Fare il consigliere non dà diritto alla pensione, una legge per cambiare

È molto discussa in questi giorni una proposta di legge bipartisan con la quale 54 consiglieri regionali su 59 vogliono introdurre la validità del mandato istituzionale ai fini pensionistici. Attualmente in Sardegna i cinque anni che un onorevole trascorre sui banchi dell’Aula non fanno cumulo nel calcolo della rendita permanente post lavorativa. Questo per via dello scandalo sui fondi gruppi che, alla fine della legislatura 2009-2014, portò il Consiglio alla loro cancellazione insieme al vitalizio. Il quale, sino ad allora, era sostitutivo della pensione. Il dibattito, sui social, ruota intorno al fatto che il testo normativo viene considerato un privilegio.

Le firme sulla nuova proposta di legge le hanno raccolte nelle scorse settimana i capigruppi del Pd e Forza Italia, Pietro Cocco e Alessandra Zedda, a cui si sono poi aggiunti altri 52 onorevoli di maggioranza e opposizione. In ordine alfabetico: Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Anna Maria Busia, Raimondo Cacciotto, Angelo Carta, Augusto Cherchi, oscar Cherchi, Daniele Cocco, Alessandro Collu, Pietro Comandini, Gianfranco Congiu, Michele Cossa, Lorenzo Cozzolino, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni, Roberto Deriu, Roberto Desini, Paolo Luigi Dessì, Giuseppe Fasolino, Mario Floris, Danhiela Forma, Antonio Gaia, Eugenio Lai, Gianfranco Lancioni, Gaetano Ledda, Luigi Lotto, Piermario Manca, Alfonso Marras, Giuseppe Meloni, Valerio Meloni, Cesare Moriconi, Giorgio Oppi, Raimondo Perra, Antonello Peru, Rossella Pinna, Valter Piscedda, Luca Pizzuto, Alberto randazzo, Gianluigi Rubiu, Gigi Ruggeri, Franco Sabatini, Giovanni Satta, Gian Filippo Sechi, Antonio Solinas, Marco Tedde, Gianmario Tendas, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandro Unali, Pierfranco Zanchetta, Alessandra Zedda e Paolo Zedda. Inizialmente aveva sottoscritto la proposta di legge anche Emilio Usula, che poi ci ha ripensato. Non hanno invece mai firmato Stefano Coinu, Gianni Lampis, Marcello Orrù e Paolo Truzzu.

La proposta di legge presentata prevede l’effetto retroattivo della norma – se approvata – con l’inserimento di 5 milioni e 882mila euro per pagare, dall’inizio della legislatura e sino al 2018, i contributi pensionistici non versati. I consiglieri, poi, interverrebbero con una quota di competenza, come succede con tutti i lavoratori. Per gli anni successivi è invece prevista una spesa di un milione.

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