Materie prime: costi (e inflazione) alle stelle. Quanto durerà?

È una combinazione esplosiva quella che si è verificata negli ultimi mesi, all’uscita del picco della crisi pandemica, sul fronte dell’economia e dei mercati con il salasso delle materie prime e l’inflazione alle stelle. Da un lato la carenza delle materie prime, a causa del ritardo degli scambi, insieme alla crisi energetica. Dall’altro, soprattutto in Europa e Stati Uniti che complessivamente hanno subito lockdown e restrizioni più severe, la spinta dei consumatori che hanno risparmiato notevoli quantità di denaro nel 2020 e che con la fine della fase più acuta dell’emergenza, a partire dal 2021, hanno iniziato a spendere. Sarebbe questa combinazione, secondo gli economisti ad aver alimentato l’inflazione dei prezzi. Forte domanda da una parte ma un’offerta che non riesce a recuperare dall’altra.

Lo ha sottolineato anche la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, nel suo discorso all’Europarlamento degli scorsi giorni: “La carenza di materie prime, attrezzature e manodopera pesa sulla produzione manifatturiera, sta indebolendo le prospettive a breve termine – ha spiegato – sebbene la durata dei vincoli all’offerta sia incerta, è probabile che persistano per diversi mesi e si attenuino gradualmente solo nel corso del 2022”. Il problema della carenza e dei ritardi nell’approvvigionamento di materie prime ha origine nei mesi scorsi, in particolare con la difficoltà a reperire sui mercati internazionali i chip per computer, fenomeno che ha fatto andare in tilt, tra gli altri, tutto il settore dell’automotive e si ripercuote su tutte le aree, compresa la Sardegna dove la condizione di insularità e isolamento accentua il fenomeno.

I rincari più pesanti

I maggiori responsabili della possibile impennata dell’inflazione sono i prezzi dei beni energetici e in particolare quelli del gas naturale. Il prezzo registrato sul mercato gestito dal Gme (Gestore dei mercati energetici) ha toccato un massimo a 200 euro per megawattora (MWh) per una media di quasi 175 euro, mentre un mese fa il prezzo era intorno a 120 euro. Da inizio anno il costo è triplicato. La causa principale è il calo dei flussi di gas provenienti dalla Russia verso l’Europa, che stanno limitando le forniture in un mercato che ha poche scorte, ma anche per via di una forte domanda a fronte di un’offerta minore. E poi il petrolio che, pur se con ritmi più contenuti rispetto al gas, si è messo a risalire e il prezzo a livello internazionale è tornato sopra 70 dollari al barile. Da lì ai beni di consumo e alle materie prime alimentari il passo è stato breve.

Così anche nell’Isola caffè, pane, farina, prodotti panificati, dolci, pasta, olio e via dicendo stanno subendo fortissime pressioni al rialzo dei prezzi. L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi anche dalla Confcommercio – Fipe riguardo agli operatori economici ma anche nei confronti dei consumatori finali, il senso è chiaro: i prezzi al consumo non sono ancora alle stelle, “si muovono con moderazione”, ma gli esercenti non potranno contenere i rialzi ancora a lungo. Assopanificatori ha denunciato l’aumento dei prezzi delle farine fino a punte dell’81 per cento. A settembre il prezzo delle farine di frumento tenero segnava un incremento del 20 per cento rispetto a settembre 2020; il prezzo delle semole di frumento duro è cresciuto in un anno del 66 per cento. Federconsumatori in una sua indagine ha trovato rincari considerevoli: oggi un chilo di farina costa il 38 per cento in più rispetto a marzo, quando già c’erano tensioni sui prezzi, e supera 1 euro. Sulla pasta integrale pesano rincari del 33 per cento. Il pane segnala un rincaro dell’11 per cento sul prezzo al chilo, che sfiora i 4 euro. Anche i prezzi della pasta vanno su e si segnalano rincari del 5 per cento su un chilo di penne o di spaghetti, che costano in media 1,72 euro.

Assoutenti stima che i rincari delle materie prime si trasleranno presto anche sulla colazione al bar. Il prezzo del caffè potrebbe schizzare a 1,50 euro, quello del cappuccino a 2 euro, la brioche a 1,40 euro con aumenti di circa il 40 per cento. La classica colazione con cappuccino e cornetto consumata al bar potrebbe passare da una media di 2,4 euro attuali al record di 3/4 euro come conseguenza dei rincari di latte, caffè, zucchero, farine, burro. Tutto ciò sta innescando una pericolosa reazione a catena, perché le difficoltà di approvvigionamento e i maggiori costi affrontati dai produttori, poi ricadono anche su chi deve vendere al pubblico determinati generi alimentari e, di conseguenza, sul prodotto finito e sui consumatori. 

Il cosiddetto effetto rimbalzo

“Purtroppo al momento non c’è nulla da fare. Al netto di qualche intervento dello Stato che possa calmierare i prezzi, si deve attendere che l’effetto rimbalzo generato dopo la pandemia e la crisi dei consumi si riassesti”, spiega Agostino Cicalò, presidente della Camera di Commercio di Nuoro-Ogliastra e membro della giunta nazionale di Confcommercio, unico sardo della squadra guidata da Carlo Sangalli. “I costi dell’energia e andamento del gas, arrivati quasi al raddoppio, si pensa saranno riassorbiti nell’arco di qualche mese. Sull’eccesso di domanda, che ha generato il gap con la indisponibilità dell’offerta, non si può agire tanto – chiarisce Cicalò -. Ma si può fare qualcosa aper gli aumenti indiscriminati e dal sapore speculativo cui si assiste soprattutto in certi settori come l’edilizia”.

Qui i grandi gruppi internazionali fanno incetta di materie prime e speculano sulla loro re-immissione nel mercato. “In quel settore a giocare un ruolo ambiguo sono gli incentivi che se da un lato aiutano il mercato a risollevarsi dopo una pesante crisi iniziata già prima della pandemia, dall’altro porta all’aumento dei prezzi per effetto della crescita della domanda”, spiega l’esperto. Fare previsioni affidabili sull’evoluzione di questo caos economico è difficile, si deve attendere che passi la tempesta e come sottolineano gli economisti man mano che la ripresa continua e le strozzature dell’offerta si allentano, ci si può aspettare che la pressione sui prezzi di beni e servizi si normalizzi. (1 – continua)

Marzia Piga

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