La metanizzazione della Sardegna? Risparmi annui per 500 milioni

Si riapre il dibattito sulla metanizzazione. Cesare Moriconi (Pd) propone la realizzazione di due rigassificatori, a Sarroch e a Porto Torres.

La metanizzazione della Sardegna permetterebbe un risparmio di 500 milioni di euro all’anno, sommando i minori costi per famiglie, enti pubblici e imprese. È questo il nuovo filone di analisi economica che sta animando la ripresa del dibattito nell’Isola, la cui ultima novità è data dalla candidatura del Qatar a fornitore di gas.

I 500 milioni di potenziale risparmio sono contenuti in uno studio a firma di Edgarbo Curcio, presidente dell’Aiee (Associazione italiana economisti dell’energia). Sono 50 e più pagine riportate al centro del confronto da Cesare Moriconi, il consigliere regionale che rappresenta l’ala faddiana del Pd e sta spingendo per il riavvio di un percorso politico-finanziario sulla metanizzazione.

Come noto, la Sardegna, per volontà della Giunta, il 29 maggio scorso ha ufficializzato l’uscita dalla Galsi, ovvero la società che avrebbe dovuto costruire i 272 chilometri di condotte sottomarine per portare il metano dall’Algeria alla Sardegna. E da qui a Piombino. Costo: tre miliardi di euro. La Regione, entrata nella Spa attraverso la finanziaria pubblica Sfirs, aveva l’11,6 per cento di quote, cedute a fine primavera, vista la paralisi dell’investimento. E proprio in quell’occasione, gli assessori Raffaele Paci (Programmazione) e Maria Grazia Piras (Industria), insieme al presidente Francesco Pigliaru avevano sì decretato la fine del Galsi, ma non della metanizzazione. Era stata quindi annunciata la volontà di affidare a un advisor internazionale lo studio sulle possibili alternative al gas algerino rimettendo a correre i 660 milioni di stanziamento pregresso.

Fatto sta che Moriconi riprende quel filone e rilancia il tema delle infrastrutture. Il democratico sollecita “la realizzazione dei due rigassificatori, a Sarroch e a Porto Torres, gli unici due porti isolani che sono già predisposti per l’attracco delle navi metaniere. Ciò vuol dire – spiega – tempi ridottissimi per mettere la Sardegna nelle condizioni di avere il gas”.

Il consigliere regionale porta numeri e li compara coi tempi che erano previsti per il Galsi. “Il progetto italo-algerino – continua Moriconi – si fondava sulla costruzione della dorsale sarda, un’opera che nella valutazione della stessa Spa sarebbe costata 270 milioni di euro, per undici anni di lavori. Per un rigassificatore da 500mila metri cubi, invece, si spendono invece tra 100 e i 150 milioni, con un tempo di realizzazione che si aggira intorno ai 2-3 anni compresi i collegamenti alle condotte cittadine. Stiamo quindi parlando di investimento di breve periodo”.

Quanto al risparmio di 500 milioni, nello studio di Curcio si fa intanto riferimento alle famiglie. “In Sardegna – si legge – ci sono circa 500mila utenze energetiche che, come minimo, risparmierebbero 270 euro a testa su bollette da mille euro annue, pari a 135 milioni totali di minori spese“.

Moriconi sottolinea ancora: “La localizzazione dei due porti già infrastrutturati per l’attracco delle navi metaniere si sposa bene anche con la distribuzione della popolazione sarda. Sarroch coprirebbe l‘area vasta di Cagliari, dove è concentrato il 50 per cento del fabbisogno energetico regionale, stimato in 400mila metri di metano all’anno. Stiamo parlando di circa 500mila abitanti e un bacino economico che fa riferimento all’area industriale di Macchiareddu e alla stessa di Sarroch. Ma con una pipeline non è difficile collegare anche il polo industriale di Portovesme“.

Stesso discorso suPorto Torres, Sassari e Alghero che rappresentano il 30 per cento del fabbisogno energetico regionale, con circa 200mila abitanti. Ugualmente, si può procedere con rapidità nella sistemazione di una pipeline che arrivi sino a Olbia“.

L’esponente democratico, dunque, invita la Giunta a “definire quanto prima una rotta in fatto di metanizzazione, facendo leva anche sul Sen, la Strategia energetica nazionale. Si tratta di un piano dal quale la nostra Regione è attualmente fuori. Ma in quel tavolo bisogna esserci per richiedere i finanziamenti necessari a superare il gap energetico che ci deriva dalla nostra insularità”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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