Pigliaru non firma il protocollo sulle servitù, il plauso bipartisan

Plauso per la decisione del presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, di non firmare il protocollo di intesa con il Ministero della Difesa sulle servitù militari, dalla deputata del Movimento 5 stelle, Emanuela Corda, e dal segretario generale della Cgil sarda, Michele Carrus. Evidenziando lo “scarso coinvolgimento di tutti i soggetti interessati”, la parlamentare del M5s commenta: “Ho condiviso la scelta del Presidente Pigliaru di non sottoscrivere il Protocollo d’intesa col Ministero della Difesa poiché come da sempre accade, non si è tenuto conto della situazione del tutto specifica che riguarda la Sardegna e le servitù. La nostra è la regione maggiormente gravata da servitù ed è evidente che affrontare il tema non possa prescindere da qualche passo indietro da parte del Ministero della Difesa. Il sottosegretario Rossi ha parlato di fiducia reciproca. Ma da che mondo e mondo sono le istituzioni che devono conquistare la fiducia dei cittadini, non il contrario. I sardi hanno già dato. Adesso chiedono rispetto”. Per il leader della Cgil sarda Carrus, quelle di Pigliaru sono “richieste legittime alle quali ci uniamo con forza nell’auspicio che trovino il pieno riconoscimento da parte del governo nazionale. Una battaglia che collima perfettamente con rivendicazioni storiche del sindacato”. Secondo la Cgil, “in un momento cruciale per la Sardegna, impegnata a ridisegnare una prospettiva di nuovo sviluppo non possiamo continuare a cedere porzioni di territorio che rappresentano per noi un potenziale enorme”.

“Bene ha fatto il presidente Pigliaru a battere i pugni sul tavolo con il ministero della Difesa: sono anni che noi parlamentari sardi ci battiamo per la difesa del nostro territorio, cito solo l’impatto che le basi di Teulada, Quirra e Capo Frasca hanno avuto e continuano ad avere sullo sviluppo turistico dell’Isola, per non parlare del danno ambientale”. Così la deputata del Pd, Caterina Pes. “Il Consiglio regionale della Sardegna ha giustamente votato un ordine del giorno in favore della progressiva dismissione dei poligoni – spiega la parlamentare – occorre avviare un piano di bonifica al più presto: la nostra isola, lo dico da tempo, deve cambiare ‘destinazione d’uso’ seguendo quella che è da sempre la sua vocazione, il turismo eco-sostenibile”.

“Il Presidente della Regione ha fatto la cosa giusta a non sottoscrivere il protocollo d’intesa con lo Stato sulle Servitù militari e personalmente, essendo stato fra i primi a denunciare il rischio di un fallimento della Conferenza, non posso che essere solidale con lui”, ha dichiarato il deputato di Sel Michele Piras. “La strada di una sostanziale conferma dello status quo era già tracciata negli accordi fra Ministero e Stato Maggiore della Difesa. Ora Pigliaru convochi una Conferenza sarda, renda protagonista le popolazioni e le rappresentanze istituzionali e apra in sede ampia la vertenza con lo Stato. Se riterrà di farlo io sarò fra quelli che lo sosterranno con la massima forza e convinzione”.

Plaude anche Michele Cossa dei Riformatori. “Bene ha fatto il presidente Pigliaru a non firmare l’intesa sulle servitù militari. Finalmente la Giunta regionale ha capito che piegare la schiena nelle trattative col governo, come è stato fatto nella battaglia sulle accise e sul taglio del costo della benzina, non serve a nulla. Se non alziamo la testa, Roma farà sempre ciò che vuole della Sardegna”.

“È da apprezzare il fatto che il presidente della Regione non abbia firmato accordi ma abbia deciso di proseguire il confronto col ministero della Difesa”. Così il senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Cotti, che aggiunge: “La Difesa ha dimostrato di non avere percezione dei danni prodotti dalle servitù militari in Sardegna, nè dei mancati vantaggi economici di un uso alternativo dei territori. Il Generale Giovan Battista Borrini (sottocapo di stato maggiore dell’esercito) ha mostrato le foto di porto Zafferano come esempio di tutela ambientale, ebbene, in quel sito, sotto la sabbia, è pieno di ordigni bellici, tanto da essere stata dichiarata non bonificabile da altri militari. Se per i militari il modello di tutela ambientale è rappresentato da porto Zafferano allora non c’è possibilità di dialogo con la Difesa”.

Anche Irs e Upc plaudono all’atteggiamento di fermezza tenuto dal presidente. Il leader degli indipendentisti, Gavino Sale, spiega che il prossimo passo è quello di aprire un “tavolo di negoziazione paritario Sardegna-Italia, grazie al quale circoscrivere tempi e modi della dismissione dei poligoni militari. Inoltre, non è più rinviabile la quantificazione esatta dei costi e danni che decenni di servitù hanno provocato nell’Isola. Identico discorso – sottolinea – vale per le bonifiche, le quali vanno portate a compimento senza più indugi”. Apprezzamento anche dal segretario dell’Unione Popolare cristiana (Upc). “Siamo pienamente d’accordo col presidente Pigliaru sul no all’accordo – dice Antonio Satta – Siamo stanchi di non essere considerati per come dovremmo dal governo nazionale. Non è pensabile che 30 mila ettari siano interdetti ai cittadini sardi e al turismo: non siamo una colonia e pensiamo che una giusta valorizzazione di quelle aree possa dare impulso alla nostra regione”.

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