riconoscendo allo Stato, come detto, funzioni di indirizzo e coordinamento. Con il nuovo 117 l’interesse nazionale è introdotto per Costituzione. Ma solo in casi estremi e soggetti al controllo della Corte Costituzionale tramite impugnativa delle Regioni.

Dal dibattito sardo è venuto fuori che può considerarsi caso estremo il termodinamico di Villasor-Decimoputzu, autorizzato da Roma e bocciato dalla Regione. Nei giorni scorsi l’assessore Paolo Maninchedda ha rilevato che il progetto sarebbe passato sopra la testa della Giunta e dei sardi se l’articolo 117 fosse già in vigore.

Sul termodinamico di Villasor-Decimoputzu la posizione è chiarissima: la Regione si oppone all’impianto con fermezza. E ribadisco: la materia ambientale è una di quelle in cui la Sardegna può aspirare a una maggioreautonomia, a più alti standard sfidanti nella tutela del territorio e del paesaggio, proprio attraverso la riscrittura dello Statuto. Senza la quale l’articolo 117 non può sortire alcun effetto.

Se fosse tutto così lineare, un nutrito gruppo di intellettuali e costituzionalisti guidati da Salvatore Settis non avrebbe evidenziato le ambiguità della riforma Renzi-Boschi in materia di patrimonio culturale e di salute. Nel primo caso allo Stato competerebbe la tutela e la valorizzazione, mentre alle Regioni la promozione. Sulla sanità lo schema si ripeterebbe con le disposizioni generali in capo a Roma e l’organizzazione dei servizi affidata ai territori.

Gli elenchi delle funzioni danno un orientamento. E non esiste alcuna lista capace di azzerare, di per sé, il rischio di eventuali conflitti. Questo succede solo quando esiste una disponibilità a lavorare insieme, e va costruita sul campo. Ripeto: non è un elenco che risolve i problemi. Sulla sanità, poi, non vedo alcun rischio di gestioni al ribasso perché il primo cuscinetto del diritto alla salute è rappresentato dai Lea (livelli essenziali di assistenza). Esiste cioè una responsabilità sociale dello Stato invalicabile, al di sotto della quale non si può andare.

Nuovo Senato non più a suffragio universale: per lei è uno spazio di democrazia tagliato?

No. Prendiamo il caso più piccolo, il Consiglio metropolitano, votato dai rappresentanti dei Comuni a loro volta scelti dai cittadini. È un’elezione di secondo livello, ma garantisce a sufficienza l’applicazione del principio democratico. Il nuovo Senato si muove in questo solco. Con l’aggiunta che risulta necessario perché andrà a rappresentare le autonomie al massimo livello. Semmai, a maggior garanzia dei cittadini potranno essere adottate una serie di misure: per esempio tra i consiglieri regionali candidati si potrà dire in anticipo chi è in predicato per fare il senatore della futura Camera delle Regioni.

Fatto sta che ci saranno onorevoli col doppio incarico. E sindaci con tre poltrone, qualora siano anche primi cittadini di una Città metropolitana.

Io sono convinto che, se supportati da uffici efficienti, sapranno svolgere al meglio più funzioni e fare un buon lavoro a ogni livello. Il quadro del futuro parlamento italiano, tuttavia, non è completo: manca la legge elettorale. Ma sono sicuro che si arriverà all’elaborazione di un ottimo testo.

Non le pare che tutto questo aspirare all’efficienza, senza alcuna certezza oggettiva, renda incerti i risultati?

L’Italia ha una solida tradizione democratica.

Di recente il sottosegretario Luca Lotti è venuto in Sardegna per aprire la campagna referendaria e ha detto che sulla riforma costituzionale si sarebbe potuto fare meglio. Non è un po’ poco per una legge nuova di zecca?

Io so solo che la riforma è stata votata dal Parlamento dopo due anni di intenso lavoro. E il procedimento di approvazione ha seguito l’articolo 138 della Carta (Revisione costituzionale). Questo mi basta a garanzia della massima validità della legge e del voto insieme al fatto che, nel merito, rafforza la nostra specialità.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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