Il Cagliari in A ma Solinas zitto: nessun comunicato e i soldi per lo stadio bloccati da febbraio

Alessandra Carta

Sulla promozione del Cagliari in serie A – un’impresa centrata domenica al ’94 col miracoloso gol di Pavoletti su cross di Zappa – hanno commentato tutti. Financo in Perù, la terra di Lapa-gol. Ma per Christian Solinas è come se nulla fosse. Il governatore, che un comunicato stampa lo manda per tutto, non ha sentito il bisogno di inviare due righe, nemmeno per riconoscere la grande di Sir Claudio Ranieri. The king. Silenzio totale da parte del presidente, con una buona dose di coda di paglia, visto che i soldi della Regione per il nuovo stadio sono bloccati da febbraio.

Poggia proprio qui – e non potrebbe essere diversamente – l’autocensura di Solinas sui complimenti al Cagliari calcio. Al capo della Giunta sarda, come noto, il progetto del nuovo Sant’Elia è inviso. Lì il presidente vuole realizzare un altro ospedale e ville, una fissa a cui nemmeno nel centrodestra danno peso. Ma tant’è: lo scorso febbraio, quando il Consiglio regionale stava approvando la Finanziaria 2023, ci sono volute molte lite per inserire nel documento economico i 50 milioni per lo stadio del capoluogo. È durato giorni lo scontro istituzionale tra Solinas e il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu.

Ma il braccio di ferro non è finito, anzi. Truzzu l’altra notte ha pubblicato un post sulla promozione dei rossoblù, lui sì, decidendo soprattutto che la sua mano dovesse essere piuma (non fero, per dirla alla Brega). “Nulla è impossibile se si dà tutto e si lavoro per lo stesso obiettivo: adesso uno stadio da serie A. Noi siamo pronti”. Dove quel “noi” significa il Comune, perché dalla Regione, invece, continuano a nicchiare. A tenere i soldi nel freezer.

Lo scorso febbraio fu il capogruppo di Fdi, Fausto Spano, compagno di partito di Truzzu, a presentare l’emendamento per lo stadio, dopo che Solinas aveva cambiato idea un paio di volte. Prima frenando sull’inserimento in Finanziaria delle risorse, con la scusa che la spesa dei soldi pubblici andasse ponderata (ma basta vedere come questa maggioranza gestisce la Regione per capire quanto fantasiosa fosse la dichiarazione). Poi il governatore tirò fuori la controproposta di Su Stangioni, periferia nord di Cagliari, considerando quello il posto più adatto per allineare il campo verde.

L’emendamento sullo stadio è passato, con un importo di 50 milioni, tanti quanti ne servono per l’operazione, visto che la parte pubblica mette il 40 per cento del valore totale del progetto. Il nuovo stadio costerà 200 milioni, senza la zona commerciale che è stata stralciata. Il Comune concorrerà con 10 milioni, e si arriva a 60 con i soldi della Regione. Tuttavia nel testo inserito in Finanziaria non si parla affatto di Sant’Elia: si fa generico riferimento a uno stadio. Non al futuro Gigi Riva, come nel nome scelto dall’Assise civica di Cagliari su proposta dello stesso Truzzu.

In questo contesto era difficile che Solinas parlasse. La rabbia dei tifosi non sarebbe mancata. Quindi il presidente ha deciso di prendere in giro tutti ignorando il più importante evento sportivo dell’anno e dimostrando ancora una volta la propria inadeguatezza politica. Del resto, in una situazione simile, il buon senso avrebbe imposto di non trascurare la promozione in A del Cagliari e mettere insieme una nota, anche ruffiana sul punto dello stadio, ma che rendesse merito all’impresa sportiva. Invece non una parola detta dal capo della Regione né un’azione fatta.

Per sbloccare i 50 milioni della Finanziaria 2023 serve un decreto a firma dello stesso Solinas. Ma il documento non arriva. Ma perché Cagliari venga confermata come campo di gioco per gli Europei del 2032, serve che la questione stadio si sbrogli. Diversamente finirà come per l’America’s cup: il capoluogo sardo messo fuori gioco per colpa di un centrodestra litigioso e incapace. Di certo un anno fa, quando i rossoblù erano retrocessi in B, sì che il governatore aveva mandato una nota sarda parlando di “grande tristezza”. Ma sulla gioia “il presidente di tutti i sardi”, come si era definito a elezioni vinte, non è pervenuto.

Alessandra Carta

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