Il raduno dei leghisti a Pontida, l’ultimo dilemma di Solinas dopo le ripetute liti con Salvini

Domani 18 settembre le camicie verdi d’Italia si ritrovano a Pontida, una tradizione che va avanti dal 1990 quando la Padania era solo un affare dei lumbard, mentre negli ultimi anni si sono scoperti leghisti del Nord pure i “terroni” del Sud, come nel Carroccio hanno sempre chiamato i meridionali. Fatto sta che l’appuntamento nel Bergamasco ha impegnato in lunghe riflessioni pure Christian Solinas.

Il dubbio del governatore è una questione di opportunità politica, se fare o meno la gita. Questo, almeno, ha ripetuto il presidente della Regione ai suoi. In altri tempi, quando si stava giocando la candidatura, Solinas sarebbe andato a Pontida pure a piedi. Ma dal 2018 a oggi, acqua sotto i ponti ne è passata moltissima e soprattutto le ultime lite politiche suggeriscono a Solinas di pensarci due volte prima di prendere l’aereo.

Il capo della Giunta è da tempo in piena rotta di collisione con Matteo Salvini, in calo di consensi quanto si vuole, ma pur sempre il segretario della Lega nazionale. Il numero uno delle camicie verdi, anche più di Luca Zaia, il più equilibrato delle camicie verdi e considerato da tanti il prossimo numero uno del partito.

Solinas e Salvini sono ai ferri corti da almeno lo scorso dicembre. Tant’è: il presidente sardo si è sposato nella basilica di Bonaria e Salvini ha disertato funzione religiosa e banchetto. Lo scorso agosto, quando i partiti stavano lavorando alle liste, la Lega ha imposto al Psd’Az alleato scelte che Solinas non avrebbe fatto. Il governatore e segretario dei Quattro Mori ha provato a fare la voce grossa, poi ha desistito da ogni tentativo di ribellione e accettato le caselle per Camera e Senatore decise da Salvini.

L’ultimo terreno di scontro passa dalle dimissioni di Giorgio Todde, l’ormai ex assessore ai Trasporti. L’uscita di scena di Todde, sebbene la sua presenza in Giunta sia sempre stata impalpabile, è certamente un affare interno al Carroccio, tanto che l’ogliastrino ha messo sotto accusa i vertici nazionali del Carroccio bollandoli come “colonialisti“. Così dopo quattordici anni di militanza e fedeltà nel partito lombardo.

Solinas c’entra nel ‘caso Todde’ perché quando dalla Lega hanno fatto il nome del successore di Todde (il partito ha indicato Pierluigi Saiu, capogruppo in Consiglio regionale), il presidente della Regione ha spento ogni ambizione del Carroccio e preso l’interim ai Trasporti. Solinas ha motivato la decisione sostenendo che ci potrebbero essere altre caselle in Giunta da cambiare, pertanto se ne riparlerà dopo il voto.

La sensazione è che la Lega quella terza delega nell’Esecutivo potrebbe non vederla. Del resto dall’inizio della legislatura a oggi il partito di Salvini ha perso due consigliere: sono andate via Sara Canu e Annalisa Mele. La Lega, che con tre assessorati e la presidenza del Consiglio era già sovradimensionata, potrebbe non essere accontentata.

Da qui si capisce quanto scomoda sia per Solinas una sua partecipazione al ritrovo di Pontida, ben sapendo che dalle prossime settimane tra sardisti e leghisti potrebbe essere ingaggiata una guerra politica senza precedente. Ai malumori interni alla Lega e a quelli tra Carroccio e Psd’Az, si aggiungono le liti interne ai Quattro Mori. Sardinia Post le ha raccontate l’altro giorno e si tratta di veleni che passano dal Comune di Cagliari (leggi qui).

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