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Psd’Az, nuovo giro di valzer

Con l’approssimarsi della fine della legislatura, i sardisti lanciano segnali precisi a entrambe le coalizioni in vista di possibili future alleanze. Perché, come il Psd’az ha scritto nel comunicato che annunciava l’uscita dalla Giunta Cappellacci, c’è la necessita di “riconquistare libertà di azione e piena autonomia politica in Consiglio regionale” e anche di “costruire, con tutti i sardi che mettono al primo posto la Sardegna, un rinnovato progetto politico che sappia dare risposte alla crisi e alla fame che attraversa la società e la terra sarda”.

Ma non è difficile leggere nella scelta della dirigenza dei Quattro mori il famoso segnale che l’attuale opposizione da tempo si aspettava dai partiti che sostenevano Cappellacci, ossia il passo indietro necessario e propedeutico a qualsiasi futura eventuale alleanza con il centrosinistra. Se il segnale sia arrivato e se questa sia la reale prospettiva dei sardisti, lo scopriremo nelle prossime settimane, anche se alcuni riscontri sono arrivati immediatamente, come il commento del neo senatore Luciano Uras che ha parlato di notizia attesa e di “registrare positivamente un’ulteriore crepa nell’accordo di potere che regge questa inutile e dannosa esperienza di governo della Regione”.

Una conferma del feeling, accentuatosi nell’ultima parte di questa legislatura, tra Sel e il Psd’Az, che è sembrato fare da contraltare alla lunga attrazione che invece il Partito democratico ha mostrato invece nei confronti degli alleati centristi di Cappellacci, Udc e Riformatori.

Un rapporto, quello tra Sel e sardisti, che ha fatto allarmare non poco i Rossomori, la componente sardista della coalizione di centrosinistra, che hanno già spiegato tramite il segretario Gesuino Muledda di considerare incompatibile la propria presenza con quella del Psd’Az nella stessa alleanza di governo. Concetto ribadito in parte nella lettera dei giorni scorsi ai segretari del centrosinistra, in cui tra punti chiave dell’alleanza è citato “Il Centrosinistra deve proporsi in alternativa rispetto a chi governa ora la Sardegna. Senza commistioni né confusioni”.

Difficile capire ora quale sarà la conseguenza del gesto dei sardisti, che a sorpresa hanno effettuato lo strappo con il centrodestra, dopo che appena quattro giorni prima nel consiglio nazionale di Tramatza era prevalsa la linea della trattativa con Cappellacci. Mentre Paolo Maninchedda, dopo la decisione di votare la mozione di sfiducia al presidente poche settimane fa, sembrava isolato nel partito, adesso tutto il Psd’az si trova fuori dalla maggioranza che ha sostenuto con convinzione (sempre escluso Maninchedda) per quattro anni.

Un rapporto nato nel 2009, sotto il nefasto presagio della consegna della bandiera dei Quattro mori fatta dall’allora segretario Efisio Trincas al presidente del consiglio Berlusconi, in campagna elettorale conto terzi per il futuro governatore Ugo Cappellacci. Un’alleanza che è sembrata negli anni comunque salda, nonostante alcune avvisaglie di crisi, sancita da alcuni punti considerati strategici dal Psd’Az e perseguiti come prioritari dallo stesso Cappellacci come la Flotta sarda e la zona franca integrale. Adesso arriva questa sorta di appoggio esterno, che sembra più volontà di tenersi le mani libere che reale distacco politico.

Basterà per aprire una trattativa con il centrosinistra? A giudicare dalle prime reazioni sembrerebbe di sì, anche se la direzione regionale del Pd di domani potrebbe già fornire qualche indicazione in più. Intanto il capogruppo democratico Giampaolo Diana non chiude la porta ai sardisti “In politica non credo esista il fuori tempo massimo e la decisione del Psd’az va valutata con attenzione, certo a loro chiediamo di essere coerenti e conseguenti a questa decisione. Da domani l’opposizione alla disastrosa Giunta Cappellacci dovrà diventare più esplicita”. Ma c’è spazio per allargare il centrosinistra? “Io penso che Pd e Sel debbano da subito fare un confronto sul programma e a partire da quello capire se ci possono essere convergenze con altre forze. È naturale che si guardi con attenzione ai quei partiti che condividono i valori progressisti e che rappresentano la storia dell’autonomismo in Sardegna”. Forse è qualcosa più di uno spiraglio.
Alberto Urgu

 

 

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