Il neonato di Nuxis soffocato con sette metri di carta igienica nella gola

Sette metri di carta igienica ficcati nella gola del neonato ucciso a Nuxis ed estratti dopo il suo ritrovamento, più del cotone nelle narici per impedirgli di respirare. E’ quanto emerso dalla deposizione in Corte d’Assise di due testimoni, un carabiniere ed un medico, i primi ad aver visto il corpicino dopo il ritrovamento.

E’ proseguito così, stamani a Cagliari, il processo a porte chiuse nei confronti della donna accusata di concorso in omicidio volontario del piccolo nato dall’incesto col padre, delitto per il quale il 23 novembre scorso l’uomo (Stefano C., 72 anni) era stato condannato a 20 anni di reclusione davanti al Gup di Cagliari. L’accusa aveva invece chiesto la condanna solo per la violenza sessuale e l’occultamento di cadavere, a partire dell’idea che l’uomo non avesse ucciso il neonato ma ne avesse solo fatto sparire il corpicino.

La vicenda risale al febbraio del 1996, quando il corpicino senza vita del neonato venne trovato sotto un cavalcavia a Siliqua. L’indagine arrivò ad una svolta, però, soltanto nel 2011, dopo le rivelazioni di un parente. Secondo l’accusa il piccolo sarebbe stato ucciso dopo essere stato partorito nel bagno dell’ospedale, dove la ragazza assisteva in quel momento la madre. Dopo un tentativo di soffocare il piccolo con la carta igienica, il neonato venne gettato dal cavalcavia.

Dalle testimonianze è emersa una situazione agghiacciante. La storia di un danna che fin da ragazzina viene violentata al padre. Oltre trent’anni di abusi e di violenze. Se l’impostazione dei giudici che hanno condannato il padre violentatore sarà accolta in questo processo la donna, che risponde di concorso nell’omicidio,sarebbe assolta.

Stefano C. ha sempre respinto le accuse, benché inchiodato dal test del Dna che ha stabilito con assoluta certezza che lui era il padre del neonato. La figlia ha detto di aver partorito da sola nel bagno dell’ospedale  di aver poi consegnato il neonato al padre.

 

 

 

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