L’Ente foreste ha un nuovo direttore generale: è il dirigente interno Antonio Casula, vicesindaco di Milis e rinviato a giudizio per turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture. Accuse dalle quali il neo Dg dovrà difendersi oggi in un’aula del Tribunale di Oristano, dove è prevista la prima udienza del processo. Il rinvio a giudizio è arrivato nel 2012 a conclusione delle indagini sull’appalto per la videosorveglianza assegnato dal Comune di Seneghe quando il commissario straordinario era proprio Casula. Secondo l’accusa, il procedimento era pilotato e le forniture ben al di sotto di quel che prevedeva l’appalto. Casula avrebbe dovuto controllare la regolarità dell’assegnazione ma, secondo il Pm, non lo fece. Da qui il rinvio a giudizio per turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture.
La nomina
Il decreto di nomina è stato firmato venerdì scorso dal presidente della Regione Francesco Pigliaru, che ha in sostanza accolto la designazione di Casula proposta dal commissario straordinario dell’Ente foreste, Giuseppe Pulina. L’indicazione di Pulina è arrivata al termine della procedura avviata nel novembre dello scorso anno per l’individuazione del nuovo direttore generale, posizione vacante dal 18 luglio 2014. Dopo una prima scrematura, il 9 febbraio il commissario dell’Ente riconosce 18 idonei. Oltre a Casula, figurano anche figure di spicco come gli ex Dg del Corpo forestale Giuseppe Delogu e Carlo Masnata. Pulina indica Casula, trasmette la documentazione agli uffici dell’assessorato regionale al Personale che a loro volta girano gli atti al presidente della Regione (che ha esercitato il potere sostitutivo). Venerdì scorso, come detto, la nomina per un anno di Antonio Casula.
L’avviso pubblico: “Avete procedimenti penali in corso?”
Per l’individuazione del nuovo direttore generale, l’avviso pubblico fissa chiaramente dei criteri: dalle capacità professionali alle attitudini connesse all’incarico, fino alle pregresse esperienze professionali. Ma i documenti dicono anche che i candidati avevano l’obbligo di dichiarare “i procedimenti penali eventualmente pendenti”. L’informazione sulla condizioni di rinviato a giudizio, dunque, dovrebbe essere stata dichiarata all’atto della presentazione della domanda. E, se non è avvenuto qualche cortocircuito nell’iter, è stata valutata. E considerata di per sé non ostativa nonostante il rinvio a giudizio si riferisca a un reato contro la pubblica amministrazione.
Qualcosa di simile, d’altra parte, si era verificato lo scorso 10 dicembre quando Casula era stato nominato sostituto direttore generale. All’epoca la circostanza del rinvio a giudizio (risalente a due anni prima) era già nota. Il legale di Casula aveva affermato che certamente, dal processo (quello che comincia oggi) sarebbe emersa, attraverso “prove documentali e testimoniali”, l’estraneità del suo assistito. Il 6 febbraio, il commissario Pulina gli aveva revocato l’incarico ad interim di direttore del Servizio territoriale di Tempio che gli era stato conferito il 9 gennaio del 2014.
N.B.