Il Partito dei Sardi ufficializza il No al referendum costituzionale del 4 dicembre. La fa per tutti il leader-fondatore, Paolo Maninchedda (nella foto), attraverso il suo blog “Sardegna e libertà” che prende spunto dalla vicenda del termodinamico di Villasor-Decimoputzu. Una vicenda che “altro non è – scrive Maninchedda – se non un’anticipazione degli effetti della famosa clausola di supremazia dello Stato sulla Regione”. Il progetto, presentato dalla Fluminimannu Limited ha infatti ottenuto diversi via libera a Roma, ma non altrettanto dagli uffici sardi. Tanto che ieri l’assessore all’Ambiente, Donatella Spano, ha ribadito la contrarietà della Giunta in un incontro nella capitale (leggi qui).
Il leader del Pds, titolare dei Lavori pubblici nell’Esecutivo guidato da Francesco Pigliaru, spiega: “Se fosse già vigente il nuovo articolo 117 della Costituzione, così come disegnato dal governo Renzi, la prepotenza di Stato che in questi mesi è stata costretta a mostrare fino in fondo la sua intima natura lobbistica, avrebbe potuto procedere anche con la forza del diritto, la forza della prevalenza degli interessi dello Stato italiano, notoriamente e sempre orientati al bene comune come 160 di storia hanno insegnato non essere per niente vero”.
Maninchedda, tuttavia, fa capire che il No è il male minore, in attesa di quella indipendenza sarda ribadita anche in un’intervista rilasciata ad agosto a Sardinia Post (leggi qui). Così si legge ancora sul blog: “C’è il referendum parlato e c’è il referendum realizzato. C’è il referendum delle discussioni tra costituzionalisti, quello tutto memoria della lotta partigiana e dei mirabili effetti – tutti da dimostrare – della Costituzione italiana, contrapposto ai discorsi sulla necessità di cambiare, e c’è il referendum anticipato, c’è il referendum dei pratici, dei rapporti di forza sbilanciati dalla partigianeria di Stato per questa o quella impresa, dell’azione sbagliata, prevalente e di vago sapore lobbistico dei vertici del Governo italiano sulle terre e le aziende della Sardegna”.
Il Partito dei Sardi era l’unica forza dell’area autonomista-sovranista-indipendentista rimasta ancora silente sul referendum. A differenza di Psd’Az e RossoMori che si sono uniti nel comitato #BallaCaNo.