Contributi pensionistici dei consiglieri, in due ritirano la firma. Dibattito su Fb

Si è spostato su Facebook il confronto politico sulla proposta di legge con la quale i consiglieri regionali vogliono introdurre per sé i contributi pensionistici: attualmente, infatti, il mandato quinquennale nella massima assemblea sarda non fa cumulo nel calcolo della rendita permanente post lavorativa. Sino al 2014 questa esclusione era compensato dal vitalizio che però è stato cancellato alla fine della passata legislatura dopo lo scandalo giudiziario sui fondi ai gruppi.

Di qui la decisione dell’Aula di normare la materia, colmando un vuoto da considerato ingiusto dai 54 consiglieri (su 59) che hanno sottoscritto la proposta di legge. È composta da due articoli, di cui uno quantifica la spesa e l’altro stabilisce l’effetto retroattivo della norma. Pagare a tutti gli onorevoli i contributi pensionistici non versati dal 2014 costerebbe 5 milioni e 882mila euro, più un milione per gli anni successivi.

La polemica contro la proposta di legge è partita da Facebook, dove adesso stanno commentando anche i consiglieri regionali. Pietro Cocco, il capogruppo Pd che ha avviato la raccolta firme insieme alla collega di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha scritto: “Io sono uno degli oltre 50 consiglieri regionali che hanno firmato la proposta di legge sull’introduzione del sistema previdenziale contributivo. Credo sia giusto fornire il mio punto di vista considerato che quando firmo un documento lo faccio consapevolmente senza che nessuna ‘manina esterna’ lo faccia al posto mio. Il Consiglio regionale della Sardegna – scrive l’esponente dem – è stata tra i primi in Italia ad abrogare il vitalizio senza introdurre alcuna forma previdenziale alternativa come previsto per i parlamentari e per i consiglieri di quelle Regioni che come noi il vitalizio lo hanno abrogato. Per colmare quel vuoto normativo la proposta prevede l’introduzione del sistema previdenziale contributivo, come previsto anche dall’articolo 75 della attuale Legge di bilancio votata dal governo in carica – Lega e 5 Stelle -, ovvero contributi da sommare a quelli versati attraverso il proprio lavoro dipendente o autonomo e utilizzabili per il calcolo della pensione al compimento dei 65 o 67 anni. Credo che chi svolge attività istituzionale venga retribuito e abbia i contributi versati, lo prevede la Costituzione, proprio per garantire a tutti i cittadini parità di accesso, siano essi figli di notai, di industriali, di pastori o di operai. In questo momento l’Assemblea sarda è l’unica in Italia che non versa alcun contributo ai propri consiglieri”.

Tra i firmatari risulta anche Paolo Zedda (ex RossoMori ora nel gruppo Sdp-Art1) che su Facebook sostiene di non aver mai dato l’ok. Zedda ha scritto ieri: “Sulla proposta di legge per la integrazione pensionistica ho il dovere di chiarire la mia posizione. Come già detto, mi sono dichiarato favorevole, in linea di massima, alla valutazione di una correzione che prevedesse il versamento pensionistico da parte dei consiglieri regionali. Ma non condivido il modo con cui si propone di risolvere questa anomalia e non ho apposto la firma sul testo, come avrò modo di provare. Chiederò di correggere questo errore immediatamente. Noi sardi abbiamo abolito i vitalizi e le pensioni su base retributiva prima di ogni altro Consiglio regionale italiano, e di questo siamo orgogliosi. Poi, è giusto che i consiglieri abbiano un versamento pensionistico, ma non che si chieda un risarcimento a posteriori: l’errore, eventualmente, si può correggere a partire dalla prossima legislatura. Chiedo scusa per quanto è successo. Da domani la proposta non avrà la mia firma”.

