Processo Ladu, la requisitoria/1. “I soldi dei fondi ai gruppi sul conto della moglie”

Si tratta di 25 assegni per un totale di 52.500 euro, secondo la ricostruzione fatta dal pm Marco Cocco durante la requisitoria.

“Silvestro Ladu ha negoziato 25 assegni per un importo di 52.500 euro“, girandoli dal conto bancario del gruppo di Fortza Paris, di cui era presidente, a quello “personale, cointestato con la moglie Graziella Pau“. Lo ha detto in aula il pubblico ministero Marco Cocco, durante la requisitoria di un’ora e mezzo con la quale il titolare dell’indagine sulle presunte spese pazze in Consiglio regionale ha chiesto per Ladu sei anni e quattro mesi. L’accusa è peculato aggravato, relativamente alla XIII legislatura cominciata nel 2004. Il processo, in corso a Cagliari davanti alla prima Sezione penale presieduta da Mauro Grandesso, è alle battute finali: la sentenza dovrebbe arrivare il 16 giugno.

I 52.500 euro che Ladu avrebbe trasferito sul conto cointestato con la moglie fanno parte di una somma totale di 270.866,73 euro, diventata capo d’imputazione e ricavata costruendo i movimenti bancari del conto di Fortza Paris, “aperto all’Agenzia numero 4 della Banca di Sassari”, ha spiegato ancora il pm.

Ladu aveva seguito uno schema preciso per spostare quei fondi pubblici sul conto conintestato. “Nei 25 assegni – ha proseguito il magistrato – sono stati individuati due beneficiari: uno Silvestro Ladu, col nome scritto per esteso, e l’altro MM, a indicare me medesimo”.

Dal conto di Fortza Paris risultano poi “prelievi di contanti, dal 5 agosto 2004 al 13 novembre 2008″, per un importo di 130.400 euro. Si aggiungano le spese fatte con carta di credito del gruppo, utilizzando “una Sì Visa Business”, ha continuato il magistrato. Conto totale: 77.566,73 euro.

La carta di credito in questione è quella che Ladu, nell’udienza dello scorso 28 ottobre, aveva detto di aver scambiato con la propria. L’ex consigliere si giustificò con queste parole: “Erano quasi identiche, le tengo tutte assieme nello stesso scomparto del portafogli, le ho sicuramente confuse”. Il pm ha osservato nella requisitoria: “L’onorevole Ladu aveva un 50 per cento di possibilità di prendere, di volta in volta, una carta piuttosto che l’altra. Ma nel 100 per cento dei casi ha avuto la fortuna di non pagare di tasca propria”. Il pm ha citato infine un assegno di 10.500 euro.

Sotto la lente della Procura di Cagliari sono finiti pure i 20mila euro che Ladu, al termine della legislatura, aveva restituito al gruppo. Perché “sul Trf dei dipendenti che lavoravano per Fortza Paris era emerso un ammanco“. I soldi per i trattamenti di fine rapporto erano stati recuperati con una sorta di colletta interna tra tutti i consiglieri eletti nel partito. Ovvero, Pasquale Onida, Domenico Gallus, Eugenio Murgioni e Renato Lai che nel corso del processo sono stati citati come testi dal pm. E quando vennero sentiti, “dissero espressamente di aver versato circa mille euro a testa. L’onorevole Ladu, invece, si accollò il grosso dell’ammanco. Ma non ha mai spiegato il motivo”.

Il pubblico ministero ha ricordato infine il racconto in aula di un dipendente del gruppo sulla gestione della posta. “Il teste precisò che l’onorevole Ladu, in qualità di presidente di Fortza Paris, ci vietò di aprire le lettere della banca, con l’importo dei prelievi fatti con carta di credito”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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