Rapporto Crenos, la lezione del rettore Mola sul populismo di Doria e Solinas

Il rettore Francesco Mola, alla guida dell’Università di Cagliari, ha messo un freno al populismo di Carlo Doria, l’assessore alla Sanità che ha bollato come “propaganda” il Rapporto Crenos del 2023. Quello da cui è emerso che “due sardi su dieci, pur avendone bisogno, non si curano più”. Perché costa troppo o le liste d’attesa sono troppo lunghe.

Doria ne ha fatto una questione personale. Di schieramento, mettendo in dubbio la veridicità dei dati. E anziché riflettere sul fallimento della propria coalizione di governo, in carica da febbraio 2019, ha attaccato in primo luogo Raffaele Paci, il professore ordinario di Economia applicata scelto come relatore scientifico del 30° Rapporto Crenos. Populismo puro, quello dell’assessore, a cui in qualche modo si è accodato il presidente Christian Solinas con la solita autocelebrazione sul sito istituzionale della Regione trasformato in organo di partito.

Mola ha scritto in punta di penna. Senza mai citare Solinas ma facendo un passaggio su Doria come premessa per dare una lezione di rigore morale ed etico. Si legge in un passaggio del comunicato firmato dal rettore che pure sul Crenos ha una responsabilità amministrativa e gestionale, essendo il Centro di ricerche partecipato dall’Università di Cagliari. “Trovo giusto che l’assessore Doria commenti i risultati e argomenti a difesa di una politica intrapresa. Non solo è suo diritto, ma ritengo sia suo dovere. Anche perché a differenza della ricerca, i risultati della politica, per definizione, sono invece sottoposti a giudizio, quello degli elettori e le elettrici quando si recano alle urne”. Invece “sarebbe grave e pericoloso vivere in un contesto dove un qualunque decisore politico dovesse essere preoccupato, nel fare le proprie scelte di amministratore, dell’attività di ricerca svolta nel mio Ateneo. Come sarebbe grave che le ricercatrici e i ricercatori dell’Ateneo che mi onoro di rappresentare svolgessero la loro attività di ricerca con la preoccupazione di provocare dispiacere nei decisori politici”.

Mola, in buona sostanza, sintetizza l’azione di Doria. Doria. Il quale non si è limitato a commentare i dati ma ha accusato il Crenos di aver scattato “una fotografia sulla Sardegna” evidenziando “aspetti che sono stati decontestualizzati dal periodo preso in esame, ovvero il 2021”, col risultato aver compiuto “un’enorme opera di propaganda” volta a raccontare “una realtà molto lontana dal dato vero e incontrovertibile”,

Insomma, per l’esponente della Giunta il Crenos e Paci hanno manipolato i dati col solo obiettivo di far emergere un mal governo inesistente. Ha scritto ancora il rettore: “Nel Rapporto Crenos la metodologia è robusta e rigorosa. I dati sono il frutto di una ricerca Istat presentata al Parlamento. Le tecniche di elaborazione utilizzate nel trattare quei dati e produrre i risultati sono documentati dallo stesso Istituto”. Al Crenos, insomma, seguono un rigoroso processo che non è certo “frutto di una estemporanea vivacità fantasiosa di ricercatori e ricercatrici”. Quindi sottolinea: “Sono intervenuto su questo argomento anche perché molti dimenticano che ci sono tante persone che lavorano e che tengono alla reputazione del proprio Ateneo. Mi riferisco al personale tecnico amministrativo e bibliotecario, come alle nostre studentesse e ai nostri studenti”.

Doria insomma l’ha fatta troppo grossa insieme all’Ufficio stampa della Regione. Tanto che Mola, pur salvaguardando le buone relazioni istituzionali, la mazzata l’ha data. Di rimbalzo anche a Solinas che nel suo commento al Rapporto Crenos ha ugualmente messo in dubbio la serietà dello studio sottolineando il riferimento temporale della ricerca, “dati che in gran parte si riferiscono al 2021, ancora falcidiato e funestato, sia dal punto di vista sanitario che da quello economico, dalla pandemia”.

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