la proposta di legge l’aveva sottoscritta anche Emilio Usula (RossoMori) che su Facebook annuncia il ritiro della firma. “Nelle dinamiche del Consiglio – recita il post – può capitare di sottoscrivere mozioni, documenti, interrogazioni, proposte di legge ecc sulla fiducia dei colleghi che le propongono, anche perché spesso si tratta di permettere l’avvio di discussione di provvedimenti che saranno poi sottoposti a tutto l’iter previsto dalle procedure. In questo senso può capitare di prendere anche cantonate iniziali, essere “superficiali “perché c’è tutto il tempo necessario per intervenire ed eventualmente modificare o rettificare la propria opinione. Nel caso della proposta in questione posso dire che dopo lettura più attenta ho deciso di ritirare la mia firma da quella proposta perché la ritengo discriminatoria nei confronti dei cittadini che non possono usufruire dei medesimi vantaggi. Non so se la legge arriverà in Aula, credo di no. In ogni caso confermo il ritiro della mia firma e qualora arrivasse in Aula il mio voto sarebbe decisamente contrario e argomenterò la posizione. Personalmente la mia pensione deriva dal lavoro di una vita”.

Questi, in ordine alfabetico, i nomi dei 54 consiglieri che inizialmente hanno sottoscritto la legge: Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Anna Maria Busia, Raimondo Cacciotto, Angelo Carta, Augusto Cherchi, oscar Cherchi, Daniele Cocco, Pietro Cocco, Alessandro Collu, Pietro Comandini, Gianfranco Congiu, Michele Cossa, Lorenzo Cozzolino, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni, Roberto Deriu, Roberto Desini, Paolo Luigi Dessì, Giuseppe Fasolino, Mario Floris, Danhiela Forma, Antonio Gaia, Eugenio Lai, Gianfranco Lancioni, Gaetano Ledda, Luigi Lotto, Piermario Manca, Alfonso Marras, Giuseppe Meloni, Valerio Meloni, Cesare Moriconi, Giorgio Oppi, Raimondo Perra, Antonello Peru, Rossella Pinna, Valter Piscedda, Luca Pizzuto, Alberto randazzo, Gianluigi Rubiu, Gigi Ruggeri, Franco Sabatini, Giovanni Satta, Gian Filippo Sechi, Antonio Solinas, Marco Tedde, Gianmario Tendas, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandro Unali, Emilio Usula, Pierfranco Zanchetta,Non hanno invece mai firmato Stefano Coinu, Gianni Lampis, Marcello Orrù e Paolo Truzzu.

Sul tema dei vitalizi, prende invece posizione anche il Movimento Cinque Stelle che su iniziativa dei parlamentari sardi ha organizzato per il 5 novembre il sit-in “Scandalo Sardegna”. L’appuntamento è sotto il Consiglio regionale, in via Roma. La mobilitazione nasce dopo la presa di posizione del vicepremier Luigi Di Maio, il quale ha parlato di “tempi di magra per quei nababbi che da anni campano di vitalizio alle nostre spalle”, citando anche “Claudia Lombardo, ex consigliera regionale sarda, baby pensionata che da quando ha 41 anni gode di un vitalizio di oltre 5.000 euro mensili”. Di Maio ha menzionato pure “Salvatore Caltagirone eletto in Sicilia per 51 giorni nel 2011 e da allora si pappa un vitalizio da 2.000 euro al mese”. I parlamentari M5s ricordano che “ogni anno la nostra Regione spende 17 milioni per pagare la pensione a 312 ex onorevoli che hanno lavorato una manciata d’anni e che percepiscono mediamente 4500 euro ognuno, risultando i più pagati d’Italia dopo la Sicilia”. Così sulla proposta di legge sui contributi pensionistici: “Appare amorale, considerando che i sardi a fatica cercano di far quadrare i conti in famiglia, mandano avanti le proprie attività con grande difficoltà e vedono tagliati servizi essenziali in nome di un risparmio che davanti a questi fatti perde tutto il suo senso. La Sardegna – concludono deputati e senatori – merita politici che pensino realmente al bene dell’Isola, non alle proprie tasche”.

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