Pigliaru al governo: “Ridateci le nostre spiagge”. La lettera sulle servitù

Subito, detto altrimenti “nel breve periodo“. La nuova richiesta del presidente della Regione, Francesco Pigliaru –  come emerge da una lettera indirizzata al governo di cui dà notizia l’Unione sarda oggi – riguarda le spiagge annesse ai poligoni militari. La missiva è di qualche giorno fa, ossia lunedì. L’oggetto è appunto un aspetto connesso al ridimensionamento delle contestate servitù militari dell’Isola (primato nazionale con circa 35mila ettari di territorio).

Pigliaru punta a riottenere le spiagge in prossimità delle basi militari (tre le principali: Teulada, poligono di Quirra e Capo Frasca) chiuse col filo spinato dalla Difesa e comunque off limits ai civili, spesso utilizzate come aree di esercitazione con inerti coperti dalla sabbia. Una questione che si ripete di anno in anno in un lungo ed estenuante braccio di ferro. In particolare, sottolinea Pigliaru, che si rivolge direttamente al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti: “Sussistono tutte le condizioni perché si proceda alla dismissione delle spiagge di Porto Tramatzu e Sabbie Bianche, ai confini del poligono di Capo Teulada». Insomma, si punta al sud, poligono di Teulada – interessato nel futuro prossimo a un progetto Siat che prevede la costruzione di due villaggi per la guerra – e a Capo Frasca, sulla costa occidentale, tra l’Oristanese e il Medio Campidano. Le spiagge citate nella missiva ricadono entrambe addirittura in aree tutelate dal Sic (Sito di interesse comunitario) e una volta svincolate e restituite alle comunità potrebbero far da volano anche all’economia locale alternativa. Per entrambe, infatti, i primi cittadini hanno in serbo dei progetti di sviluppo turistici.

Per quanto riguarda Capo Frasca il presidente della Regione sostiene che l’utilizzo delle aree sia di gran lunga sovradimensionato: secondo i calcoli istituzionali, di almeno un terzo, un intero promontorio riservato alle esigenze a intermittenza della Difesa, ossia il sorvolo degli aerei militari.

Con la lettera e le richieste di luglio il presidente della Regione intende quindi riaprire il dibattito sulla dismissione graduale delle servitù militari. Una vertenza che risale a più di un anno fa con la mancata firma del protocollo da parte della Regione Sardegna fino all’incendio di Capo Frasca a settembre, trasformato poi in incidente diplomatico tra Pigliaru e la Difesa e che ha dato il via a un’imponente manifestazione lanciata dagli indipendentisti e diventata via via condivisa al di là delle appartenenze. In mezzo c’è pure il rinnovo, per ulteriori cinque anni, del vincolo di Guarda del Moro, a La Maddalena: un bunker pieno d’armi da cui sono partite anche quelle destinate ai curdi in Iraq. Finora impegni nazionali, silenzi istituzionali e rinnovi di vincoli per “sopraggiunte esigenze” e poco altro. Prossimo appuntamento a Roma, e il presidente Pigliaru sembra intenzionato a chiedere il conto finale. Mentre nell’Isola, nei paesi delle basi militari, si affannano proteste pro e contro la presenza e all’orizzonte c’è pure la richiesta di un apposito referendum consultivo portato avanti, ancora una volta, dagli indipendentisti e dai movimenti.

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