Trent’anni dalla parte del mare, a Villasimius la storia di Legambiente

Inaugura oggi a Villasimius “Trent’anni dalla parte del mare”, la mostra che racconta battaglie e sfide di Legaambiente realizzata con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e la collaborazione dell’Area marina protetta Capo Carbonara e di Federparchi.

Dalle battaglie degli anni ‘80 contro gli scarichi selvaggi in mare, dalla legge sulle aree protette e sulla conservazione degli ecosistemi e della biodiversità, passando per la prima commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, le battaglie contro i condoni edilizi e gli abbattimenti degli ecomostri, termine coniato da Legambiente nell’avviare la grande battaglia contro gli abusi, molti dei quali realizzati a picco sul mare e in aree di pregio. Infine la legge tanto attesa sugli ecoreati, il collegato ambientale e l’approvazione – avvenuta il 15 giugno scorso – della norma sulle agenzie ambientali, che rappresenta il terzo anello di una serie di riforme ambientali indispensabili per avviare una riconversione ecologica dell’Italia.

Il tutto è accaduto negli ultimi trent’anni, nel corso dei quali è stato scritto un grande pezzo di storia in difesa del mare e delle coste nel nostro Paese. Una vicenda che ha registrato un rinnovato protagonismo dei cittadini ed una crescita di sensibilità ambientale fra gli amministratori locali, la società civile e il Paese in generale.

Importanti traguardi raccontati attraverso una mostra che sarà da oggi a Villasimius, con inaugurazione dalle ore 18 presso la sede dell’AMP Capo Carbonara in via Roma, in occasione dell’arrivo in Sardegna della Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente a difesa dei mari e delle coste italiane.

La mostra, dal titolo “30 anni dalla parte del Mare” – realizzata con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare e la collaborazione dell’Area marina protetta Capo Carbonara e di Ferderparchi – racconta in ventidue pannelli come sia cresciuta l’attenzione e la sensibilità del Paese verso le azioni di tutela e valorizzazione della risorsa mare. A seguire, dalle ore 19 in piazza Margherita Hack, ci sarà la presentazione del Rapporto Ambiente Italia 2016 con un focus su “Presente e futuro delle aree costiere della Sardegna: l’aggressione del cemento e i cambiamenti del paesaggio”. All’incontro prenderanno parte Annalisa Colombu, presidente Legambiente Sardegna; Cristiano Erriu, assessore Enti Locali, Finanze e Urbanistica RAS; Marta Battaglia, direttrice Legambiente Sardegna; Gianluca Dessì, sindaco di Villasimius; Fabrizio Atzori , direttore AMP Capo Carbonara; Giorgio Zampetti – Responsabile scientifico e curatore Ambiente Italia 2016; Piero Comandini, consigliere regionale; Luciano Uras, senatore; Roberto Isidori; Comandante C.V. (CP) – Capitaneria di Porto di Cagliari; Sergio Ghiani – Presidente Consorzio Turistico Villasimius; Patrizia Modica, Università degli Studi di Cagliari.

Sono stati inoltre invitati i sindaci dei Comuni di Cagliari, Muravera e Pula ricadenti nella destinazione Visit South Sardinia e rappresentanti della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri.

“Ogni tanto è utile voltarsi indietro, guardare a questa storia, misurare quanta strada è stata fatta per ricordare le battaglie vinte e affrontare con determinazione le tante sfide ancora da giocare – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -. È una storia che traccia un buon inizio per la difesa dell’ambiente in Italia, anche se la strada è ancora lunga e i pericoli di attacco al mare e alle coste italiane sono tutt’altro che debellati. In questo contesto le aree marine protette favoriscono la ricerca, promuovono il turismo sostenibile, creano occasioni di buona economia e pratiche virtuose che sono diventate modello ed esempio per i territori circostanti rappresentando un vero e proprio volano economico e da questa consapevolezza occorre ripartire”.

