I pastori sardi, “piegati dal caro energia e dai rincari delle materie prime”, pensano a una nuova mobilitazione quando mancano dieci giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre e annunciano “iniziative eclatanti se nel breve periodo non otterremo risposte”. Parla per tutti Nenneddu Sanna, di Orune, diventato un capo-popolo con la protesta del latte buttato nel 2019 (nella foto di copertina). “Il mondo delle campagne – dice – sta soffrendo dei rincari insostenibili, ma su questo c’è la totale assenza della politica che, a pochi giorni dal voto, continua a non fare accenno alla nostra categoria nei programmi elettorali”.
Dice Sanna: “Qui la speculazione sui lavoratori la sta facendo da padrona: la bolletta dell’energia elettrica e il gasolio costano il triplo, i mangimi e le sementi il doppio, tanto per fare alcuni esempi. Noi dobbiamo sapere prima di tutto a che prezzo ci pagheranno il latte in questa stagione e se dobbiamo fare investimenti nelle nostre aziende o se dobbiamo chiudere. Così invece i trasformatori del latte, i mangimifici scaricheranno i rincari delle bollette sulla nostra categoria e noi cosa dovremmo fare? Scaricare sui consumatori vendendo al triplo latte e formaggi? Temo che sarà la nostra categoria a essere schiacciata da questi prezzi impazziti“.
Il pastore detta l’agenda alla politica: “Si parla di spopolamento, di insularità, temi giusti, ma non si va a fondo del problema. I politici parlino anche dei lavoratori: se crolla il nostro settore che è fondamentale soprattutto nei paesi del centro Sardegna, qui crolla tutto ed è certo che la fuga dei cittadini continuerà a galoppare. Chi si candida a rappresentarci in Parlamento ci dica se ci aiutano o se dobbiamo chiudere. Ripeto – conclude Nenneddu Sanna -: senza risposte daremo vita a manifestazioni eclatanti per difendere il nostro lavoro e la nostra terra”.
A domanda precisa sul prezzo del latte, dopo le mirabolanti promesse fatte da Matteo Salvini alla viglia delle Regionali 2019, Sanna dice che la “situazione è peggiorata“.