Le mosse di Solinas e la crisi Psd’Az, il rimpasto divide gli uomini del presidente

Alessandra Carta

di Alessandra Carta

Se i nemici di Christian Solinas speravano di vedere il governatore sardo in seria difficoltà, eccoli accontentati. Sul rimpasto della Giunta, al presidente della Regione è sinora riuscita una sola mossa: mandare in crisi il Psd’Az, il partito di cui è segretario, sottovalutando per certi versi le possibili reazioni nella cerchia dei suoi uomini più fidati.

Il primo grande problema di Solinas è Gianni Chessa, il titolare del Turismo che da quando è in Giunta e si parlava del governatore, ha sempre detto: “Lo conosco da quando è bambino”. A rimarcare che il loro legame comincia molto prima della politica. Ma adesso Solinas sta cercando di disfarsi di Chessa, solo che non sa come fare.

Dietro la decisione di dare il benservito a Chessa, c’è un solo motivo: il capo della Giunta sarda da diverso tempo non muove dito senza prima consultarsi con Nanni Lancioni, il quale reclama un posto dell’Esecutivo. E siccome Chessa e Lancioni sono di Cagliari, quindi espressione del Sud Sardegna, in Giunta o sta l’uno o sta l’altro. Per capire quando Solinas sia Lancioni-dipendente, basta guardare le immagini del 6 maggio: all’insediamento di Fabio Migliorati, ex generale della Guardia di finanza e nuovo comandante del Corpo forestale, non c’era l’assessore all’Ambiente, l’Fdi Gianni Lampis, che per competenza sarebbe dovuto essere in quel tavolo. Seduto alla sinistra del governatore, ecco Lancioni. Che di Migliorati è un buon conoscente e infatti è stato lui a suggerirlo a Solinas.

Lancioni, a differenza di Chessa, può portare in dote amicizie che contano, anche nelle Fiamme Gialle. E a Solinas questo non dispiace. Ma se si guarda al consenso, Chessa batte Lancioni, tra i due c’è uno scarto di quasi 500 preferenze. Alle Regionali del 2019, l’uno è stato il più votato a Cagliari e ha raccolto 3.962 preferenze; l’altro si è fermato a 3.496, stando ai dati pubblicati sul sito istituzionale. Solinas sa bene che litigando con Chessa, perde un bacino elettorale importante.

L’altro fronte di scontro aperto nel Psd’Az è la quota Nord Sardegna, al momento rappresentata da Quirico Sanna, titolare di Urbanistica ed Enti locali, gallurese di Monti. Sanna, come Chessa, non vorrebbe andarsene. Tanto che due settimane fa, nel vertice a Villa Devoto tra Solinas e il Psd’Az, Sanna ha detto che lui e Chessa stavano lavorando bene. Su quella casella hanno ambizioni pure il consigliere regionale Giovanni Satta e il capogruppo in Aula, Franco Mula. Satta ha proposto come assessora all’Urbanistica la vicesindaca di Tempio, Anna Paola Aisoni, mentre Mula continua a fare un pensierino per se stesso, sebbene non lo dica apertamente.

Solinas, invece, sparigliando le carte come nessuno prevedeva, ha ripreso i contatti con Antonio Moro, il giornalista e presidente del Psd’Az che con Solinas aveva rotto a inizio legislatura perché voleva fare l’assessore, invece il governatore gli preferì Sanna. Adesso il duello sardista sembra giocarsi a parti invertite con Moro che guarda non all’Urbanistica, ma alla Cultura, come nel suo sogno di inizio legislatura.

Dopo l’esclusione della Giunta, Moro ha puntato la prua contro Solinas e in un crescendo di contestazione, anche dura, ha sminuito il governatore e la sua azione dichiarando, non di rado, la propria contrarietà alle scelte di Solinas. Mula, invece, è sempre andato in soccorso di Solinas, diventando persino una sorta il ventriloquo politico del governatore. Clamorosa la posizione del capogruppo su Gabriele Racugno, ex amico del presidente. Tant’è: a febbraio 2021, quando Solinas decise di cacciarlo dalla prima poltrona di Abbanoa, Mula ha fatto il lavoro sporco per conto del governatore senza mai tirarsi indietro. Così anche su tante altre questioni. Ma ora la fedeltà dimostrata rischia di essere inutile. Dopo la semina, non si intravede raccolto.

C’è di più: chi a Solinas consiglia di preferire Lancioni e Moro a Chessa e Mula, lo fa convinto che questi ultimi due non abbiano abbastanza coraggio per diventare, nel medio e lungo periodo, i disturbatori di Solinas. Vero che né Chessa né Mula hanno proprio uomini in Consiglio nazionale del Psd’Az, ma all’interno del gruppo consiliare sono nelle condizioni di esercitare più potere di quanto certi amici di Solinas vadano sostenendo. Anche Mula, al pari di Chessa, non è uno senza elettorato: alle Regionali del 2019 chiuse le urne con 2.268 voti. E corse nel collegio di Nuoro, decisamente più piccolo rispetto a quello di Cagliari.

Sempre nell’ottica di Moro assessore, il governatore rischia di scontentare pure Giancarlo Acciaro, storico dirigente del Psd’Az, il primo sardista arrivato in Parlamento. Erano gli anni Novanta, Acciaro venne eletto attraverso le liste della Lega. Tanto che quando Solinas, nel 2018, cominciò ad accarezzare il sogno di diventare governatore, senza le entrature di Acciaro non ce l’avrebbe mai fatta ad accreditarsi nel Carroccio, il partito che poi lo scelse come candidato presidente imponendo al resto del centrodestra. Per questo Solinas aveva promesso ad Acciaro grandi ruoli in caso di vittoria alle Regionali. Invece il presidente della Regione ha confinato l’amico Giancarlo nel Cda di Sogeeal, la spa che gestisce lo scalo di Alghero. Quindi piena periferia del potere.

Se Solinas dovesse confermare il proprio interesse per la candidatura alle Politiche del prossimo anno, le divisioni interne ai Quattro Mori non deporrebbero a suo favore. Senza partito unito e con meno posti al Senato e alla Camera rispetto al 2018 per via della legge sul taglio dei parlamentari, tutto si farebbe più difficile. Tre anni fa Solinas è diventato governatore perché aveva il partito dalla sua. Una condizione non più ripetibile con quei numeri e quel clima. Ma adesso il capo della Giunta sta toccando il punto più basso del suo consenso interno al Psd’Az. Il rimpasto è una strada molto in salita.

Alessandra Carta

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