L’area marina protetta Capo Carbonara – istituita nel 1998 e iscritta nella lista Aspim (Aree specialmente protette di interesse mediterraneo) – si estende oggi per circa 14mila ettari, ricadenti nel comune di Villasimius, e rappresenta non solo uno dei più importanti esempi di tutela della biodiversità del Mediterraneo, ma anche un innovativo laboratorio di ricerca scientifica applicata al mare.

“Le aree protette della Sardegna, sia a mare che a terra, sono la chiave di volta non solo per garantire una maggiore tutela di ambienti unici e straordinari, ma anche la risposta giusta alla domanda crescente di un turismo sostenibile e di qualità – dichiara Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna -. In questi anni Legambiente si è battuta per difendere il patrimonio costiero anche attraverso il sostegno al Piano Paesaggistico della Regione Sardegna, che fa scuola in tutta Italia in quanto efficace strumento di tutela. Un percorso che ha portato la Sardegna a essere una delle regioni più incontaminate d’Italia e per questo pronta ad accogliere un flusso turistico di qualità e avviare un sistema economico basato sulla blue economy, a partire da difesa del paesaggio e messa in rete delle aree protette”.

L’esperienza della tutela del mare, in Italia, ha origine nel 1982 con la legge n. 979 per la “difesa del mare”, che introduce il concetto di inquinamento marino, oltre a procedure e organi per la salvaguardia di mari e coste. Una legge avveniristica, per quel periodo, che infatti trova ancora oggi applicazione in molti campi. Negli anni successivi, le politiche di tutela del mare in Italia hanno avuto un impulso crescente, a partire dall’istituzione di aree marine protette (AMP), che si è affermata come la strategia più funzionale, nel breve e medio periodo, per la protezione degli ecosistemi costieri e marini. A distanza di 30 anni dall’istituzione delle prime due aree marine protette, il nostro paese si è guadagnato un ruolo importante nella protezione marina a livello europeo e di bacino del Mediterraneo, soprattutto in termini numerici. L’Italia è il paese europeo con più AMP e più ettari di mare e fondali difesi che ha saputo associare alle finalità di tutela, proprie di un’area protetta, il principio della fruizione sostenibile, ancorandosi saldamente alle comunità locali, sia in fase istitutiva che gestionale. Quasi un’anomalia, per un Paese che ha stentato, in questi ultimi decenni, a tenere il passo dei paesi europei più sviluppati nel campo delle politiche ambientali.

“Trent’anni fa il nostro Paese poteva contare su appena due piccole riserve marine – aggiunge il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri – quella attorno all’isoletta di Ustica e la riserva di Miramare, nel golfo di Trieste. Oggi l’Italia ha il sistema di aree marine protette più ricco e solido del Mediterraneo, con ben 29 siti tutelati (se si considerano anche i due parchi sommersi di Baia e Gaiola) per un totale complessivo di circa 228mila ettari di mare e 700 chilometri di litorale protetti, quasi un decimo dello sviluppo costiero nazionale. Un ottimo risultato figlio dell’iniziativa del Ministero dell’Ambiente e dell’attività di stimolo e di creazione del consenso messa in atto da Federparchi, dagli enti locali e dalle associazioni ambientaliste. Si tratta di un lavoro che si traduce in strategiche azioni di tutela e conservazione della biodiversità, ma anche in attività di promozione del territorio e di sperimentazione e messa a punto di buone pratiche in materia di turismo sostenibile che sono diventate modello di riferimento per il resto del Paese”.

Ovviamente non mancano i terreni di confronto per le prossime sfide: con l’ultimo Rapporto sulla biodiversità italiana infatti, Legambiente ha rilevato che il 60% delle specie e il 77% degli habitat sono minacciati dall’innalzamento delle temperature, da un uso sconsiderato del suolo e da un eccessivo prelievo delle risorse. Necessario è dunque creare nuovi modelli di sviluppo che puntino sulle energie rinnovabili, sulle pratiche agricole sostenibili e sulla salvaguardia del nostro patrimonio naturalistico.

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