Centrosinistra sardo agitato, il Cd di Capelli pronto “all’appoggio esterno”

A cinque giorni dal conclave di Sanluri parte il siluro alla maggioranza. Nel mirino l’asse Pigliaru-Pd. Intervista a Roberto Capelli.

È la fiducia zero di Roberto Capelli sul conclave del centrosinistra, convocato per lunedì a Sanluri. Obiettivo: ridare slancio all’azione della Giunta e della maggioranza in Consiglio regionale. Ma il deputato e leader del Centro Democratico ci crede poco. Anzi, per nulla. “I numeri degli invitati sono da convegno, più che da check di coalizione. Mi pare difficile che si arrivi a produrre qualcosa di concreto. Alla fine sarà solo una passerella inutile e dispersiva, dove non è chiaro chi potrà intervenire e soprattutto a chi saranno affidate le conclusioni”. Intanto filtra che il Cd potrebbe rifiutare ruoli di governo, per via dei contrasti col Pd.

Onorevole Capelli, allora, com’è questa storia della vostra uscita dalla maggioranza?

Più che uscire dalla maggioranza, suggerirei al mio partito di passare all’appoggio esterno, se il presidente Pigliaru e il Pd ci dovessero considerare ancora fastidiosi ospiti di questa maggioranza.

Cosa significherebbe politicamente?

Valutare di volta in volta le azioni dell’Esecutivo regionale, riservandoci anche la possibilità di non votarle.

 

Mancano cinque giorni all’assemblea della svolta, così come è stata annunciata. Lei è invitato?

No, io no. Ho appreso la notizia della stampa.

Se non hanno inviato lei, probabilmente sono esclusi tutti i parlamentari.

Non è detto.

Lo sa chi ha diramato gli inviti?

Sempre sui giornali ho letto che oltre alla Giunta e ai consiglieri sono chiamati a partecipare le segreterie dei partiti e i sindaci del centrosinistra. A occhio, almeno trecento persone.

Tutti a Sanluri: il segretario del Pd, Renato Soru, gioca in casa.

Peccato che il presidente Francesco Pigliaru, al quale è stato consigliato di convocare la maggioranza in ben altro luogo e con diverse modalità, sia caduto nella trappola.

Addirittura?

Non credo di essere l’unico a dubitare sull’utilità di una riunione di questo tipo. Un’assemblea così allargata ha un senso quando le decisioni sono prese e le si vuole far valutare a una prima platea di rappresentanti istituzionali.

Con molta probabilità Soru aprirà il conclave e lo chiuderà.

Appunto.

Appunto cosa?

Il presidente Pigliaru relegato al ruolo di ospite.

Pigliaru parlerà del pacchetto di riforme su Enti locali, Sanità e Regione, già spiegato dal governatore nell’ultimo vertice di maggioranza.

Non è chiaro se il presidente Pigliaru sia a capo di una coalizione o di una maggioranza monocratica Pd.

Ce l’ha con lo strapotere Dem?

Assolutamente no. Rilevo semplicemente quando sta succedendo nelle ultime ore: il Partito democratico crede di essere autosufficiente con la benedizione del presidente Pigliaru.

Si riferisce al gruppo Pd in Consiglio che ha deciso di stoppare la riforma Maninchedda su Area (ex Iacp)?

Mi riferisco al metodo che ormai sembra una costante: il Pd pensa di poter decidere da solo l’ordine del giorno in Aula, la calendarizzazione dei lavori, l’esame o meno in Consiglio di questa o quella mozione o proposta di legge.

Hanno 18 consiglieri su 36, la metà della maggioranza. Elettoralmente sono i più forti.

La loro forza numerica non si discute. Ma si è maggioranza in 36, non in 18.

Prima ha detto che il Pd comanda con la benedizione di Pigliaru. Sino a pochi giorni fa lei era uno dei più convinti sostenitori del governatore, soprattutto in chiave anti-Soru.

Io sono anti metodi non democratici, sono anti arroganza e anti presunzione. Torno a dire: se il Pd pensa di poter fare a meno di 18 consiglieri, nulla quaestio. Ma se non ricordo male, abbiamo condiviso un programma di governo e proprio i partiti più piccoli si stanno battendo per realizzarlo.

Tutti, alla fine, volete difendere fette di potere.

Il Centro Democratico è tra i più produttivi nel presentare proposte di legge. Ci interessa il governo della Regione, non il potere.

In questo primo anno e mezzo di legislatura, non sono mancati i soliti ricatti della politica: minacciare di non votare qualcosa, per ottenerne altre.

Mai questo metodo è stato utilizzato da Cd, Sel e Partito dei Sardi che quando hanno preso le distante dalla maggioranza, lo hanno fatto sempre in maniera chiara e trasparente. Non come sta facendo l’assessore Demuro sulla sostituzione di un dirigente al Turismo.

Cioè?

Da settimane si è liberata la casella nel settore Promozione. E l’assessore Demuro, altro esponente del Pd, non firma la delibera del sostituto, sebbene sia stata pubblicato un regolare bando per la mobilità interna.

È sempre colpa del Pd, insomma.

Non dico questo. Ma è indubbio che esista un asse Pd-Pigliaru, fondato sul reciproco controllo, spesso litigioso.

Sta parlando ancora a nome di Sel e del Pds?

Non mi permetterei. Ma credo di essere un fedele interprete anche del loro pensiero. Dico di più: Soru fa bene a lamentarsi.

Non è più anti-soriano, lei?

Non solo Soru è legittimato a dire che in questa Giunta serve più politica. E peraltro il Cd per primo aveva sollevato la questione. Tuttavia, il primato dei professori va ridimensionato anche al di fuori dall’Esecutivo: troppi burocrati guidano oggi le agenzie regionali, le aziende pubbliche e gli enti territoriali commissariati.

Nomi, prego.

Non ne faccio una questione di nomi, ma di impostazione.

Neppure Francesco Morandi, assessore al Turismo in quota Cd, è un politico.

Lo è diventato. E per di più è uno degli assessori che meglio sta lavorando: ha soppresso Sardegna Promozione, l’ex bancomat del centrodestra; si è fatto carico dell’Expo, quando in tutte le altre regioni italiane la partecipazione all’esposizione di Milano è stata affidata all’Agricoltura, visto che il tema è il cibo; per settembre, dopo 30 anni, Morandi ha convocato la conferenza regionale dell’artigianato. Sono sotto gli occhi di tutti anche i numeri in crescita delle presenze in Sardegna.

Per tornare a Soru: perché non lo considera più il male assoluto?

Non l’ho mai considerato il male assoluto. Di certo penso che il leader della coalizione sia il presidente Pigliaru, ma deve dimostrare di essere il garante di tutti i partiti.

Lei quindi spingerà per il rimpasto?

Io spingerò per individuare le priorità di governo, non si possono fare tante cose insieme.

Con 12 assessorati, invece, è bene che si muovano tanti progetti insieme.

Io collegialità non ne vedo.

Siete tutti bravissimi a litigare.

In questa maggioranza serve anche più rispetto.

È vero che nel Cd il vero capo è sempre lei e non il segretario Nicola Selloni?

Io sono ben cosciente di avere un ascendente all’interno del partito e di essere ascoltato. Ma ho anche intelligenza ed educazione che mi portano a rispettare i ruoli. Ricevo quotidianamente indicazioni e ordini dal mio segretario sulla politica regionale. I miei genitori mi hanno insegnato a dare rispetto per poterlo poi ricevere.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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