Terapie intensive Covid, cosa manca: 25 medici e 90 infermieri per 30 letti

Adesso che la nuova Terapia intensiva di Sassari è stata inaugurata, per rendere attivi i trenta posti letto di cui la Giunta ha tagliato il nastro sabato, serve il personale. Nello specifico 25 medici e 90 infermieri. Solo così il presidente della Regione, Christian Solinas, e l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, possono provare a far tornare la Sardegna nella fascia gialla.

La storia è nota: sabato (prima dell’inaugurazione a Sassari) il ministero della Salute ha deciso il declassamento della nostra Isola nella zona arancione, in base al report che ogni settimana elabora l’Istituto superiore di sanità valutando ventuno diversi parametri. La retrocessione della Sardegna è avvenuta per tre ragioni: intanto il “forte ritardo” nella trasmissione dei dati sui contagi, tale da rendere “non attendibili i numeri spediti a Roma (leggi qui l’approfondimento del nostro giornale). Poi ecco l’occupazione dei posti letto nelle Rianimazioni da parte dei pazienti Covid: l’Isola ha superato la soglia massima del 30 per cento (seppure di un solo punto). Ci sono infine i troppi focolai, concentrati in particolare nelle Rsa. Quindi il rischio è che gli anziani, i più esposti a complicanze, debbano finire in Terapia intensiva e invece mancano i posti letto.

È in questo scenario che va analizzata la legge 109 del 1988, che regola gli organici nelle strutture sanitarie. Si parla tecnicamente di ‘Standard ospedaliero’. La norma fissa il numero obbligatorio di medici e infermieri perché un reparto possa essere attivato. Senza quelle unità di lavoratori, il materasso di un ospedale non è un posto letto ma un semplice letto. Ecco perché l’inaugurazione fatta sabato da Solinas e Nieddu non solo è avvenuta a scoppio ritardato (la Sardegna già da tempo sarebbe dovuta essere pronta per affrontare la seconda ondata). Ma al momento il taglio del nastro non ha spostato di una virgola la situazione sanitaria dell’Isola. Per Roma quei letto non esistono, e così sarà sino a quanto non verrà certificata la disponibilità del personale sanitario. Per essere più precisi: il ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, non è che si lascia impressione da una inaugurazione, ma vorrà vedere la pianta organica.

La legge 109 fissa il numero del personale sanitario su un modulo tipo di otto posti letto. Per i quali sono richiesti 12 medici e 24 infermieri. Per ogni modulo successivo, sempre da otto posti, il numero dei medici scende a 5, mentre quello degli infermieri resta invariato. Calando il testo normativo nel contesto sardo dei 30 posti letti, ecco i 25 medici e i 90 infermieri da ingaggiare. Per coprire le 24 ore di assistenza quotidiana.

Da ieri, dopo che l’Ufficio stampa della Regione ha diffuso le immagini del taglio del nastro a Sassari, sui social non è mancato il dibattito politico. Forse non tutti sanno che del maxi reparto di Terapia intensiva a Sassari se ne parla da fine novembre, quando la Sardegna aveva raggiunto la soglia record del 41 per cento sull’occupazione dei posti letto nelle Rianimazioni da parte dei pazienti Covid. La consigliera regionale sassarese di M5s, Desirè Manca, aveva anche girato un video dentro quegli stanzoni vuoti.

Ecco perché l’inaugurazione di sabato non solo è una forzatura, ma anche una disperata mossa a filo col populismo. Non solo: la Giunta dovrebbe anche chiarire un altro aspetto. Che non c’entra con la sanità ma con l’economia. Perché di sicuro da giorni la Regione sapeva che rischiava il declassamento nella fascia arancione. Eppure Solinas e Nieddu non hanno sentito il bisogno di informare i sardi. Soprattutto gli operatori della ristorazione che oggi, domenica 24 gennaio, non hanno potuto fare servizio al tavolo. E infatti almeno a Cagliari la maggior parte dei locali è rimasta chiusa. Il risultato è che i proprietari e i gestori delle attività si ritrovano sul groppone fatture per migliaia di euro, soldi spesi per acquistare prodotti rimasti invece utilizzati. E questo è avvenuto perché la Regione non ha comunicato loro l’alta probabilità del declassamento. La Giunta, del resto, sapeva quali dati stava consegnando al Ministero. Dati in peggioramento e valsi una retrocessione annunciata. Ma tenuta volutamente nascosta, a ben vedere.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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