Cliniche private, più soldi da Asl unica: ecco la lista dei beneficiari e le somme

Conclusione di anno con un piccolo tesoretto per le cliniche private della Sardegna: l’ha deciso il 26 novembre scorso l’Ats, l’azienda unica per la tutela della salute. Il ‘regalino’ arriva perché il Policlinico sassarese –  chiuso e in attesa di rilancio (riaprirà nel 2020) – non ha utilizzato tutte le risorse a disposizione sul 2018. Di qui la decisione del commissario straordinario, Giorgio Steri, e degli uffici hanno deciso di non tenere i soldi in cassa, magari per ridurre il debito, ma di riassegnarli alle strutture non pubbliche che operano nell’Isola.

La cifra di partenza sono i 3.525.775,69 euro che il Policlinico sassarese non ha speso un anno fa. Di questa ‘torta’, alle altre cliniche sarde andranno 2.406.137,99 euro, cioè il 40 per cento dei 4.010.229,98 euro che le strutture hanno speso oltre il budget fissato dalla stessa Regione, per il tramite dell’Ats. Cioè il tetto massimo entro il quale le case di cura si devono mantenere con l’erogazione delle prestazioni in regime di convenzione.

La procedura di riassegnazione delle risorse non utilizzate nel corso di un esercizio finanziario è prevista nel contratto tra parte pubblica e cliniche private, all’articolo 12, sebbene non si tratti di una scelta obbligatoria. Né di un atto dovuto. Il testo normativo stabilisce un rimborso non superiore al 40 per cento per le spese aggiuntive sostenute. Tecnicamente si parla di extrabudget.

Rispetto ai 2.406.137,99 euro rimessi a correre, l’importo maggiore lo prende la Nuova casa di cura, quella di Decimo: la somma assegnata con la delibera è di 827.767,93 euro, il 40 per cento di 1.379.613,22 euro di prestazioni ‘aggiuntive’. Segue la Kinetica, la srl proprietaria di tre strutture: la Polispecialistica e il Policlinico a Quartu, più la casa di cura San Salvatore a Cagliari: come attività extrabudget la società si vedrà assegnare 547.584,31 euro (su 912.640,51). Poi ecco Madonna del rimedio, la spa che a Oristano gestisce l’omonima struttura: in questo caso la somma aggiuntiva ammonta a 381.103,90 euro (rispetto a un totale di 635.173,17).

IL DOCUMENTO. Leggi qui la tabella dell’Ats sulla ripartizione delle risorse

La casa di cura Villa Elena, a Cagliari, ha erogato nel 2018 prestazioni extra per un importo di 454.742,46 euro: di qui la quota del 40 per cento riconosciuta dall’Ats, pari a 272.845,48. Ancora: alla clinica Tommasini dell’Ogliastra andranno 175.636,45 euro (a fronte di un costo extrabudget di 292.727,41 euro). Nella delibera figurano pure i 111.680,08 euro che l’Ats ha assegnato alla clinica Sant’Anna di Cagliari, rispetto a un extra pari a 186.133,47 euro. Chiudono la lista gli 89.519,84 euro che entreranno nelle casse della casa di cura Sant’Antonio, sempre nel capoluogo: qui le prestazioni aggiuntive del 2018 sono costate alle struttura 149.199,74 euro.

Nella delibera non è tuttavia precisato se l’Azienda per la tutela della salute abbia gestito l’extrabudget sulla base delle visite specialistiche maggiormente richieste dagli utenti. Di certo la Regione è indietro con la pubblicazione del report semestrale sulle liste d’attesa: nel sito istituzionale mancano ancora i dati di ottobre (qui l’approndimento). Un tema, quello dei tempi spesso biblici per ottenere una visita medica, su cui gli utenti sanno poco: in Italia è infatti in vigore una norma che, in caso di liste d’attesa troppo lunghe, obbliga le Asl a erogare comunque la prestazione facendo ricorso al regime dell’intramoenia. Il costo aggiuntivo è comunque a carico della sanità pubblica: i pazienti pagano solo il ticket ‘normale’.

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