Province, cosa resta (quasi tutto) e cosa viene cancellato

Ecco, in sintesi, i punti fermi del riordino sugli enti locali. Lo sta discutendo la commissione Riforme del Consiglio regionale.

La commissione Riforme del Consiglio regionale ha trovato la quadra sulla riorganizzazione degli Enti locali: Cagliari diventerà città metropolitana inglobando 17 Comuni (compreso il capoluogo); Sassari sarà una provincia ‘speciale’, equiparata a una città metropolitana; Nuorese, Gallura e Ogliastra si avviano a diventare la super Provincia del Tirreno. Solo l’Oristanese non avrà premi né riconoscimenti (salvo ripensamenti entro il 30 novembre).

L’intesa è di questo pomeriggio e dovrebbe mettere fine all’ennesima modifica della riforma che nella commissione consiliare si sta discutendo da marzo. Ovvero, da due mesi dopo che l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, la propose alla Giunta, incassando all’approvazione.

Il riordino delle autonomie locali recepirà intanto il referendum del 2012: Gallura, Ogliastra, Sulcis e Medio Campidano non potranno continuare a esistere come enti autonomi. Ma se le prime due confluiranno nella Provincia tirrenica, Carbonia-Iglesias e Sanluri-Villacidro torneranno sotto l’orbita di Cagliari, tuttavia fuori dalla Città metropolitana. Saranno classificate come zone omogenee, al pari del Sarrabus (sud-est dell’Isola).

C’è una fase di transizione: per un tempo ancora non definito (si pensa a un massimo di un anno), tutte le otto province verranno mantenute in vita, sebbene depotenziate (leggi qui l’intervista all’assessore Erriu). Ovvero, si occuperanno solo di Ambiente, Strade e Scuole, come nelle tre funzioni chiave degli enti intermedi. Parallelamente si dovranno organizzare le Unioni dei Comuni, cui spetterà gestire le competenze residue delle province.

Non tutte le Unioni dei Comuni, però, saranno uguali: ci saranno quelle cosiddette ‘semplici’, tipo Oristano, e quelle potenziate, come succederà a Sassari, a Porto Torres,  Alghero, Sorso e Sennori. Lo stesso schema – s’intuisce – sarà usato per governare la Provincia tirrenica.

Quanto alle competenze, la Regione, benché abbia competenza primaria in materia di Enti locali, non potrà derogare ai paletti imposti dalla riforma Delrio. Ciò significa che alla Regione potrà gestire solo il Lavoro, mentre il Turismo, la Protezione civile, la Cultura e lo Sport dovranno restare in mano alle Unioni dei Comuni. Questo percorso lo si evince guardando al caso Sicilia, dove il mancato rispetto della Delrio in fatto di competenze si è tradotto nell’impugnazione della legge regionale dal parte del governo Renzi.

E a proposito di vincoli imposti da Roma, rispetto all’ultima versione del ddl Erriu, andrà modificato anche il capitolo relativo agli organi di governo. Nel testo della Giunta è scritto che le Province depotenziate saranno amministrate da un Consiglio di sindaci, quindi con componenti di diritto. La riforma Delrio, invece, stabilisce che il Consiglio dovrà essere elettivo e si dovrà seguire il cosiddetto voto ponderato. Ovvero, un voto con peso diverso a seconda del numero degli abitanti.

Sul destino delle vecchie province, invece, deciderà il Parlamento, attraverso il ddl Boschi. È certo che gli enti intermedi saranno decostituzionalizzati, cioè non verranno più previsti dalla Carta. Tuttavia non scompariranno mai del tutto, perché quelle funzioni intermedie qualcuno dovrà pur gestirle. Ci sarà un cambio di nome: la soluzione più probabile è che le Province saranno chiamate enti di area vasta.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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